metonimia e moltitudine (original) (raw)

Moltitudine e zoesofia

“Liberazioni, rivista di critica antispecista”, n. 18, 2014

C'è chi parla, un po' accademicamente, di Italian Theory per indicare quel filone del pensiero filosofico-politico di casa nostra che ha posto al centro della sua riflessione la consustanzialità del conflitto, con la conseguente necessità di pensare un soggetto antagonista 1 . Si tratta di una vicenda lunga cinquant'anni, che va dal primo operaismo di Raniero Panzieri e Mario Tronti, quello che s'incardina intorno alla figura dell'operaio-massa delle grandi fabbriche, illuminato da un'intuizione che ribalta e scardina il rapporto tra capitale e lavoro: qui è il capitale a essere costretto a inseguire le lotte operaie, il principio (in principio) è la lotta di classe 2 ; per passare al secondo operaismo di Toni Negri in cui si delinea l'emergere di un nuovo soggetto, l'operaiosociale, dislocato lungo l'intero asse metropolitano, nella fabbrica diffusa 3 . Sempre negli stessi anni Negri intraprenderà quel cammino che lo condurrà oltre Marx, proprio a partire dalla lettura dei Grundrisse marxiani, oltre il Marx de Il Capitale 4 , fino a incontrare, arrivando così ai nostri giorni, il post-strutturalismo francese. Con tutte le rotture di percorso, teoriche e affettive, possibili e immaginabili. Così, ad esempio, Tronti ha recentemente riletto le vicende sociali e politiche degli anni Settanta: L'operazione di seppellire con disonore il Novecento, inaugurando un nuovo modo di fare politica, è venuta agli immaginosi contestatori degli anni Sessanta-Settanta ed è stata realizzata dai fattivi conservatori degli anni Ottanta-Novanta. Emerge lì e si impone dopo la figura dell'individuo sovrano, quando fin lì era sovrano il popolo, sovrano lo Stato, sovrana la nazione, entità collettive, dove la sovranità può incarnarsi, nella storia, ed esprimersi, nella politica 5 .

Folla, Moltitudine

Dizionario dei Temi Letterari, Torino, Utet, editors: R. Ceserani, M. Domenichelli, P. Fasano, 2007

La teoria della metonimia: un aspetto problematico

2021

L'articolo mira ad approfondire un aspetto parzialmente negletto dalla teoria della metonimia formulata da Radden e Kövecses (1999): il grado di consapevolezza dei parlanti nell'uso delle espressioni di ordine metonimico e le implicazioni che ne derivano. In particolare, in questo lavoro vengono prese in analisi tali implicazioni, al fine di evidenziarne la natura di incongruenze teoriche. Inoltre, l'articolo propone due possibili soluzioni teoriche per l'analisi dei fenomeni metonimici che implicano considerazioni circa l'intenzionalità e il grado di consapevolezza dei parlanti. This paper aims at exploring an aspect which is partially neglected by the theory of Radden and Kövecses (1999): the speakers' degree of awareness when they use metonymic expressions. In particular, the paper takes into analysis the implications which derive from the considerations on the abovementioned aspect. Since such implications can be considered as problematic from a theoretical point of view, the paper aims also at introducing two possible theoretical solutions for analyzing those metonymic phenomena which imply observations on the speakers' degree of awareness and on their intentionality. Keywords: metonymy; ICMs; conceptual metonymy; social stereotypes; cognitive linguistics

L'uno e i molti

Fenomeno enigmatico quanto universale è la massa che d'improvviso c'è là dove prima non c'era nulla 1

Intersezioni, flussi, moltitudini

Intersezioni, flussi, moltitudini il processo eteronimico in Fernando Pessoa attraverso l'a-filosofia di Maurice Merleau-Ponty e Gilles Deleuze, 2022

certe cose in versi irregolari (non nello stile di A. De Campos, ma in uno stile di media regolarità) e abbandonai il caso. Mi si era abbozzato però, in una penombra appena accennata, un vago ritratto della persona che stava scrivendo quelle cose. (Era nato, senza che lo sapessi, Ricardo Reis). Un anno e mezzo o due dopo, mi sovvenne di fare uno scherzo a Sá-Carneiro: inventare un poeta bucolico, di specie complicata, e presentarglielo, più non ricordo come, sotto forma di realtà. Impiegai alcuni giorni a elaborare il poeta, ma a nulla giunsi. Un giorno in cui avevo ormai desistitoera l'8 Marzo del 1914mi avvicinai a un alto comò, e, prendendo un foglio, iniziai a scrivere, in piedi, come scrivo ogni volta che posso. E scrissi trenta e più poesie di seguito, in una sorta di estasi, la cui natura non riuscirei a definire. Fu il giorno trionfale della mia vita, e mai potrò averne un altro così. Iniziai con un titolo, O guardador de Rebanhos (Il guardiano di greggi). E ciò che ne seguì fu l'apparizione di qualcuno in me a cui diedi subito il nome di Alberto Caeiro. Mi scusi l'assurdo della frase: era apparso in me il mio maestro. Fu questa la sensazione immediata che ebbi. E fu così che, scritte, quelle trenta e più poesie, immediatamente presi un altro foglio e scrissi, ancora di seguito, le sei poesie che costituiscono la Chuva Oblíqua di Fernando Pessoa. Immediatamente e totalmente… Fu il ritorno di Fernando Pessoa Alberto Caeiro a Fernando Pessoa lui-solo. O meglio, fu la reazione di Fernando Pessoa contro la sua inesistenza come Alberto Caeiro. Apparso Alberto Caeiro, badai subito a scoprirneistintivamente e subcoscientementei discepoli. Estrassi dal suo falso paganesimo il Ricardo Reis latente, ne scoprii il nome e glielo adattai perché allora io già lo vedevo. E, d'un tratto, in derivazione opposta a quella di Ricardo Reis, mi apparve impetuosamente un nuovo individuo. Di getto, alla macchina da scrivere, senza interruzioni né correzioni, nacque la Ode Trionfal di Álvaro de Campos, l'Ode con questo nome e l'uomo con il suo nome. Avevo creato dunque una coterie inesistente. Fissai tutto in gradi di realtà. Calibrai le influenze, conobbi le amicizie, ho sentito, dentro di me, le discussioni e le divergenze di criteri, e in tutto questo mi pare di esser stato io, creatore di tutto, il minore di quanti lì si trovavano. Pare che tutto avvenne indipendentemente da me. E pare che ancora sia così. Se un giorno avrò la possibilità di pubblicare la discussione estetica tra Ricardo Reis e Álvaro de Campos, vedrà come sono differenti e come io non sono nulla in materia. In occasione dell'uscita di «Orpheu», ci fu bisogno, all'ultima ora, di trovare qualcosa per completare il numero di pagine. Suggerii allora a Sá-Carneiro che io avrei composto una poesia «all'antica» di Álvaro de Campos: una poesia quale Álvaro de Campos non avrebbe potuto scrivere se non avesse conosciuto il maestro Caeiro e non avesse subìto la sua influenza. E così composi Opiário, in cui cercai di dare tutte le tendenze latenti di Álvaro de Campos, come poi si sarebbero rivelate, ma senza la benchè minima traccia di contatto tra lui e il maestro Caeiro. Fu, di quelle che ho scritto, la poesia che più lavoro mi ha richiesto per il doppio potere di spersonalizzazione che ho dovuto metterci. Ma, insomma, credo che non sia venuta male, e che riveli l'Álvaro de Campos in nuce… (…) E a mo' di complemento vero e isterico (è la verità): scrivendo certi brani delle Notas em Recordação do Meu Mestre Caeiro di Álvaro de Campos, ho pianto lacrime vere. È solo perché sappia con chi ha a che fare, mio caro Casais Monteiro! Altri appunti su questa materia… Io vedo davanti a me, nello spazio incolore ma reale del sogno, i volti, i gesti di Caeiro, Ricardo Reis e Álvaro de Campos. Ne ho disegnato età e vita. Ricardo Reis nacque nel 1887 (non mi ricordo del giorno e del mese, ma li ho da qualche parte), a Oporto, fa il medico e si trova attualmente in Brasile. Alberto Caeiro nacque nel 1889 e morì nel 1915; nacque a Lisbona, ma visse quasi tutta la vita in campagna. Non ebbe professione e nessuna educazione. Álvaro de Campos nacque a Tavira il 15 ottobre del 1980 (all'una e trenta del pomeriggio, mi dice Ferreira Gomes, e è vero: gli ho fatto l'oroscopo per quell'ora ed è corretto). Questi, come sa, è un ingegnere navale (a