Edificio Baraúna: parte di un progetto di restauro urbano dal uno frammento nella città di San Paolo (original) (raw)
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Un caso di studio nella ricerca di restauro: il complesso di S. Saba sull’Aventino minore
RICerca/REStauro: Sezione 6. Ricerca in-formazione, coordinamento di D. Fiorani, a cura di M.P. Sette, F. Mariano, E. Vassallo, Quasar, Roma, 2017
The aim of this research was to examine the links between history, conservation projects and practices as regards the recent conservation work and improvements carried out on a specific case study: the historic monastic complex of San Saba in the Piccolo Aventino area of Rome. In the early twentieth century, the excavation and restoration work undertaken by the Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura radically changed our perception of this ancient monastery, considered a prime example of medieval art and architecture from that moment on. However, in the years that followed, conservation work was only carried out on the basilica, while the adjoining buildings were subjected to demolitions and enlargement work. The religious complex gradually developed an obvious dichotomy between its monumental nature and parish needs, which remained unaddressed in the 1930s. Thanks to the examination of this monument’s evolution over time, restoration work and the recent improvements made to the San Saba complex, we can now picture – thanks to our historical knowledge – the preconditions and outcomes of the renovation process so as to recognise the significance of such a multi-faceted monument. At the same time, identifying the building’s current values and problems is necessary if we want to understand it better and delve deeper into the diagnostic field; moreover, this study method helps us define theoretical and planning trends. Thus, by linking a thorough historical knowledge of a building with planning intentions, we trigger a virtuous cycle that exemplifies the underlying principle of restoration research.
La 'sala grande' di Palazzo Farnese: ricostruzione di un progetto mai realizzato
Un velo di mistero sembra avvolgere ancora la 'sala grande' di Palazzo Farnese: nelle intenzioni originarie di Odoardo Farnese, infatti, il grande salone, ubicato nell'angolo sud-est del Palazzo, doveva esser decorato con affreschi di Annibale ed Agostino Carracci, raffiguranti le gesta militari di Alessandro Farnese (1545-1592).
Il Progetto di Architettura nei centri storici degradati: il caso studio di Taranto
Questo contributo punta a definire il ruolo del progetto di architettura in un contesto urbano degradato per attuare una strategia sperimentale in cuiconvergono approcci conoscitivi teorici ed esperienziali. Scenario L'isola che ospita il centro storico di Taranto si trova a vivere in condizioni di marginalità, degrado, esclusione sociale, povertà e carenza cronica di servizi e infrastrutture. Lo stato di necrosi del tessuto prova drammaticamente l'inadeguatezza dei numerosi piani di recupero proposti e parzialmente attuati nel corso di quasi un secolo. Recentemente alcuni progettisti, in accordo con l'amministrazione comunale, hanno recepito lo spirito dalla nuova legislazione regionale per il recupero e la rigenerazione dei centri storici, e per la promozione dell'iniziativa giovanile. Contestualmente al riuso di alcuni edifici pubblici sono stati avviati dei laboratori urbani ed attuati una serie di interventi sperimentali di tipo relazionale e partecipativo. Stato della ricerca La dinamica delle trasformazioni in atto e la peculiarità del contesto di studio hanno portato all'esigenza di mettere ordine tra i dati provenienti dall'analisi pre-progettuale approfondita e quelli emersi dalle esperienze informali e partecipative. L'obiettivo è quello di far emergere aspetti della complessità urbana fondamentali per la formulazione di una strategia di intervento architettonico che miri a frenare i meccanismi di esclusione sociale, intervenire sul rafforzamento dell'identità, innescare processi virtuosi per arginare la disoccupazione e favorire la formazione. Strategia Per la comparazione dei livelli di analisi sistematica degli aspetti storici, sociali, economici, e d'uso è stato formulato un metodo specifico su base grafica con cui rappresentare gli elementi di criticità che caratterizzano la Città Vecchia. Una volta fissati gli elementi negativi, operando un ribaltamento della visione, se ne propone la rivalutazione come risorse potenziali per creare usi e nuove relazioni spaziali. Utilizzando queste risorse, la strategia prevede la messa a sistema di una rete diffusa di servizi e spazi pubblici al fine di riattivare strutture e percorsi preclusi e di aumentare la permeabilità e la fruizione del tessuto. Implementando la dotazione di servizi attraverso l’uso di edifici pubblici abbandonati diffusi sul territorio e posti in posizioni strategiche, il quartiere e l'intera città si riappropriano di spazi fondamentali per la collettività. In questo modo si affronta la complessità della struttura urbana nel suo insieme, andando oltre la logica dell' intervento per comparti. Progetto Gli interventi analizzati e proposti sono specificamente rivolti alla ricucitura delle strutture abbandonate e dei vuoti urbani prodotti da diradamenti e crolli. La casistica comprende sia azioni performative e temporanee che proposte progettuali definitive. Nel primo caso sono stati realizzati dei laboratori di autocostruzione in grado di rigenerare legami tra le persone e rivitalizzare il tessuto connettivo che lega il cittadino al territorio. I contesti abbandonati diventano spazi riconoscibili che stimolano il senso di appartenza e di identità. Nel secondo caso la strategia si attua attraverso un progetto architettonico definitivo che propone un polo di servizi e strutture culturali per il quartiere in un'area attualmente inaccessibile. Le scelte formali mirano a definire un sistema di spazi pubblici in connessione a cavallo del salto di quota che divide in due l'isola.L'accento viene posto sulla relazione tra spazio interno ed esterno all'edificio, sulla permeabilità visiva, sugli attraversamenti e sul rapporto con il mare. L'ibridazione tra i due approcci è costituita da un intervento in corso di approvazione legato ad un finanziamento statale per l'incremento della sicurezza urbana. La progettazione di una piazza pubblica e di officine artigianali, in continuità con i laboratori realizzati in passato, prevede, nella fase esecutiva, il coinvolgimento dei residenti in qualità di formatori di stagisti e co-progettisti.
Parma: il restauro della torre di S. Paolo
Simboli N., Tonna S., 2016, Indagini diagnostiche preliminari:degradi, cause e strategie d’intervento, in: Bonelli E. et al, Parma: il restauro della torre di S. Paolo, pp. 124-130, Ananke maggio 2016. Altralinea Edizioni. ISSN: 1129-8219 / ISBN:978-88-98743-79-7
La ricostruzione del Crystal Palace. Per un ripensamento del progetto urbano
Osservate dal punto di vista delle pratiche del progetto urbanistico, le trasformazioni della città europea degli "anni zero" possono essere viste come una particolare forma dei modi di produzione capitalistica dello spazio urbano, proseguimento, decantazione e precisazione di strategie e temi individuati negli anni '90, che possono essere descritti come un urbanesimo liberale segnato da una particolare attenzione alla dimensione culturale dello spazio e dalla ricerca di strategie di controllo spaziale attraverso i valori o l'identità del territorio. Questioni che rimandano ad alcuni concetti come lo "spazio-serra" di Peter Sloterdijk, lo "smog culturale" di Boris Groys e la "crisi urbana" così come affrontata da Alain Bourdin. Queste forme del progetto urbanistico leggono la città e il territorio come uno spazio di consumo sovracontrollato e corrispondono alla definizione di forme di controllo sociale e ricerca di trasparenza spaziale di tipo implicitamente panottico, in quanto ricercate attraverso operatori apparentemente neutri o anti-moderni, come il discorso culturale (identità, palinsesto, patrimonio) o attraverso strategie di induzione al godimento (la città come paesaggio). Con questo termine ci si riferisce in particolare ad alcune declinazioni del progetto urbanistico entro le quali trovano rilevanza i discorsi legati alla definizione di spazi urbani come spazi del godimento, un insieme di temi connessi a quella rivoluzione del desiderio che ebbe luogo in Europa verso la fine degli anni '60; temi e tendenze che oggi trovano nuova legittimità entro un regime di stabilità orientato