Un tempo oltre la storia: inconscio, après-coup e genealogia in psicoanalisi (original) (raw)
Related papers
"Fuori del tempo" - Riflessioni sulla temporalità in psicoanalisi
Quaderni Materialisti, 18, 2019
Pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile? Il suo abito è fatto di taffettà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi» M. Kundera Il recente interesse per ciò che è stata definita, facendo eco all'ultimo Althusser, corrente sotterranea della temporalità plurale, pone in primo piano la ricostruzione di una variegata ed eterogenea tradizione filosofica di pensatori accomunati da una radicale opposizione alla temporalità unilineare. Tale linea di ricerca tratta di proposte da sempre estranee e misconosciute dalle posizioni dominanti e per questo largamente fraintese o reinterpretate alla luce di modelli alternativi. In questo contesto, lo sforzo teorico consiste nel pensare la continuità e la discontinuità del tempo nella complessità e nella contingenza degli intrecci temporali che la determinano 1. Tale originale spunto teorico riporta con forza in primo piano il ruolo che la temporalità svolge nella psicoanalisi freudiana: coerentemente con il riferimento all'attributo della sotterraneità, infatti, è spesso stato osservato come le complesse dinamiche temporali che emergono dagli scritti teorici di Freud siano state comprese ed elaborate (nell'ordine dello sviluppo o del rigetto) solo a posteriori nella lettura psicoanalitica a lui successiva, soprattutto nelle opere di Melanie Klein, Donald Winnicott, Wilfred Bion, Jacques Lacan, André Green, Ignacio Matte Blanco. Gli spunti offerti dallo studio dei modelli plurali della temporalità, rispetto alla psicoanalisi, sembrano andare nella precisa direzione auspicata da Matte Blanco, allorché lo psicoanalista cileno, rispetto alla teoria freudiana del tempo, scrive: «Il movimento psicoanalitico nel suo insieme non è arrivato ancora ad una maturità sufficiente per raccogliere la […] fiaccola e continuare lungo la via da lui [Freud] aperta» 2. Al contempo, appare chiaro come anche per lo stesso Freud le scoperte della psicoanalisi riguardo al tempo così come appare alla luce dei processi psichici inconsci attendano ancora «un'esatta
L'inconscio, il tempo, il suono. Su psicoanalisi e musica
Scienza e Filosofia, 2015
The system of classical psychoanalysis, as built by Freud, grants almost no space to the phenomenon of sound and music. Indeed, many aspects of music, though not all, appear incompatible with his conception of the unconscious. Only slowly and painfully, through the reflection and the analytical and aesthetic categories worked out by figures such as Melanie Klein, Donald Winnicott, Daniel Stern, Didier Anzieu and Michel Imberty, music has finally found its rightful place in the vast map of psychoanalytic science. Many metapsychological categories first elaborated by Freud appear now, retrospectively, as limited on the one hand to the iconic and linguistic dimension, on the other to specifically pathological situations and finally, from the musical point of view, to the "new music", testimony of the world in “era of the technique” and subject of the masterly analysis by Theodor Adorno.
Litorale. Cultura, ricerca, formazione in psicoanalisi
Il paradosso della fondazione tra psicoanalisi e fenomenologia. Note su L'inconscio e il trascendentale di Giovanni Leghissa Di Sara Fontanelli L'ultimo libro di Giovanni Leghissa, L'inconscio e il trascendentale (Orthotes 2023) mette a tema un intreccio fecondo tra due discipline, la filosofia e la psicoanalisi, a partire da due punti di eccentricità reciproci: il trascendentale è l'eccentrico per la clinica di orientamento psicoanalitico (e per qualsiasi clinica, in verità) 1 e l'inconscio non è un termine tecnico della filosofia, a differenza del primo, bensì è il concetto principe su cui lavora la psicoanalisi. Cosa potrebbe dunque legare l'inconscio e il trascendentale? Il sottotitolo-Saggi tra filosofia e psicoanalisi-è eloquente in questo senso perché allude alla possibilità di attraversare la filosofia "forti" dell'esperienza dell'inconscio,
Ricostruzione, interpretazione, storicità. Ancora sul rapporto tra psicoanalisi e storia
2016
This essay is a reflection on the possibility of hybridization between history and philosophy, but also between history and psychology. When we think about what might be the common areas of historical research and psychological research and, in particular, psychoanalytic research, we usually think of the categories of construction and interpretation, but also those of narration and temporality. The possible link between the “comprising psychology” of Dilthey and Freudian psychoanalysis is the common goal of understanding the human spirit in all its complexity and unity of thought and instinct. This might be called “critical historicism”. A critical historicism that just inspired by the principles of psychoanalysis can manifest its fundamental character: the rejection of any vision of history as a relentless process towards perfection and well-being of humanity, as a place of linear and incontrovertible progress accomplishment.
