Il custode della soglia. Il sacro e le forme nell'opera di Carlo Levi, Milano/Udine, Mimesis 2018, pp. 236 (original) (raw)
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Andrea Piccardi (a cura di), Trasmissione del testo dal Medioevo all'età moderna. Leggere, copiare, pubblicare, 2012
Attraverso l’analisi di alcuni frontespizi si tenta di esaminare le precipue modalità con cui le considerazioni sviluppate da vari filosofi (Simmel, Ortega y Gasset) sul valore simbolico della cornice possano estendersi anche alla soglia del testo; questa, d’altronde, anche graficamente, assume spesso la forma iconica di una cornice - generalmente di tipo vegetale, istoriato o architettonico - presentando, analogamente a quella dei quadri, uno stile più razionale e geometrico o più sontuoso e scenografico, secondo il gusto dominante. In una civiltà abituata più alla visualità che alla lettura, le immagini del frontespizio, la cornice con le sue raffigurazioni allusive al contenuto, e ancora di più il ritratto, svolgono un importante ruolo persuasivo o ermeneutico e pertanto non devono essere considerate alla stregua di semplici ornamenti. In tal senso il frontespizio condivide lo statuto di parergon, proprio dell’ornatus retorico e delle cornici dei quadri (ma anche della firma dell’autore, del titolo, della didascalia, etc.) che, secondo Derrida, sarebbero insieme marginali e centrali rispetto a ciò che consideriamo l’opera vera e propria (ergon). L’illustrazione del frontespizio, con la sua posizione privilegiata ad apertura di libro, rappresenta un potente mezzo comunicativo. I messaggi espressi attraverso l’interazione dell’elemento verbale e di quello visivo hanno una finalità informativa e, soprattutto, promozionale. Spesso la prima pagina del libro presentava immagini di archi, porticati o sontuosi portali d’ingresso che assumevano una valenza simbolica, presentandosi metaforicamente, come ‘soglia’, per dirla con Genette, volta a introdurre il lettore verso il sapere.
Varcare la soglia. Il simbolismo della porta. Antropologia – Liturgia – Cultura
La religione sin dai suoi esordi elabora un immaginario creativo dal quale emergono varie dimensioni della vita culturale. Per l’homo religiosus la divinità abita i luoghi e i tempi; si manifesta nei simboli della sua presenza. Il divino trascendente ed eterno è allo stesso momento immanente, vicino, legato alla storia e alla terra dell’uomo. L’emergenza dei simboli e dei riti è legata alla manifestazione del divino, alla sua irruzione nel tempo e spazio. L’origine dei simboli, spazi, oggetti sacri va ricercata in una manifestazione del divino nel mondo. Il cristianesimo con i suoi simboli e riti, con le sue pratiche religiose e tradizioni, fa parte di questa universale tradizione del sacro. Inoltre, il cristianesimo accoglie le strutture antropologiche, le incorpora e porta l’umanità e la cultura dell’uomo all’apertura verso Dio. In realtà, come vedremo, la verità della porta corrisponde alla verità dell’uomo come essere storico e corporeo. Noi siamo esseri collocati nel mondo; siamo un corpo, un tempo, una cultura. E proprio a partire da questa nostra “casa dell’umanità” incontriamo il sacro, apriamo l’esistenza al divino. La porta è un segno visibile di questo incontro. Partendo da queste premesse, la riflessione sulla porta/portale intende non solo leggere e interpretare il significato della forma simbolica, ma ripensare le strutture che regolano dal di dentro questo simbolo nella pratica religiosa e nell’esperienza umana. La riflessione si muove quindi su due binari: si tratta di cogliere sia le categorie che sono di ordine teologico-liturgico (che vuol dire ‘la porta’ nella prospettiva teologica e rituale?) sia quelle di ordine antropologico-culturale (come si articola la simbolica della porta nell’ordine della coscienza/esperienza dell’uomo e della sua cultura?). Ritrovare il senso dello spazio sacro e delle sue componenti – nel nostro caso della porta/portale – significa comprendere i legami tra la struttura dell’uomo e le strutture della religione, specialmente visibile nella simbolica rituale. Queste coordinate tracciano l’itinerario della mia relazione: tende alla comprensione della porta come realtà teologica includendo i suoi risvolti antropologici e culturali.