Recensione: Andrea Moro, Le lingue impossibili, Cortina 2017 (original) (raw)

Francesca Bordogna Recensione a Il pragmatismo, Carocci 2015

concezioni morali del merito che cercano appunto di fondare un punto di vista indipen-dente, o in qualche modo meno dipendente dalle contingenze della preferenza sociale. La lezione di questa disamina è un invito alla prudenza, motivato dalla constatazione che «il merito, pur essendo un concetto dotato di significato morale e capace di usi socializzanti rilevanti, non può reggere il carico della giustizia di un intero sistema sociale, né nell'am-bito distributivo né in quello retributivo» (p. 131). In conclusione, risulta fallace non solo l'identificazione del meritevole con il buono e del meritevole con il giuridicamente dovuto, ma anche quella del meritevole con il giusto. L'esercizio di definizione e circoscrizione del concetto di merito è lungi dall'essere fine a se stesso, perché come l'autore ci spiega nell'ultimo capitolo, esso serve a mostrare i limiti del suo uso nel contesto della riflessione socio-politica. Se infatti il merito non corrispon-de a ciò che i suoi fautori intendono, il valore stesso di locuzioni come «società fondata sul merito» ne esce inevitabilmente ridimensionato. L'autore stesso ricorda che il declino dell'ideologia del merito è quasi coevo della sua ascesa, e che il sogno di una società or-ganizzata su criteri radicalmente meritocratici è inseparabile dall'incubo di una società classista e nel complesso ingiusta. Rievocando uno dei testi fondatori della meritocrazia contemporanea, l'autore ricorda i tre principi che la fondano: 1) che vi siano lavori più e meno elevati; 2) che il livello intellettuale che determina il successo professionale sia esat-tamente misurabile; e 3) che le indicazioni di queste misurazioni siano immediatamente traducibili in ricompense sociali. Il rischio evidente di questo ragionamento è la giustifica-zione morale della disuguaglianza economica e sociale: se ti trovi ai piani bassi della scala sociale, è perché te lo sei meritato. L'evocazione nelle pagine finali di un brave new world dove il merito non ha più spazio denota forse un pessimismo eccessivo che non va tuttavia letto quale conclusione. L'indi-cazione che l'autore ci consegna nelle ultime pagine è semmai che il concetto di merito si rivela un utile criterio di redistribuzione delle risorse sociali solo a condizione di ricono-scerne i limiti di impiego e di pluralizzarne i criteri e requisiti.