Il remoto el'attuale: il tempo in psicoanalisi
Interazioni, 1993
Si può stabilire, con assoluta tranquillità, che il senso stesso del pensiero psicoanalitico, nel suo svolgimento storico, nel procedere della sua investigazione, è attraversato dalla presenza di una coppia concettuale come quella che abbiamo scelto: il remoto e l'attuale. Dalla teoria del trauma infantile all'elaborazione dell'attualità della realtà psichica, dal problema dell'arcaico alla questione dei fantasmi origi-nari, dalle «costruzioni» al tema della relazione, si può ritenere che questo nesso è continuamente presente nel pensiero psicoanalitico. Lo si può vedere, sotto altra forma, nel dibattito intorno alla relazione d'oggetto, al suo posto nella teoria, esprimibile, nella forma più estrema, dal dilemma posto da Fairbairn nei riguardi della pulsione: ricerca del piacere, che è sempre un piacere già trovato, del remoto dunque o dell'oggetto? Il problema si allarga con lo sviluppo della narratologia psicoanalitica, imperniata, almeno in una rappresentazione sommaria, nel dibattito fra costruzione e ricostruzione. Di qui, anche, il tentativo di porre dei limiti, dei punti di repere all'attività ermeneutica dell'analista. Per un autore come Viderman, per esempio, noto in special modo per il suo La construction de U espace analityque, il processo analitico avrebbe come guida, nel procedere dell'attività interpretativa, l'ipotesi di un es biologico o lo schema dei fantasmi originari, delle strutture fantasmatiche cioè che organizzano la vita mentale del soggetto, ma che sarebbero a lui preesistenti in quanto universali. Allo stesso modo, Ricoeur ha sottolineato come lo scopo dell'interpretazione sia quello di reperire l'arche di ogni individuo: il suo «es primordiale». Ma la questione ovviamente non riguarda solo la complessità dell'atto analitico per eccellenza, quello interpretativo. È il processo stesso che è attraversato da una pluralità irrisolvibile di piani, da un'alterità, quella dell'inconscio e dalla sua inconoscibilità, da un tempo che è sempre un incontro di più tempi, da una temporalità che è già una stratificazione, non di fatti bruti, ma di fatti al soggetto, di proto-teorizzazioni, di costruzioni soggettive che modulano ogni relazione, di precomprensioni che tuttavia, nel loro incistare ciò che non possono rappresentare, si pongono come i più utili segnavia all'interno del processo della cura. Le teorie dell'analista si scontrano e si intrecciano così con le teorie dell'altro, che è anche, per fortuna, l'altro della teoria, ciò che non sono in grado di inscrivere in essa e che permette a questo processo di traduzione-trasformazione che è l'analisi (così come avviene per il mondo autoriflessivo del soggetto), di procedere lasciando inevitabilmente dei resti, elementi intradotti che costituiranno il motore di questo stesso procedere. Resti, la cui evoluzione non è affatto tracciata: solo se ci sarà uno spazio di ripresa, di ritrovamento di quelle condizioni originarie che hanno segnato la storia del soggetto, ritroveranno la loro qualità di messaggio intra o inter-personale. Riacquisteranno cioè, la funzione di motore dello stesso processo, perché nell'illimitata auto teorizzazione che costituisce l'attività del soggetto umano, proprio ciò che si definisce come rumore è la fonte delle nuove informazioni, dell'attività di ripresa e di risignificazione. Diversamente, come facilmente ci è dato di osservare nella clinica, essi accompagneranno la propria storia come zavorra, fantasmi mai elaborati, trasmessi magari alle generazioni successive in qualità, per esempio, di fattori ego-alieni per dirla con Winnicott, di ciò che non appartiene al soggetto e che pure lo determina nel suo destino. Così, il remoto, i fueros, divengono, come in un immenso bricolage, la spinta e la meta stessa (meta in quanto il processo tende continuamente a ripensare se stesso) di ciò che chiamiamo attuale. In questo senso però, il remoto è nell'attuale. Come ha osservato Jean Laplanche, «accanto alla realtà percettiva e a quella psicologica, occorre situare, come terza realtà, quella del messaggio, cioè quella del significante in tanto che indirizzato da qualcuno a qualcun altro» (4). La nozione di messaggio implica la preesistenza del discorso, (il fatto ad esempio che ogni * psichiatra, psicoterapeuta