SACRA NEMORA. La cultura del sacro nei contesti santuariali in area Albana. Rinvenimenti archeologici e recuperi della Guardia di Finanza ( Luca Attenni a cura di) (original) (raw)

La presenza del sacro nel territorio albano in S. Aglietti (a cura di), “Res Sacrae. Santuari e luoghi di culto nei colli albani”, Atti del XXXI Corso di Archeologia e Storia Antica del Museo Civico Albano, Albano Laziale 2014, pp. 7-25

The area around Albano Laziale shows the presence of cult places during the republican and early-imperial periods. These consist mainly of inscriptions with dedications to a deity and of votive material. Unfortunately, no architectural structures have been found. However, also with the help of ancient literature, it is possible to imagine the “sacred landscape” of the roman period: rural cult places scattered all around the Albano lake within country estates of villas, and near roads, as the Appia Antica or other roads that linked hills to the sea. The main sanctuary was the temple of Iuppiter Latiaris, in Monte Cavo.

«Il paesaggio del sacro nella Sardegna nuragica. Architetture celebrative e spazi cerimoniali nei luoghi di culto e nei santuari», in N. Negroni Catacchio (a cura di), Atti dell’undicesimo Incontro di studi Preistoria e Protostoria in Etruria, Milano 2014, pp. 481-496.

The clearest manifestations of religiosity in nuragic age occur under several cultual complexes and considerable monumental structures largely related to rituals involving the use of water. Sacred springs and wells, buildings with a rectangular or a circular plan can rise isolated but, more frequently, appear associated to compose articulated spaces of considerable complexity. Around the temples are agglomerations of huts—more or less developed—, probably largely used only in connection with festivals and religious ceremonies. Also, we can observe the presence of various kinds of buildings which contributed, as well with original solutions, to compose the topography of the sanctuary. The monumentality of the structures, the richness of the stone decorations and the presence of exclusive furniture for the temples, provide clues for the reconstruction of some peculiar characteristics of the ceremonies orchestrated as part of sacred spaces.

Arredi liturgici e devozionali in argento nelle chiese di Serracapriola, in Atti del 44° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia (San Severo, 18-19 novembre 2023), a cura di Armando Gravina, San Severo 2024, pp. 47-76

Nel solco di una lunga e capillare ricognizione dell'oreficeria liturgica in territorio pugliese, qui è presentato l'intero corpus di argenti degli edifici religiosi di Serracapriola: le chiese di San Mercurio, di Santa Maria in Silvis, di Sant'Angelo e di Sant'Anna. Tuttavia non è la prima volta che mi cimento nell'analisi del patrimonio di questa località della Daunia; nel 2009, infatti, sulla scorta di un documento archivistico, pubblicai un articolo sulla perduta statua in argento di San Mercurio, la cui realizzazione fu promossa dal canonico don Carlo Samuele nel 1762 e purtroppo trafugata nel 1873 1. È opportuno tenere presente che Serracapriola, come la vicina Chieuti, prima dell'appartenenza alla giurisdizione episcopale della diocesi di San Severo, rientrava in quella molisana di Larino, dalla quale se ne distaccò nel 1985. È perciò evidente che fra i due centri interregionali, oltre a un fondamentale legame di spiritualità, vi fu anche un continuo dialogo culturale. Praticamente inedito è il patrimonio argentario di Serracapriola, poiché una schedatura ministeriale del 1989 ne censì appena quattro pezzi 2 ; dallo spoglio, poi, di 6 cUcciniello 2012, p. 99. Per le notizie sulla tavola (1568) di Carlo Tartaglia a Lucera e per un'altra di un Francesco da Torremaggiore (contemporaneo di Francesco da Tolentino) raffigurante la Deposizione (1515), già nella chiesa lucerina del Cristo Salvatore, cfr. Francia 2016; quest'ultima era altresì dotata di una perduta cimasa raffigurante il Cristo Risorto.