GLI ITALIANI MEDIATORI. STORIA DI EMIGRAZIONE E MEDIAZIONE NEL QUÉBEC DEGLI ANNI '80 (original) (raw)

ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO MEDIOEVO

Fonti docuMentarie e scrittura storioGraFica nella seconda Metà dell'ottocento* Fu Pasquale Villari che nel 1868 -precorrendo una riflessione che, nel dibattito culturale dell'italia appena unificata, doveva ancora cominciare -propose all'opinione pubblica italiana (in realtà a un pubblico molto ristretto di eruditi e di uomini pubblici) i termini dell'inevitabile e ineliminabile, sempre aperta, tensione tra i due poli della erudizione e della narrazione, tra il lavoro sulle fonti e la scrittura storiografica. lo fece con un testo sul quale diversi studiosi (da ultimo Mauro Moretti, ma in precedenza già Garin e cacciatore) hanno da anni richiamato l'attenzione: si tratta dell'«importantissima prolusione» sull'insegnamento della storia, letta all'inaugurazione dell'anno accademico dell'istituto superiore di Firenze 1 . il testo fu pubblicato dai treves, gli «editori della Biblioteca utile», come dice il frontespizio, nella collana «la scienza del popolo -raccolta di letture scientifiche popolari fatte in italia», e la sede editoriale non è certo casuale, perché lascia intendere un nesso con quegli obiettivi di pedagogia civile che avrebbero ispirato con continuità l'attività del filosofo e storico di origine napoletana; così come non cessò la sua riflessione sul metodo storico. Basterà citare al riguardo il celebre intervento La storia è una scienza?, del 1891, che viene spesso considerato uno dei primi contributi italiani al Methodenstreit 2 .

MEDIATORI PER VENEZIA. RECUPERO DI CAPTIVI E PRIGIONIERI TRA XVII E XVIII SECOLO

Thesaurismata n. 45 - Meletes pros timēn tēs Maria Francesca Tiepolo: Studi in onore di Maria Francesca Tiepolo, 2015

La storiografia più autorevole ha ormai documentato, con abbondanza di esempi, come nell'ambito mediterraneo di età moderna non siano mai mancati canali e tramiti di contatto tra il mondo europeo occidentale e quello maghrebino e, in senso lato, turco (inteso, in questo testo, come genericamente ottomano), nemmeno durante i periodi di contrapposizione più dura. Le gradazioni e le sfumature sono state molte, in un quadro estremamente sfaccettato, ma le posizioni di vicendevole sospetto sono state spesso attenuate dallo scambio e dalla reciproca interazione, per quanto i contatti possano essere stati resi impervi dalle circostanze contingenti.

LE PIZIE MEDIATICHE (saggio pubblicato sulla rivista Mondoperaio n°1 del 2018)

Mondoperaio, 2018

Siamo un paese che eccelle nella produzione di beni per l'export, che ha accumulato risparmi privati senza confronto con quelli di altri paesi occidentali: ma ampi settori del ceto medio hanno visto diminuire proventi e occasioni di lavoro. Sono cresciuti gli impieghi a bassa redditività, occupazioni che nascondono una proletarizzazione di settori sociali: dipendenti di supermarket aperti fino a mezzanotte e nei giorni festivi, dipendenti delle compagnie aeree low cost, operatori di call center, e altri se ne potrebbero aggiungere. La gran parte dei giovani non può aspirare a livelli economici migliori di quelle dei genitori; in troppi soffrono condizioni di lavoro che rimandano a tempi che sembravano dimenticati: stipendi bassi anche per i laureati, tanti lavori a tempo determinato mascherati da partite Iva. A livello locale è difficile trovare una capitale europea nelle stesse condizioni di Roma. L'attuale amministrazione brilla per la sua incompetenza, ma almeno quattro o cinque amministrazioni precedenti hanno fatto tutto il possibile per trasformare i servizi municipali in enti autoreferenziali: strutture impegnate a tutelare i dipendenti, non ad assolvere il loro compito. Manca una strategia per fare fronte ad una immigrazione senza precedenti: l'Africa nei prossimi decenni raddoppierà la sua popolazione, e in tanti pensano che l'Italia e l'Europa possano essere la valvola di sfogo di questo evento. Le élite appaiono incapaci di farsene carico: per vanità, perché vivono una vita agiata, per rigidità ideologica . E la loro scarsa propensione alle riforme è il migliore strumento di promozione del populismo. Sono anche lo specchio di una società che nella sua maggioranza propende a lasciare le cose come stanno: a gran voce si chiede che tutto cambi ma poi si critica ogni possibile intervento nel timore di perdere i vantaggi presenti. Più che riforme si vorrebbero dei miracoli indolori.

COME LAVORAVA UN INTELLETTUALE LAICO DEL MEDIOEVO. GLI OTIA IMPERIALIA DI GERVASIO DI TILBURY TRA INVENTIO E COMPILATIO

Gli Otia imperialia di Gervasio di Tilbury non hanno mai cessato di incuriosire gli studiosi per la molteplicità dei contenuti, la ricchezza dei materiali messi a profitto, la varietà degli argomenti; l'ultima edizione 1 , rendendo finalmente accessibile e leggibile nella sua interezza un esemplare letterario di arduo reperimento, ha peraltro spalancato, assieme a quelle della conoscenza, le porte degli interrogativi e delle esigenze di approfondimento. Nel presente studio cercherò, per quanto possibile, di carpire lo spirito di fondo di questo testo articolato e complesso nella genesi 2 ma soprattutto di penetrare la logica che ne presiede l'organizzazione strutturale.

