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"Le città invisibili" di Calvino e il gemello digitale
incroci, 2023
L’interesse di Italo Calvino per la sperimentazione tecnologica e l’uso dell’intelligenza artificiale inizia già nei primi anni Settanta e il gioco combinatorio della letteratura si fa tutt’uno con la scienza e con gli algoritmi, creando un sodalizio tra due dimensioni a quel tempo ritenute lontanissime e anticipando, così, un tema oggi di estrema attualità. In queste pagine, in particolare, l’autrice scopre suggestive corrispondenze fra Le città invisibili (1972) e le tecnologie del cosiddetto ‘gemello digitale’, che mirano a traghettare i processi produttivi verso un modello di Industria 5.0.
Le reminiscenze letterarie in Le città invisibili di Italo Calvino
in Le città invisibili di Italo Calvino italo calvino si chiedeva, in una nota conferenza americana 1 , che cosa potesse rappresentare la città per l'uomo contemporaneo, nel momento in cui si trova in forte difficoltà a convivere in un mondo cittadino nevrotico e dominato dal caos. è calvino stesso a proporre alcune interpretazioni suggerendo al lettore come l'opera sia stata scritta come poema d'amore dedicato ad una serie di città immaginate come luoghi particolarmente suggestivi, onirici, irreali, irraggiungiBili concretamente, ma densi di
Il Mondo è un libro: visioni ispirate da "Le città invisibili" di Italo Calvino
The desire to escape from the real world, be fascinated by new realities or remind on places of our life with an emotional detachment, can be just some of the ideas that inspire our will to draw, to sketch on a notebook. When images are confused in our memory, they often generate interesting creations; the overlapping of memories create absolutely unique and unrepeatable visions, and this is the most interesting time to take graphic notes. At that precise moment the sketch will contain in itself all the imagination and free will, without any compulsion either geometric or compositional.
Il Progetto dell’allestimento scenico del testo “Le Città invisibili” di Italo Calvino presso il sito della Miniera di Piccalinna a Montevecchio, s’inserisce nel vasto tema del Teatro dei luoghi, del Teatro fuori dai teatri, temi del teatro contemporaneo che sottolineano la necessità di uscire fuori dagli spazi teatrali convenzionali. Lo spazio della Miniera di Piccalinna come altri luoghi abbandonati o dismessi, si pone come “campi di possibilità” aperti al progetto. L’evento teatrale in quanto progetto temporaneo, definito nel tempo, si pone come possibilità di fruizione attiva di un luogo denso di significati e ricco di stratificazioni, e che “testimonia una memoria”, e che è aperto alla sperimentazione di nuove forme d’uso poco invasive e sempre reversibili. ”Esiste una relazione tra un evento teatrale e un luogo con una sua particolarità” (P.Brook); Se si lavora in teatro questa relazione va creata dal nulla, mentre se ci si insedia in un luogo qualsiasi sul territorio, va semplicemente ricercata in una lettura del territorio. L’evento scenico può essere uno strumento di recupero del rapporto uomo-territorio, propedeutico a qualsiasi tipo di intervento progettuale. “Ogni spettacolo incontra un suo spazio”(P.Brook). “Il luogo” è il tema principale intorno al quale si sviluppa gran parte del teatro contemporaneo; il testo può diventare strumento di riflessione e comunicazione di un luogo. Questo teatro fonda spesso le sue radici sull’identità locale, un teatro che utilizza il luogo come tramite; partecipando allo spettacolo teatrale, lo spettatore, attraversa lo spazio dell’evento, rompe le proprie abitudini e ricostruisce la relazione con un sito particolare; tra spazio ed evento si instaura una relazione bidirezionale di scambio, di senso, di segni. “Il luogo incompiuto o abbandonato che testimonia una memoria è disponibile all’evento teatrale che lo realizza”(…)P.Brook.
"Il finale gnoseologico delle Città invisibili di Italo Calvino", in «ACME», 3(2010)
pubblicato in ACME : Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano. - ISSN 0001-494X. - LXIII:3(2010), pp. 293-307, 2010
Il fInale gnoseologIco delle «cIttà InvIsIbIlI» dI Italo calvIno sul carattere strutturale della narrativa di Italo calvino ha già molto ragionato la critica 1 . Quello che però si cerca di tracciare in queste poche pagine 2 è un percorso inscritto nell'opera calviniana che, avviatosi ottimista nei confronti delle possibilità conoscitive implicite nello strutturalismo, si conclude constatando la loro insufficienza.
Italo Calvino - Il visconte dimezzato.pdf
La prima edizione del Visconte dimezzato uscì presso l'editore Einaudi di Torino nel febbraio del 1952, nella collana «I gettoni» diretta da Elio Vittorini. Più di trent'anni dopo, a uno studente che lo interrogava su questo libro, Calvino rispose con le parole che vengono qui riprodotte (Intervista con gli studenti di Pesaro dell '11 maggio 1983, trascritta e pubblicata in «Il gusto dei contemporanei», Quaderno n. 3, Italo Calvino, Pesaro 1987, p. 9).
Il volume si interroga sull'eredità del postmodernismo, rivisitandone i valori letterari e filosofici attraverso una duplice indagine che associa al percorso teorico i sondaggi sui testi. Il primo capitolo propone una rilettura del dibattito internazionale sulla postmodernità alla luce dei più recenti sviluppi critici, nell'intento di superare il bipolarismo teorico che ha contrassegnato la comparsa e la circolazione del paradigma postmoderno in ambito italiano. Particolare attenzione è dedicata alle implicazioni filosofiche e narrative insite in una visione discontinua e frammentata del sapere e della conoscenza storica. Il secondo capitolo procede a un riscontro testuale delle proposte estetiche postmoderne ne Le città invisibili di Italo Calvino, di cui viene offerta un'analisi stilistica e tematica relativamente alla discontinuità narrativa, all'ambiguità delle visioni urbane e alla riflessione sulla temporalità. Dall'itinerario critico emerge la finalità etica di un'opera che non si risolve nel gioco formale delle strutture linguistiche e narrative, ma che intercetta, attraverso la sua forza visionaria, le questioni ontologiche della postmodernità.