L'ultimo Gentile (original) (raw)

La fortuna di Gentile in Italia

Croce e Gentile. La cultura italiana e l'Europa, direttore scientifico: Michele Ciliberto, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2016, pp. 856-63

Ha contribuito con un servizio editoriale Marcons srl: Ritorno a Pisa: percorsi e memorie Scuole e insegnanti Elementi di un'esperienza formativa Bibliografia 17 La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte di Paolo D'Angelo La storia: arte o scienza? L'arte e la storia come rappresentazioni della realtà Storiografia e filosofia della storia Il contenuto artistico e il contenuto storico Arte e storia: un conoscere individualizzante Le tesi della Storia nella maturità Bibliografia 24 Rosmini e Gioberti di Luciano Malusa Una tesi di laurea che è ben più di uno scritto giovanile Le linee d'interpretazione della filosofia rosminiana La polemica tra Rosmini e Gioberti come crescita del pensiero italiano La critica al lavoro di Gentile Il Rosmini e Gioberti e l'interpretazione in nuce del «destino idealistico» del pensiero italiano Bibliografia 32 Croce: la lezione di De Sanctis di Emma Giammattei La grande fedeltà Francesco De Sanctis: il saggio del 1913 La figura di De Sanctis e l'autobiografismo crociano La questione terminologica L'arte e la storia Bibliografia 46 Gentile e Spaventa di Jonathan Salina Spirito, concretezza, storia Fenomenologia, logica, dialettica Un raffronto storico-critico Bibliografia 52 Croce, Gentile e la 'scoperta' di Hegel di Giovanni Bonacina La cornice della 'scoperta' crociana e gentiliana di Hegel Il confronto con la tradizione storiografica Hegel: riflessioni e debiti Bibliografia 60 Il Marx di Croce e quello di Gentile di Giuseppe Vacca Il materialismo storico come paradigma storiografico L'incontro fra Croce e Gentile «Un'utopia più fondata delle precedenti» Sviluppi del «paragone ellittico» IX Indice generale 000_romaneCeG_b16_210116_Layout 1 21/01/16 16:22 Pagina IX La rimozione del «plusvalore relativo» I fondamenti di un «riformismo ristretto» La filosofia di Marx Epilogo Bibliografia 69 Labriola tra Croce e Gentile di Alberto Burgio Un incontro decisivo L'incidenza della prelezione labrioliana e la visione della palingenesi «Difesa» e «rettificazione» del materialismo storico Una filosofia della storia? Per una teoria generale del valore Nel pieno della «crisi» Marx e la «praxis» Canoni ed esclusioni Bibliografia 78 Croce e il neokantismo di Massimo Ferrari Croce e Cassirer Il confronto con il neokantismo Windelband, Rickert e Lask: la filosofia dei valori e la logica della filosofia Bibliografia 85 Croce e il marginalismo di Riccardo Faucci La criptoeconomia crociana degli anni giovanili Il «fattore economico» e le due facce del valore Croce e Pareto: «atti» o «fatti» economici? Croce-Einaudi: filosofia ed economia del liberalismo Bibliografia 91 «La Critica» XII 000_romaneCeG_b16_210116_Layout 1 21/01/16 16:22 Pagina XII

Gentile e Socrate

Se consideriamo i libri custoditi presso la biblioteca personale di Giovanni Gentile, troviamo, a proposito di Socrate, soprattutto opere di autori italiani, con alcuni dei quali da tempo era in corrispondenza: oltre le vecchie versioni di Eugenio Ferrai (Padova 1873-1883), vi figurano le edizioni dell'Apologia curate da Francesco Acri (riproposta da Augusto Guzzo nel 1925) e da Manara Valgimigli (Bari 1929); le opere di Giovanni Maria Bertini (fra cui l'edizione di Senofonte), che, come si dirà, avevano occupato la critica di Bertrando Spaventa; quindi i libri che via via, nella prima metà del secolo, erano apparsi in Italia: quelli di Giuseppe Zuccante, che Felice Tocco aveva presentato nel 1909 alla Reale Accademia dei Lincei, poi quelli . Ma a proposito di Socrate, Gentile utilizzò anche altri momenti della storiografia filosofica italiana, appoggiandosi, per esempio, ad alcuni testi dello storico del cristianesimo Alessandro Chiappelli e del romanista Carlo Pascal.

