BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI SALVO MASTELLONE (original) (raw)

VERDI NEI RICORDI E NEI DIARI DELL'ORAFO ROMANO AUGUSTO CASTELLANI

Il 2 Novembre 1 la commemorazione dei defunti militari papalini si faceva nella Chiesa di sant'Ignazio e fu causa di una commovente dimostrazione; il mio maestro di matematiche, tenente Mattia Azzarelli 2 , volle che anch'io assistessi a quella funzione, perché -mi disse -erasi convenuto suffragare in quella, anche le vittime della difesa di Roma 3 .

MARCELLO MALPENSA IL SACRIFICIO IN GUERRA NELLE LETTERE PASTORALI

Humanitas 63(6/2008) 905-924 MARCELLO MALPENSA IL SACRIFICIO IN GUERRA NELLE LETTERE PASTORALI DELL'EPISCOPATO 1 A. Monticone, I vescovi italiani e la guerra 1915-1918, in G. Rossini (a cura di), Benedetto XV, i cattolici e la prima guerra mondiale, pp. 627-659; il saggio è stato poi riproposto sostanzialmente invariato nella raccolta Id., Gli italiani in uniforme. 1915-1918. Intellettuali, borghesi e disertori, Bari 1972 Id., L'episcopato italiano dall'Unità al Concilio Vaticano II, in M. Rosa (a cura di), Clero e società nell'Italia contemporanea, Roma-Bari 1992, pp. 257-330; F. Malgeri, La Chiesa, i cattolici e la prima guerra mondiale, in G. De Rosa (a cura di), Storia dell'Italia Religiosa. III. L'età contemporanea, Roma-Bari 1995, pp. 189-222; M. Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Roma-Bari 1997, pp. 156-162. Un discorso a partenon è un'opera di sintesi -merita il lavoro: A. Scottà (a cura di), I vescovi veneti e la Santa Sede nella guerra 1915-1918, 3 voll., Roma 1991; si tratta della pubblicazione annotata e commentata di un'ampia raccolta di lettere scritte nel corso della guerra dai vescovi veneti alla S. Sede. 3 L. Bruti Liberati, Il clero italiano nella grande guerra, Roma 1982.

L’APPARTAMENTO DEI GIGANTI NEL PALAZZO DUCALE DI SASSUOLO. UN’IPOTESI DI LETTURA ICONOGRAFICA

“Memorie Scientifiche, Giuridiche, Letterarie”, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, 2013

Nell’ala meridionale del Palazzo Ducale di Sassuolo, l’Appartamento dei Giganti, composto da tre ambienti, conserva stratificate presenze d’arte dovute agli Este nel secondo ‘400, ai Pio di Savoia ai primi del ‘500 e alla riqualificazione voluta da Francesco I d’Este, che dal 1634 trasformò il castello in sontuosa reggia barocca. I frammenti di decorazione parietale di metà Seicento, recuperati dai restauri della Soprintendenza per i BSAE di Modena e Reggio conclusi nel 1998, suggeriscono un’ipotesi interpretativa del significato dell’intero ciclo, che comprendeva anche tele disperse con Storie dei Giganti, eseguite nel 1644 dal reggiano Francesco Mattei, in un contesto affrescato in cui sarebbe intervenuto nel 1646 Sebastiano Sansoni da Scandiano. Le raffigurazioni dell’Errore e dell’Arroganza - dalla nota Iconologia di Cesare Ripa - assieme alla scena del Castigo di Sisifo, opere superstiti dipinte su parete, fanno ipotizzare un programma iconografico vertente sulla “hybris”, l’insolente presunzione di colui che si erge contro gli dei: un monito verso chi osasse, nell’errore e per arroganza, sfidare l’autorità, fosse questa l’Impero o il Papato o lo stesso potere ducale.