agli ideali del fitness, del wellness e dell'identità culturale. A partire dal confronto con queste condizioni, che soprattutto la ricerca sociologica e filosofica è stata meglio capace di cogliere, quello che qui si propone è l'avvio di una riflessione attorno ad alcuni termini, strategie e luoghi del progetto capaci di esprimere una posizione critica verso questi atteggiamenti progettuali e al contempo capaci di dar conto, di disvelare, le particolari condizioni conflittuali che connotano la condizione urbana contemporanea. Antonio di Campli (Ortona 1970), dottore di ricerca in urbanistica, è attualmente docente a contratto del corso di Territoire et paysage presso l'École Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL) e di Progettazione Urbanistica presso il Politecnico di Torino, II facoltà di Architettura. Visiting Professor a Bogotá, Universidad De La Salle, Facultad de Ciencias del'Habitat, negli ultimi anni ha insegnato progettazione urbanistica e ambientale nelle facoltà di architettura di Ascoli Piceno (UNICAM), Pescara e Torino, I facoltà di Architettura. Fra le sue pubblicazioni, ricordiamo Interfacce costiere, (Kappa, Roma 2006) e Adriatico. La città dopo la crisi, (List, Barcellona 2010).
Il progetto di Restauro e Riuso del Patrimonio Architettonico
2015
The essence of the new design approach is that the new must revitalize the old by creating a new function, with a modern image, in order to accommodate the changing and current needs of the users. The benefits extend far beyond the conservation of cultural heritage. The reuse must always be investigated, because it is the highest form of restoration. Each monument has a different predisposition to be transformed. Some monuments can be converted in many new uses, due to their availability of space and the flexibility of the new project. The project must respect the monument in its current condition. Minimalistic actions can be acceptable if based on recognizable and reversible new solutions. The ancient structures must be integrated with the new ones. Old and new elements are overlapped in deliberate, but gentle, juxtaposition. This research provides a discussion on this topic and suggests case studies that show that there is still much to be done to define operative actions, to use ...
L’Istituto Centrale del Restauro nel complesso del San Francesco di Paola a Roma (1939-2010)
«Bollettino I.C.R. », n.s., n. 22-23, pp. 124-153., 2011
The essay traces the history of the Central Institute of Restoration, the foundation, at the turn of the thirties-forties of the twentieth century, until the transfer at the headquarters of San Michele a Ripa, in October 2010, through the factory that has hosted, the monumental complex of San Francesco di Paola in Rome. From careful study of archival documents, sources, published and unpublished, and directed the building, the Institute proposes a reading from three different points of view. First, the building-structural nature, with different construction phases that have seen the birth of the Cesarini-Borgia palace, which stands on the ruins of the palace of Tiburtini Bishops, the construction of the convent, and that of the church of San Francesco di Paola for testamentary disposition. The second, with the birth of the Central Institute of Restoration and the cultural context in which it occurred. The third, with the study of Silvio Radiconcini Fund, called by Cesare Brandi to design the 'House of Restoration', which is published for the first time a historical-critical study, both the graphic project of the documents annexed, preserved in the Archives of ICR. Viene affrontato nel saggio, per la prima volta, lo studio del complesso monumentale del San Francesco di Paola a Roma, che dal 1939 al 2010 fu sede dell'Istituto Centrale del Restauro. Ne viene riprcorsa la soteia, dall'VIII secolo, a cui si datano i resti più antichi dell'antica Suburra dove fu poi edificato il Palazzo Cesarini Borgia, fino alla costruzione del Convento e della Chiesa di san Francesco di paola, che insieme costituiranno l'intero complesso monumentale. Il saggio è completato con la pubblicazione di alcuni disegni inediti che Silvio Radiconcini redasse per la realizzazione della Casa del Restauro.
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