"Memoria e rappresentazione del fuoco nei sistemi multimediali", in F. Benucci et al. (a cura di), "Il fuoco e la città. Storia, memoria, architettura", Roma, CROMA-Università RomaTre, pp. 137-149 (original) (raw)
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La memoria del fuoco. Mito e racconto nel cinema del reale italiano contemporaneo
2019
Il saggio ripensa il rapporto Racconto/Cinema del reale intendendo la parola racconto come la modalità con cui alcuni autori integrano, accostano o rileggono le immagini documentarie associandole a forme antiche di narrazione, riprese in modo del tutto peculiare. Il saggio prende in esame alcune opere di registi italiani che mettono in gioco la forma del racconto attraverso il ricorso a elementi che appartengono ad una tradizione profondamente italiana: la letteratura popolare, i luoghi del sacro, le figure della commedia dell'Arte. Queste immagini lavorano contemporaneamente su un doppio significato della parola tradizione: quello di una tradizione narrativa riletta attraverso le forme del cinema e quello della tradizione cinematografica.
REUSO 2020 - Restauro: temi contemporanei per un confronto dialettico, Simposio Internazionale, 2020
This document refers to a study experience carried out on a rock settlement of probable hermitic character, located in a narrow valley of Monte S. Elia, in the municipality of Seminara (RC). Of probable Byzantine origin, it does not appear that scientific investigations of the site have been conducted to date. The intervention is focused on the restoration of a memory that today appears rather rarefied and referable only to the interest of some hikers and some attentive citizens. The tools of the architectural survey lead the investigation, integrated through historical references and interpretative hypotheses of what has been observed. The place has a discreet charm, and an aura of mystery, fueled by the presence of suggestive graffiti, envelops the space. The observer can see between the abundant and green vegetation, the signs of a distant and forgotten presence, characterized by detachment and a strong asceticism.
Nel 1998 veniva ripescata, a largo di Mazara del Vallo, una antica statua di bronzo raffigurante un satiro, figura mitologica che accompagnava il corteo orgiastico del dio Dioniso. Il lavoro di restauro fu affidato all' Istituto Centrale per il Restauro di Roma (Ministero per i Beni e le Attività Culturali). Si manifestò subito la necessità di organizzare e conservare le informazioni relative al complesso intervento, per poterle trasmettere a chi avrebbe visto la statua a completamento dei lavori. Infatti, il ritrovamento di un'opera d'arte antica come il Satiro da Mazara del Vallo desta l'immediato interesse dei mezzi di informazione, così come l'evento costituito dall'esposizione a lavori ultimati. Sono, invece, spesso, tralasciate le fasi intermedie, allorché viene svolto il lavoro più importante per riportare il manufatto alle migliori condizioni di conservazione e fruibilità. Gli aspetti relativi a tale processo evolutivo restano ignoti al pubblico, che vede l'opera miracolosamente restituita al suo originale splendore, così come viene percepita all'interno dell'esposizione museale. Viene meno, così, il concetto di causa ed effetto, di primaria importanza, non solo per la ricostruzione degli eventi della vita, ma anche per la compiuta comprensione di quelle manifestazioni del genio umano che sono il vero tramite tra noi e il nostro Passato. Nel caso del restauro del Satiro di Mazara del Vallo, durato più di quattro anni, si è deciso, allora, di colmare la lacuna di informazioni tra il giorno del ritrovamento della statua ed il giorno della prima esposizione alla Camera dei Deputati a Roma, non solo con un catalogo tradizionale, ma anche con un lavoro multimediale che fosse di facile consultazione da parte del pubblico dei non addetti ai lavori. Il prodotto multimediale "Diario di un Restauro" dura 25 minuti e, a parte 3 minuti di introduzione storicoartistica, sintetizza tutti i lavori eseguiti nei laboratori dell' Istituto Centrale per il Restauro nel corso degli interventi conservativi. Grazie ad un programma di produzione multimediale di uso relativamente semplice, Opus Pro della Digital Workshop, i testi, i filmati, le fotografie, attentamente distribuiti all'interno della trama del racconto, sul filo di un ritmo vivace e accattivante, sottolineato da un appropriato commento musicale, descrivono le indagini scientifiche e le fasi del restauro. In questo modo, il lungo e meticoloso lavoro dei tecnici e degli scienziati e i dati e le informazioni prodotte nei quattro anni di lavoro arrivano allo spettatore in forma agile e facilmente comprensibile. Il prodotto si rivela anche un efficace strumento didattico per la formazione dei giovani restauratori e per gli studenti in generale.
Temples and archives in the Republican era had become the favourite storehouses of deeds under seal. Not all the 'aedes', however, had equal importance, on account of the preciousness of the stored documents. The importance given to written documents gave rise to the need for a conservative apparatus, organized and managed by 'quaestores' and 'aediles', who were responsible for their correct use. In imperial times, the territorial expansion of Rome and the diversification of international relations led to a development in the storage systems and transmission of memory, and consequently, the archives took on new and extremely different connotations.