IL SESSANTOTTO CAPOVOLTO DI MARIA TERESA IERVOLINO, EDIZIONI MELAGRANA -IBSN 978-88-6335-155-2

Il Sessantotto capovolto, primavere del dissenso, 2018

In occasione del Cinquantesimo anniversario dell’occupazione sovietica in Cecoslovacchia è in uscita il volume "Il Sessantotto capovolto, primavere del dissenso" di Maria Teresa Iervolino, edizioni Melagrana, con la prefazione dell’immensa Lidia Menapace e l’introduzione di Rino Malinconico, poeta e filosofo. Il testo propone uno studio socio-culturale dei movimenti del Sessantotto e dei fermenti da esso prodotti nei percorsi del dissenso nell’ultimo trentennio del Novecento nei Paesi dell’ex blocco sovietico. Negli anni Sessanta quest’area è stata interessata da varie forme di dissenso, con caratteristiche peculiari nei vari Paesi in cui esso si è sviluppato, in seguito alla fine delle speranze legate al comunismo dal volto umano e delle primavere soffocate con repressione e censura da parte del Regime sovietico totalitario. “Ho tracciato una mappa del dissenso, inteso come reazione a quel consensus non spontaneo, bensì imposto anche con la repressione da parte delle autorità, in due aree dell’Europa Centro-Orientale: Cecoslovacchia e Jugoslavia. Attraverso l’indagine bibliografica e con la testimonianza di alcuni protagonisti, esponenti della resistenza culturale nei loro territori di origine, ho seguito, lungo un percorso interculturale, la storia del dissenso e della ‘resistenza culturale’ in quelle aree dalla fine degli anni ’60 agli anni ’70, mettendo in evidenza anche gli elementi che hanno influenzato il periodo successivo contribuendo quindi a ridisegnare il cuore dell’Europa a partire dal 1989. Nelle fasi preparatorie e successive al Sessantotto ‘il secolo pazzo’ - uso questa espressione variando il titolo dello straordinario romanzo autobiografico di Ivan Klíma - è stato contrassegnato da una concomitanza di eventi storico-sociali, da momenti di trasformazione nella società che hanno gettato le basi per la reazione critica ai totalitarismi e per l’affermazione dei principi basilari di libertà e democrazia. Il Sessantotto è una vasta trama di eventi che coinvolge tanto il mondo occidentale quanto quello orientale con modalità e tempi in parte diversi. La Russia e l’Europa Orientale, hanno avuto percorsi specifici, spesso intersecati con il destino di altri Paesi a regime totalitario, per alla fine insorgere contro le distorsioni di quel comunismo nel cui nome ci si batteva in Occidente. Anche nel cuore dell’Europa il Sessantotto è stato caratterizzato da un senso di disperazione che dopo la Primavera di Praga ha accompagnato la Primavera Croata ed è culminato con la stesura della Charta77 in Cecoslovacchia, a testimonianza della presa posizione netta da parte di alcuni dei più noti intellettuali cechi del secondo Novecento. Aldilà della Cortina di Ferro, le proteste di massa rappresentavano una critica ‘da sinistra’ al regime comunista totalitario, che si esprimeva in immagini e linguaggi della tradizione operaia ed era capace di dar voce ad una cultura e ad un sistema di valori profondamente diversi da quelli delle politiche delle sinistre europee nel dopoguerra. E’ importante sottolineare che proprio nell’ambito del mondo comunista si sviluppavano forme di riflessione critica che miravano ad una trasformazione della società da una posizione di sinistra, ossia progressista, ma coerente con i principi del socialismo. Naturalmente i medesimi stimoli culturali e ideologici nei vari contesti socio-politici innescavano processi anche molto diversi. L’intellettuale rivendicava un ruolo rivoluzionario, di avanguardia.

Gli scritti carlisti del Balì Sanminiatelli

Studi Melitensi, 2023

Il nobile Cosimo Andrea Sanminiatelli (1792-1850), Balì dell’Ordine di Santo Stefano è una delle figure più criticate – ancorché meno conosciute – della Penisola italiana del periodo del cosiddetto Risorgimento. Vissuto nell’ambiente toscano della cosiddetta “Restaurazione” si batté con gli scritti, pubblicando soprattutto sulle riviste reazionarie «La Voce della Ragione» (diretta dal Conte Monaldo Leopardi) e «La Voce della Verità» (su cui scriveva Principe di Canosa). Divenuto sincero amico di quest’ultimo, assieme a lui aderì fin dal 1830 apertamente al Carlismo, cioè al legittimismo ispanico, difendendo il diritto di Carlo V al trono di Spagna con una serie di brevi saggi qui analizzati.