IL RIMPATRIO DEGLI EMIGRATI BIANCHI DALL'ITALIA NEGLI ANNI '20 DEL XX SECOLO

Diritto@Storia Rivista Internazionale di Scienze Giuridiche e Tradizione Romana, 2018

Il mio intervento al Seminario è un primo approccio al tema del rimpatrio degli emigrati russi dall'Italia, un argomento che vorrei in seguito ulteriormente approfondire. Tra le carte conservate presso l'Archivio della politica estera della Federazione russa (in seguito AVP RF), nei fascicoli relativi alle attività della Rappresentanza sovietica a Roma, si trovano alcuni documenti che si riferiscono ai rapporti con l'emigrazione bianca. Da un primo approccio è subito evidente che non si possono ridurre queste relazioni al solo aspetto della conflittualità di interessi politici tra i russi sovietici e gli “ex” russi in Italia. Sicuramente la concorrenza tra la Rappresentanza sovietica e i diplomatici del vecchio regime creava molta tensione, anzitutto per il riconoscimento ufficiale da parte del governo italiano del nuovo Stato e, in secondo luogo, per il passaggio di beni immobili alle nuove strutture sovietiche. La questione forse ancora più complicata e ancora meno chiara nella storiografia esistente è quella dell’atteggiamento del governo sovietico nei confronti degli ex cittadini dell’Impero russo decisi a tornare in patria nonostante il cambio del regime. Il governo sovietico non solo non aveva un unico approccio lineare nei confronti dei vozvraščency, ma addirittura cambiava i suoi atteggiamenti in base alle proprie politiche interne e alle congiunture internazionali. L’obiettivo del mio intervento consiste nell’analisi delle condizioni in cui si trovavano gli emigrati russi in Italia negli anni ‘20 del ‘900, da una parte, e nella ricostruzione del quadro legislativo sovietico inerente al ritorno degli ex cittadini dell’Impero russo nella Russia sovietica dall’altra. La sovrapposizione di questi due fattori in seguito ha determinato il rimpatrio dei cosiddetti russi bianchi nell’URSS. http://www.dirittoestoria.it/16/memorie/romaterzaroma/Dubrovina-Rimpatrio-emigrati-bianchi-Italia-anni-20-XX-secolo-\[2016\].htm

La mediazione critica nell’era della disintermediazione

2018

What could happen to theatre criticism in the era of disintermediation? Theatre appears obsolete, old fashioned, and elitist. Critical attitude seems uncool in a mediasphere ruled by images and emotional responses. On the other hand, critical activity on the web is quite intense and widespread, and the community of actors and audience could give us a useful insight into the visualisation processes we are experiencing. The critic, more than a consumer, becomes a witness of the creative process and of the theatrical event.

SICILIANO D’ITALIA. UN DIALETTO A MISURA DI MEDIA

Gli studi sugli atteggiamenti linguistici dell"ultimo ventennio ci hanno illustrato con ricerche e dati inconfutabili i giudizi antidialettali e talora autodenigratori dei siciliani (cfr. Volkart-Rey 1990). Interrogati a esprimere la propria volontà di trasmettere il dialetto alle future generazioni e a valutare il proprio idioma locale, gli informatori dell"ALS, invece, fanno affiorare una dichiarata apertura ideologica e si dicono possibilisti circa le intenzioni di mantenere una tradizione familiare dialettale. Cosa è successo tra gli studi degli anni "80-"90 e oggi? Ci chiediamo se, tra le altre cause che qui non indagheremo, lo sdoganamento mass mediologico abbia avuto qualche effetto su questo rinnovato senso di appartenenza linguistica. Oggi non solo non si occulta, ma talora si ostenta: dalla scatola radiofonica sino al moderno web (si veda la "paggina principali" di Wikipedia interamente in siciliano) il siciliano gode di una visibilità veicolata da personaggi freschi e simpatici, che allontanano dagli stessi siciliani, l"immagine del dialetto come codice della mafia o come codice "rozzo e volgare", attribuendogli uno statuto di simpatia di cui sino ad ora, forse, non aveva goduto. Tenteremo ora una veloce carrellata, tutta quantitativa, di media in cui il siciliano e i siciliani hanno costituito in questi ultimi mesi una presenza che potrebbe dar conto di questa marginalità in ascesa.

PER UNA STORIA DEL NOTARIATO NELL'ITALIA CENTROSETTENTRIONALE TRA ASCESA E DECLINO

Italian Review of Legal History, 2021

The aim is to trace a line of evolution of the notarial profession through the centuries from the late Middle Ages to the contemporary age in central-northern Italy between rise and decline, two poles of a multiform development. In the reconstruction, attention will be focused on some moments and junctions: the notary of the late medieval age intervenes in society and in institutions with a growing role, aware of his function and strong in his preparation, verified upon entering the business. The sixteenth century seems to be a moment of crisis, at least in the widespread perception in society. Preparation checks are intensified, archives are established, the ‘nobility’ of notaries is discussed. Between the end of the eighteenth and nineteenth centuries, state interventions multiplied up to the first unitary laws: only in 1913 a degree was required as a requirement for the profession.