The paper aims to analyze the representation of violence and emotions linked to it (fear, pain, resignation, anger, pleasure) in visual arts between the Imperial Age and Late-Antiquity in Rome. Violent scenes are very rare in Early Christian art, while the imagery of violence was pervasive in contemporary Roman Art. The emotional effect of persecutions against Christians appears concealed, “suppressed” in Early Christian images: they don’t represent violent aspects of martyrdoms but rather obtained salvation, unlike contemporary Christian literature in which the details of the violence suffered by martyrs are emphasized. The reasons of ostentation or “censorship” of violence in Roman visual culture will be investigated, focusing on the peculiarities of the “language of images”.
Développé le long d'un parcours précis qui part des témoignages écrits des combattants pour arriver à la mémoire multimédia, ce livre mêle les questions méthodologiques et les nouvelles perspectives de communication et de diffusion liées à l’histoire publique. Les nombreuses contributions rassemblées définissent sémantiquement l'espace occupé et le rôle joué par l'écriture pendant la Première Guerre mondiale et analysent l'utilisation publique des témoignages pour la construction du mythe de la guerre. C'est ainsi qu'apparaissent les processus culturels et historiographiques qui ont transformé les écrits et les images photographiques de la guerre, de monuments en sources pour l'histoire d'un conflit. / Sviluppato lungo un preciso percorso che parte dalle testimonianze scritte dei combattenti e arriva alla memoria multimediale, il volume intreccia questioni metodologiche e nuove prospettive della comunicazione-divulgazione legate alla public history. I numerosi contributi raccolti definiscono semanticamente lo spazio occupato e il ruolo svolto dalla scrittura durante la prima guerra mondiale e analizzano l’uso pubblico delle testimonianze per la costruzione del mito della guerra. Ne emergono così i processi culturali e storiografici che hanno trasformato le scritture e le immagini fotografiche di guerra da monumenti a fonti per la storia di un conflitto.
Gli strumenti di Clio: uomini, luoghi e teorie della storia dalla tradizione critica alla comunicazione digitale La storia e il digitale: il caso dell'internamento italiano e le nuove tecnologie per la conservazione della memoria Luca G. MANENTI Matteo TOMASONI Per citare questo articolo: MANENTI, Luca G., TOMASONI, Matteo, «La storia e il digitale: il caso dell'internamento italiano e le nuove tecnologie per la conservazione della memoria», Diacronie. Studi di Storia Contemporanea : Gli strumenti di Clio: uomini, luoghi e teorie della storia dalla tradizione critica alla comunicazione digitale, 35, 3/Diritti: gli articoli di Diacronie. Studi di Storia Contemporanea sono pubblicati sotto licenza Creative Commons 3.0. Possono essere riprodotti e modificati a patto di indicare eventuali modifiche dei contenuti, di riconoscere la paternità dell'opera e di condividerla allo stesso modo. La citazione di estratti è comunque sempre autorizzata, nei limiti previsti dalla legge. FORUM. La storia e il digitale: il caso dell'internamento italiano e le nuove tecnologie per la conservazione della memoria Diacronie. Studi di Storia Contemporanea, 35, 3/2018 2
Ricerche di S/Confine, 2011
Nel 1984, con la messinscena de L'istruttoria di Peter Weiss, il Collettivo di Parma realizza un originale e efficace dispositivo scenico, una architettura che ingloba sia attori che spettatori. Pernio del dispositivo è una lunga parete obliqua, che funge da cerniera fra due dimensioni spazio-temporaliquella del prologo e quella degli eventi narrati, quella del presente e quella del passato-instaurando una mirabile drammaturgia scenica di evocazione onirica della tragedia dell'Olocausto. Il saggio descrive e analizza il funzionamento e i significati agiti da tale scrittura di scena, sullo sfondo del dibattito contemporaneo riguardante la memoria della Shoah e l'«era del testimone» (Wieviorka 1999). Since 1984 the company il Collettivo (based in Parma, Teatro Due) proposes a memorable production of Peter Weiss's Die Ermittlung. The production does not adapt to usual stages but takes place into a scenic architecture, specifically deviced to comprehend both actors and audience. A long black wall functions as a hinge between two different dimensions in space and time: on the one side of the wall, the 'real' dimension of Present time, on the other side of the wall, the fictional, fantasmatic dimension of the Past (the narrative of the Holocaust). My essay describes and analyzes such scenic device and its dramaturgy of oniric evocation, while taking in account the contemporary debate about the «era of witness» (Wieviorka 1999). Capolavoro del teatro-documento europeo, L'istruttoria di Peter Weiss snoda una agghiacciante rievocazione dei campi di sterminio nazisti lungo 11 canti. Come altrettanti gironi danteschi, ogni canto corrisponde a una tappa dell'iter dei detenuti nel calvario del lager di Auschwitz, secondo una toponomastica dei luoghi della