Un'ipotesi sul 'son poitevin' (original) (raw)

Una nuova ipotesi per il DXV di Purgatorio XXXiii

Studium, 2022

La profezia relativa all'imminente arrivo di un «Cinquecento diece e cinque», inserita nel canto xxxiii del Purgatorio 1 , costituisce, insieme ai versi dedicati alla venuta del Veltro nel primo canto dell'Inferno, uno dei passi più dibattuti e controversi di tutta la Commedia. in queste note si fornisce un ulteriore contributo alla possibile decodifica del passo e all'individuazione del personaggio che si cela sotto i numeri con cui Dante, attraverso le parole di Beatrice, lo presenta.

La liturgia di Francesco: un'ipotesi sul Cantico di frate Sole e la sua musica

Studi Musicali 11/1 (2020), pp. 7-30, 2020

Abstract This essay explores a hypothesis for the lost music of Francis of Assisi’s Canticle of Brother Sun, one of the very first texts of Italian literature. Previous assumptions, for example of a strophic musical form, are refused on the basis of new paleographical evidence. The analysis of the poem’s structure and models, instead, suggests a musical rendition modeled on the recitation of the Divine Office, i.e. as antiphon (for the first four verses) and psalm (for the eight following stanzas). The melodic models for the Canticle could be antiphons for Lauds used in Italy around 1200, and a test of such a possibility can be heard at https://www.youtube.com/watch?v=1vPIX7Whk3g. The strong link (textual and musical) to the Office supports the idea that the Canticle was part of an original liturgy – possibly in the vernacular – that Francis had created for his early lay congregation, in particular for Lauds. This liturgy, which we call ‘Francis’ liturgy’, had to be abandoned with the 1223 official approval of the Franciscan Order, and substituted by a more standardized one (the ‘Franciscan liturgy’). Therefore, the customary dating of the Canticle (1224-26) could be pushed back to a time of experimentation, in which the vernacular, memory, and oral transmission were an important part of Francis’ primitive community.

IL CORPO SONORO E IL FILO DELL'ASCOLTO

FERMENTI, n. 233, 2009

Paul Zumthor, profondo conoscitore di letteratura medievale sia nei suoi aspetti testuali che in quelli modali, dove "il testuale domina lo scritto; il modale, le arti della voce", chiarisce che "nel momento in cui, durante la performance, il testo composto per iscritto diventa voce, una mutazione globale lo investe e, per tutto il tempo in cui prosegue l'audizione e in cui questa presenza dura, ne modifica la natura. Al di là degli oggetti e dei sensi a cui fa riferimento, il discorso vocale rinvia all'innominabile: la parola non è la semplice esecutrice della lingua, che non realizza mai pienamente, che infrange, con tutta la sua corporeità, per il nostro impre-vedibile piacere. È così che la voce interviene nel e sul testo, come dentro e su una materia semi formalizzata, con cui plasmare un oggetto mobile, ma finito". Esplorando specificatamente le frontiere della poesia sonora, lo stesso Zumthor scrive: "Il vocema diviene nello stesso tempo suono, parola, frase, discorso, inesauribilmente; e lo diventa nella propria conti-nuità ritmica". E, soffermandosi sul nostro lavoro, così prosegue: "È così che si può, con Giovanni Fontana, assicurare che la poesia non solo è con la voce e nella voce, ma dietro la voce, all'interno del proprio corpo, da dove vengono dominati il canto, i sospiri, i soffi, gli ansiti e tutto ciò che, al di qua e al di là del dire, è segnale dell'inesprimibile, coscienza primor-diale dell'esistenza. Giovanni Fontana parla in questo senso di poesia dilatata". In questa direzione, la poesia, scritta o dipinta che sia, pur nella sua stesura completa e definitiva, può essere considerata come una poesia interrotta, come un pre-testo da utilizzare per aprire un varco verso altre dimensioni. 4 Dalla parola, dal colore, dal segno bidimensinale potrà scaturire un poema polidimensionale che includerà il suono e l'azione, un poema che sarà scritto dinamicamente e si distenderà nel tempo. Ma al di là dell'infinita gamma di relazioni tra la scrittura e gli altri

DEL «RISARCIMENTO PUNITIVO» OVVERO DELL'OSSIMORO

DEL «RISARCIMENTO PUNITIVO» OVVERO DELL'OSSIMORO, in Europa dir. priv. , 2019

The essay investigates the compatibility of punitive damages with the Italian legal order and emphasizes their contrast with the Italian public order, understood as the regulatory framework given to the community. It examines the difficult integration of punitive damages with the Italian legal system from different viewpoints: i) that of the irreconcilability with the constitutional guarantees; ii) that of the contrast with the civil responsibility; iii) that of the unsuitability with respect to the infrastructure of the civil procedural rules. In this perspective, it examines a number of rules, catalogued by certain authors and judgments, in particular by the Sezioni Unite of the Corte di Cassazione no. 16601/2017, as points of emergence of the tendency in the punitive sense of tort responsibility. This investigation exposes, on the other hand, the tendency of such cases to reveal instead the various complementary means of protection provided by the legal order to react to the violation, in view of the protection of the public and private interests affected. Finally, the Author criticizes the emergence of a tendency towards the indiscriminate opening of the legal system to the solutions contemplated by foreign legal orders, which represents a threat to the principle of certainty of the law, as it involves the continuous and unpredictable rewriting of the legal categories ordering the social environment.