© I mosaici pavimentali della casa romana di Via dell'Abbondanza a Pesaro: studi e datazioni. AISCOM Atti del XVI colloquio dell’Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (Palermo 17-19 marco 2010-Piazza Armerina 20 marzo 2010) (original) (raw)

A Pesaro, durante alcuni lavori edili effettuati nel 2005, uno scavo archeologico d'emergenza 1 ha portato in luce parte di una residenza romana situata nel settore sud-est della città antica, in prossimità del lato orientale delle mura urbiche 2 . Il primo nucleo abitativo della domus, databile, in base alle osservazioni stratigrafiche ed ai materiali rinvenuti, all'età tardo repubblicana o augustea, si sviluppava in senso nordovest-sudest, con il fronte principale aperto probabilmente sul cardine coincidente con l'attuale Via Diaz, ad una profondità di circa -4,10 m dal piano stradale. Questa prima domus ( , non interamente conservatasi né completamente portata in luce, era formata da un grande peristilio, denominato vano A (pari a circa 180 mq indagati) posto sul retro dell'abitazione, il cui muro di chiusura costeggiava una strada basolata. Interamente pavimentato a mosaico, il peristilio presenta un punteggiato a crocette bicrome in colore contrastante, formate da quattro elementi di 0,8-1 cm di lato. I bordi esterni sono formati da un'ampia fascia di tessere nere allettate diagonalmente, larga 29 cm circa. A questa seguono cinque fasce a colori alterni in tessere bianche e nere. Le tre fasce nere, le due esterne e quella centrale, larghe fra i 2,5 e i 3 cm, sono formate da tre file di tessere, mentre le due cornici bianche da quattro file, per una larghezza di 4,3 cm3. L'esame della tecnica di lavorazione e di messa in posa ha rivelato un'esecuzione meno accurata rispetto a quella degli altri pavimenti musivi rinvenuti, come dimostra il forte degrado dovuto ad un rialzo delle tessere, in particolare lungo il lato sud-ovest, conseguente alla minore presa dello strato di allettamento. Risarciture sia nel tappeto centrale sia lungo la banda di raccordo, oltre a precedenti restauri riconoscibili nel diverso ordito della trama, sono documentati in numerosi punti sopra tutto il piano d 'uso. Tecnicamente il mosaico risultava formato da un primo strato di preparazione 4 , costituito da ciottoli di piccole e medie dimensioni, disposti per lo più a coltello, su un sottofondo di terreno di riporto per uno spessore complessivo di 15-20 cm. Questa massicciata doveva legarsi lungo il bordo interno del peristilio con il vespaio d'imposta in ciottoli e malta, sopra al quale erano poggiati gli stilobati delle colonne e delle lastre di pavimentazione in pietra rinvenute in situ. Al di sopra dello statumen era riportato un secondo strato, di cm 4 circa, di cocciopesto formato da calce e tritume ceramico, sopra cui era steso il pavimento di tessere spesse 2-3 cm. Lo stilobate era formato da blocchi parallelepipedi di pietra di dimensioni variabili 5 ed era completato da altre lastre in arenaria 6 , affiancate alle basi d'imposta delle colonne. Queste lastre, sette lungo il lato nord-ovest e tre lungo quello nord-est, venivano ad assolvere ad una doppia necessità: da una parte, infatti, esercitavano una funzione di raccordo tra la fascia interna del mosaico e le canalette perimetrali dell'impluvium, dall'altro, invece, erano impiegate come piani d'imposta per i muretti di chiusura degli intercolumni. Alle lastre erano appoggiati, con un dislivello di circa cm 12-14, alcuni blocchi di pietra percorsi da una canaletta centrale per la raccolta delle acque piovane.