Gentile e la cultura italiana

Annali. Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. I, 2019

A considerare la storia culturale italiana della prima metà del Novecento è abbastanza chiaro che Giovanni Gentile e Benedetto Croce (1866-1952) sono state le due figure chiave della cultura italiana 1 . Del resto, di là dal superamento del positivismo e dall'affermazione delle proprie filosofie, lo stesso impegno politico ha contribuito ulteriormente, sia pure in campi opposti a diffondere il loro pensiero. E tuttavia, se l'incidenza crociana, oltre che in filosofia, è stata particolarmente rilevante in campo di critica letteraria, verosimilmente il pensiero e l'attività di Gentile hanno penetrato in profondità più campi del sapere e hanno goduto maggiore continuità nella vita universitaria italiana.

L'ultimo Pani

Itinerari di storia. In ricordo di Mario Pani, a cura di M. Chelotti, M. Silvestrini, E. Todisco, Bari 2017, 89-95

per l'invito a partecipare a questa intensa giornata in ricordo e in onore di Mario Pani, nel cuore della «sua» Università, dell'Università con la quale egli quasi si identificava.

Marino Gentile

Studium, 2016

La concezione gentiliana della filosofia come “problematicità pura” si rivela veramente “classica”, in quanto, evidenziando in tale problematicità la caratteristica fondamentale e imprescindibile del filosofare, mostra di possedere essa stessa un valore permanente ed attuale.

ATENE E L'ULTIMO PAGANESIMO

2021

Questo elaborato intende ripercorrere i passaggi della lenta diffusione del Cristianesimo in Atene e del suo debole impatto sociale e urbanistico contrariamente a quanto accadeva per i centri coevi della Grecia (come Tessalonica, Gortina e Nicopoli) e, in generale, dell'Oriente Tardoantico: già centro di riferimento culturale del Panhellenion dal II d.C. per volere dell'imperatore Adriano e con la formazione della Scuola Neoplatonica nella seconda metà del V secolo d.C., la società ateniese e il suo ceto dirigente risultavano fortemente imbevuti dei valori dell'Ellenismo e delle pratiche pagane ad esso connesse. Soltanto a partire dal V secolo d.C. il processo di cristianizzazione risulta essere architettonicamente attestato, fino ad interessare la riconversione dei templi pagani più importanti della città negli ultimi anni dello stesso secolo: tuttavia in questa fase di "rinnovamento" urbanistico il ceto episcopale ateniese riuscì a ricoprire un ruolo primario solo dal VI secolo in poi, quando ormai il ceto dirigente cittadino era scomparso e la Scuola Neoplatonica fu definitivamente chiusa per volontà dell'imperatore Giustiniano (529).

L'ultimo Decempedalis

Nicola Severino-www.nicolaseverino.it Ottobre 2005 Per iniziare questo scritto, prendo a prestito uno stralcio tratto da un piccolo articolo divulgativo, rarissimo nel suo stile, comparso nell'ottobre del 2000 sul sito web della Terza Università di Roma: Scusi che ore sono?… Quattro piedi e mezzo… Pochi sanno che uno dei primi strumenti usati per misurare il tempo fu il corpo umano. L'uomo cominciò a servirsi della lunghezza del piede anzitutto per misurare il tempo, durante il giorno, secondo un sistema che deve risalire veramente all'infanzia dell'umanità e che sopravvisse a lungo nell'antica Grecia ed era ancora seguito, nelle campagne, sul declinare dell'Impero romano. Premesso che le ombre, lunghissime di prima mattina, vanno gradatamente accorciandosi sino al mezzogiorno, per poi riprendere ad allungarsi sino al tramonto, si faceva coincidere l'estremità dell'ombra della testa con un punto ben definito sul terreno (ad esempio un sasso) indi bastava posare un piede innanzi all'altro e contare. Il fatto che la statura e la lunghezza del piede siano variabili da una persona all'altra non ha importanza essendo queste due misure di norma proporzionali tra loro. Per questo motivo il piede umano poteva, cosi com'è, servire come campione; in altri casi, sappiamo, si deve ricorrere ad un piede convenzionale di stabilita dimensione. In Aprile ad esempio (in latitudini uguali a quella dell'Italia centrale), di primo mattino il corpo proietta un'ombra di ventiquattro piedi, che a mezzodì si riduce a quattro soltanto; la metà del mattino, cosi come quella del pomeriggio, dà luogo nello stesso mese a dieci piedi d'ombra.

IL CANTO FINALE

Il canto finale, come si evince dal nome, si canta dopo l’Ite Missa e s t. Ora, nel Messale per questo momento non è previsto nessun canto specifico, nessuna antifona (come è per l’introito e il communio, ma non più per l ’ offertorio).