Ghiberti teorico. Natura, arte e coscienza storica nel Quattrocento (original) (raw)

Modelli interpretativi a servizio dell'arte: la porta del paradiso di Lorenzo Ghiberti

42th INTERNATIONAL CONFERENCE OF REPRESENTATION DISCIPLINES TEACHERS. CONGRESS OF UNIONE ITALIANA PER IL DISEGNO. PROCEEDINGS 2020. LINGUAGGI, DISTANZE, TECNOLOGIE, 2021

La porta del Paradiso del Battistero di Firenze [1], realizzata da Lorenzo Ghiberti tra il 1427 e il 1452, è riconosciuta dalla critica artistica come una delle opere che segnano il passaggio dall'arte medievale a quella rinascimentale [Krautheimer 1970, pp. 298-305]. I bassorilievi delle dieci formelle bronzee palesano, sia dal punto di vista iconografico che da quello tecnico, una marcata differenza rispetto alla produzione precedente, anche dello stesso maestro. L'elemento che permane nel mutamento è la funzione narrativa dell'arte; in quella cristiana il linguaggio figurativo continua infatti a svolgere un'importante funzione catechetica [Ciardi Duprè Dal Poggetto 1978, pp. 330-332]. Per poter comprendere pienamente il significato del testo trasfigurato è necessario, oggi come allora, possedere dei codici di lettura; nel corso dei secoli tali codici sono andati progressivamente persi, rendendo in parte 'mute' le scene raffigurate nella porta. Il contributo intende illustrare un'esperienza condotta da un gruppo di ricercatori del CHMLab del DIDA (UNIFI) in collaborazione con il Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore nell'ambito delle digital Humanities, finalizzata all'analisi e alla restituzione, mediante modellazione e animazione 3D, degli avvenimenti che hanno luogo all'interno del 'paesaggio delle formelle', consentendone una rinnovata e più immediata lettura. (A.M.). Parole chiave patrimonio culturale, modellazione 3D, digital humanities, Porta del Paradiso, Ghibertiana.

Note a "Vittorio Ghiberti architetto" (la Madonna della Pietà di Bibbona)

Nel 1962 Giuseppe Marchini, scrisse "Vittorio Ghiberti architetto" 1 , facendo riferi-mento alla costruzione di Santa Maria della Pietà di Bibbona e riportando documenti inediti dell'Archivio di Stato di Firenze, fondo Corporazioni Religiose soppresse, 78, 396. Vittorio (1418 ca.-1496) era il secondo figlio del più celebre Lorenzo (+ 1455), artefice della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. Nel 2019 siamo andati a riscontrare nell'Archivio le missive trascritte. Si trovano ancora nelle Lettere Familiarum-un insieme di carte che purtroppo ha subito l'allu-vione del 1966 ma è stato restaurato-contenute nel faldone n. 326 (invece che 396). Le riportiamo in sunto, ricordando che sono scritte da Bibbona presso il cantiere. Sono di mano di Bartolomeo Soderini (+1490), vicario generale del vescovo di Volter-ra, e di Ranieri di Iacopo da Tripalle cittadino pisano e provveditore alla costruzione. Vi aggiungiamo qualche notizia che il Marchini tralasciò, forse perché riguardante certi usi del tempo e non strettamente il Ghiberti e l'architettura. 1) Dunque il 23 giugno 1482 da Bibbona il vicario Soderini scrisse al provveditore Ranieri da Tripalle parlando delle ultime disposizioni date per l'edificazione dell'ora-torio. Lo stesso giorno e il 30 del mese trasferì a chi di competenza le somme di denaro e diversi panni giunti in elemosina nella cosiddetta "cassa della Vergine". Segnalò du-cati d'oro in oro fiorentini, papali, lucchesi, senesi, genovini, bolognesi, ragonesi, e perfino uno ungaro, mezzi ducati "tra sanesi et uno della Vergine", fiorini larghi e monete in grossi, grossoni, carlini, lucchesi, soldini eccetera. Ricordò, presente il suo notaio Iacopo, i 'dirigenti responsabili' del progetto ai quali consegnò del denaro: Rinaldo di Vannino da Castagneto, frate Agostino da Savona (senza specifica di ordine religioso), Vettorio di Lorenzo Ghiberti e Ranieri di Iacopo da Tripalle. Qualche giorno dopo So-derini ricevette altri denari dal pievano di Bibbona e li girò a Antonio di Bruogio, a Michele di Luca di Cardino e a Baccio di Cardino, gli operai di Santa Maria.

Il discorso sull'arte. Dalla tarda antichità a Ghiberti, Milano, Bruno Mondadori

2010

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Lino Bianchi Barriviera, in "Una novella patria dello spirito. Firenze e gli artisti delle Venezie nel primo Novecento. Opere dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi", catalogo della mostra a cura di G. Marini, C. Bragaglia Venuti, M. Malni Pascoletti, Gorizia 2013, pp. 168-175

La formazione di Lino Bianchi Barriviera (1906Barriviera ( -1985, veneto di Montebelluna, deve al suo trasferimento fin dagli anni di guerra in Emilia e poi in Toscana le proprie matrici culturali, saldamente radicate nella cultura figurativa dell'Italia del primo quarto del Novecento. È proprio in Toscana, infatti, con iniziali permanenze ad FLAVIA PESCI

Le fonti ottiche di Lorenzo Ghiberti

F. Camerota, ed., Nel Segno di Masaccio (Firenze, Galleria degli Uffizi, 16 ottobre 2001-20 gennaio 2002), Firenze, Giunti, 2001, pp. 79-81., 2001

Il Commentario III di Lorenzo Ghiberti (1381-1455), conosciuto attraverso un manoscritto non autografo del Quattrocento (Firenze, B.N.C. II.I.33), è stato oggetto di numerose edizioni e studi critici. Dopo lo primo studio di Schlosser, la ricerca delle fonti ha fatto notevoli progressi. L’edizione di Bergdolt costituisce oggi lo studio più accurato delle fonti: sembra che Lorenzo Ghiberti si sia servito soltanto dei testi di Vitruvio, Alhazen, Avicenna, Averroè, Bacone, Peckham et Witelo. Benché la maggior parte del testo sia dedicata all’ottica, l’authorship del Ghiberti è ormai ridotto a un centinaio di righe in cui non si trata mai d’ottica. Questo trattato è cosparso de irregolarità che danno piuttosto la sensazione di una “concatenazione” di testi. Varie ipotesi sono state avanzate per spiegare queste irregolarità lessicali e sintattiche (disordini legati all’afasia, redazione condotta sotta dettatura di un traduttore, effetto di un desiderio di mobilità sociale). Queste ipotesi spiegherebbero congiuntamente sia l’interesse palese di Ghiberti per l’ottica che le strane imperfezioni del Commentario III.