Glasgow), ma ora se ne sta a Lisbona in inattività. Caeiro era di statura media e, sebbene realmente fragile (morì tubercolotico), non sembrava così fragile qual era. Ricardo Reis è un poco, ma molto poco, più basso, più robusto, ma asciutto. Álvaro de Campos è alto(1 metro e 75 di altezza, due cm più di me), magro e un poco tendente a curvarsi. Testa rapata tutti: Caeiro biondo senza luce, occhi azzurri; Reis di un vago scuro; Campos tra il bianco e il bruno, tipo vagamente di ebreo portoghese, con i capelli però lisci e normalmente pettinati di lato, monocolo. Caeiro, come detto, non ebbe quasi educazione, solo istruzione primaria; presto gli morirono il padre e la madre e se ne rimase in casa vivendo di piccole rendite. Viveva con una vecchia zia, una prozia. Ricardo Reis, educato in un collegio di gesuiti e, come detto, un medico; vive in Brasile dal 1919 quando spontaneamente espatriò perché monarchico. È un latinista per educazione altrui e un semiellenista per educazione propria. Álvaro de Campos ha ricevuto una comune educazione da liceo; dopo fu mandato in Scozia a studiare ingegneria, prima meccanica poi navale. Durante certe ferie, fece un viaggio in Oriente da cui scaturì Opiário. A insegnargli il latino fu uno zio prete della Beira. Come scrivo in nome di questi tre?... Caeiro per pura e inattesa ispirazione, sensa sapere né calcolare cosa scriverò. Ricardo Reis, dopo una astratta deliberazione, che da subito si concreticca in un'ode. Campos, quando sento un improvviso impulso a scrivere e non so cosa. (Il mio semieteronimo Bernardo Soares, che d'altronde in molte cose somiglia a Álvaro de Campos, appare mentre sono stanco e insonnolito, quando le mie qualità di ragionamento e di inibizione ono un po' affievolite; quella prosa è un vaneggiamento costante. È un semieteronimo perché, pur non essendo la sua personalità la mia, dalla mia non è diversa, ma ne è una semplice mutilazione. Sono io senza il raziocinio e l'affettività. La prosa, eccetto la finezza che il raziocinio conferisce alla mia prosa, è uguale alla sua, e il portoghese perfettamente uguale. Mentre Caeiro scrive male il portoghese, Campos lo scrive ragionevolmente, ma con delle sviste come se dicesse «me proprio» invece di «me stesso», etc. Reis scrive meglio di me, ma con un purismo che trovo eccessivo. La cosa difficile per me è scrivere la prosa di Reisancora ineditao di Campos. La simulazione è più facile, anche perché più spontanea, in versi). 11 Come riportato, è stato necessario farlo, nella lunga finta lettera a Casais Monteiro sulla genesi degli eteronimi Pessoa indica dettagliatamente il processo di sentire-pensare che porta al germogliare di questi moduli-modelli che Pessoa giustamente definisce eteronimi. Il riferimento di Pessoa a Chuva Oblíqua è interessante perché lo stile è di De Campos, mentre la firma è di Fernando Pessoa come risulterà sulla rivista del modernismo portoghese Orpheu 2 e in tutto questo vige assoluta sincerità. 12 Diversi sono stati i tentativi di espatrio da sé nella storia della letteratura precedentemente e coevamente alla nascita di Fernando António Nogueira Pessoa, ma mai così autenticamente si era realizzato un tale allontanamento da sé; si profilava piuttosto una identificazione nel mezzo artistico, una pseudonimia consapevole o una scrittura sotto falso nome e sperimentazione linguistica Si pensi l'Anti-Climacus e il Climacus di Kierkegaard, al Finnegans Wake di James Joyce, a Thomas Chatterton, a Joaquim Cesário Verde che è punto fisso nella formazione letteraria pessoana insieme ad António Pereira Nobre, ad Antero de Quental, per non dire, sempre tra i portoghesi, di Camilo Castelo Branco e finanche, per arrivare in Italia, a Pirandello. Tuttavia, mai si era realizzata una così

Marx dalla totalita alla moltitudine

Editrice Petite Plaisance, 2013

This book re-examines and brings to light the libertarian components of Marx’s and Engels’ political and economic thought. Central to the book is a discussion of the notion of freedom in Marx’s and Engels’ work. In a post-Soviet world, there is a need to revise Marxism in the search for a libertarian foundation of political economy. The book argues that the libertarian foundations were present in Marx’s and Engels’ work and utilizes contemporary theories of freedom to reinterpret and analyse their original work.