La Cappella Musicale del Duomo di Spoleto (original) (raw)
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Le attestazioni documentarie relative all’organizzazione della cappella musicale negli anni a cavaliere tra XVI e XVII secolo sopravvissute all’archivio gaudenziano, insieme alla testimonianza fornita dalle musiche coeve prodotte dai musicisti attivi presso questo organismo (specie Benedetto Binago e Pietro Paolo Seregno) dimostrano una vivacità straordinaria – limitata alle sole occasioni eccezionali nei secoli seguenti – proprio durante gli anni più critici della costruzione della nuova basilica. Ricostruendo l’intera attività musicale in San Gaudenzio durante tale periodo – anche in relazione all’allestimento e alla decorazione delle cappelle e alla collocazione degli organi – il contributo propone una riflessione sui dati esistenti contestualizzandoli nelle vicende storiche e artistiche del tempo, pubblicando pure nuovi documenti intorno all’attività novarese degli organari Stagnoli-Cacciadiavoli, sia in basilica, sia in altre chiese cittadine.
La Cappella del Collegio San Carlo a Modena
Testo tratto da La Fondazione Collegio San Carlo a Modena, a cura di Carlo Altini, Modena , 2017
La cappella dei convittori del seicentesco Collegio dei Nobili o di San Carlo a Modena è episodio centrale nella cultura figurativa cittadina di metà Ottocento. Ultimata nel 1852, fu realizzata su progetto di Cesare Costa, che vi dispiega un dettato architettonico di classica raffinatezza, con il commento decorativo degli stucchi di Gaetano Venturi, titolare di un'alacre bottega che recuperava l'antica tecnica della scagliola. Nella volta, entro gli stucchi di Venturi, impreziositi da dorature, Ferdinando Manzini dipinge quattro medaglioni con le Virtù Cardinali, mentre sulle pareti il celebre caposcuola Adeodato Malatesta compone una sorta di fregio con otto dipinti, raffiguranti Angioletti con simboli mariani e cristologici, ciclo completato ormai nel 1878. Dipinto in un arco almeno ventennale, il ciclo senz’altro accrebbe il prestigio culturale del collegio: anche le opere dell'autorevole Malatesta contribuivano, nel clima di generale laicizzazione di quei difficili anni settanta, a fare del San Carlo un punto di riferimento per la società modenese colta e liberal-moderata di cui lo stesso maestro era esponente. Sull'altare fu posta la Presentazione della Vergine al tempio, settecentesca tela ovale di Antonio Consetti, espressiva di un classicismo dal tono “recitato” e aulico, plasmato sugli esempi bolognesi di Gian Gioseffo Dal Sole e, ancor più, di Donato Creti, maestri dell'autore.
Il fondo musicale del Duomo di Spoleto: sintesi cronologica e nuovi dati
Il fondo musicale del Duomo di Spoleto: sintesi cronologica e nuovi dati, 2007
“Il fondo musicale del Duomo di Spoleto” è una sintesi cronologica dell’archivio storico-musicale della Cattedrale spoletina. Finalmente saranno disponibili gli incipit delle composizioni musicali conservate, si ripropongono molte nuove notizie acquisite sull’attività artistica presso la maggior chiesa del territorio, si dà ragione della Cappella musicale del Duomo, che ebbe per secoli un preminente ruolo di diffusione della musica sacra nell’intera Italia centrale.
Verzuolo, la cappella di S. Michele di Papo
Storia di Verzuolo, la cappella di S. Michele di Papo all'interno delle mura del Castello. Il priorato di San Michele di Verzuolo aveva sede all’interno delle mura del Castello, a differenza della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, che era all’interno delle mura del ricetto, in una cappella dedicata a San Michele, della quale se ne conosce la presenza fin dal 1169 (2); in quell’anno il 28 febbraio, Daniele di Verzuolo e i suoi nipoti, stipularono atto di vendita all’interno di questa cappella, “apud castrum de Verzolio in cappella Sancti Michaelis Archangeli”.
«Schola romana», «stil di cappella» e cerimoniale papale
Musici e istituzioni musicali a Roma e nello Stato pontificio nel tardo Rinascimento: attorno a Giovanni Maria Nanino, ed. by Giorgio Monari and Federico Vizzaccaro, Tivoli, 2008 («Atti e memorie della Società Tiburtina di Storia e d’Arte», LXXXI/1, 2008), pp. 129-139, 2008
el 1685, volendo rendere pubblici i giudizi da lui stesso formulati sulle prove di composizione svolte dai candidati al posto di maestro di cappella del duomo di Milano, il cantore pontificio Antimo Liberati, diede alle stampe la sua Lettera scritta [...] in risposta ad una del sig. Ovidio Persapegi. Al di là delle intenzioni originarie, il trattatello divenne il primo manifesto ideologico attraverso cui fu costruita l'identità di una scuola musicale romana. Nel motivare le sue scelte, Liberati ricorse all'autorità di Giovanni Pierluigi da Palestrina per giungere ad affermare una superiorità morale della scuola romana, delineandone pure una sorta di genealogia, che si apre con un'affermazione, in qualche misura, per noi sorprendente: