Femminilità liberata ne L'università di Rebibbia di Goliarda Sapienza, in Milagro Martín Clavijo (ed.), Escrituras autobiográficas y canon literario, 2017 (original) (raw)

Goliarda Sapienza, come oramai ben sappiamo, è una scrittrice ribelle e maledetta per eccellenza, esclusa a suo tempo dal privilegio di pubblicare, e tuttora esclusa dal canone letterario. Il libro cui dedico queste riflessioni, L'università di Rebibbia (Sapienza, 2016) 1 , pubblicato nel 1983, è nato dall'esperienza carceraria di Sapienza stessa che infrange la legge (deruba una sua amica alto-borghese) per compiere un atto di contestazione e potersi definire, come confessa in un'intervista, "criminale per protesta civile" (Providenti, 2010: 159). Anche il testo stesso si configura come un atto di ribellione letteraria perché, classificabile come memorie dal carcere scritte da una donna, rimane quasi senza precedenti 2 , e come tale mina la fondatezza dell'ordine canonico che accetta gli uomini, dando loro accesso al potere esercitato dalla cultura, e rifiuta le donne, negando loro lo stesso diritto 3 . È sintomatico il fatto che mentre le memorie di Goliarda riscuotono pochissima risonanza tra il largo pubblico, nonostante le indubbie qualità della scrittrice, le analoghe memorie maschili di Pellico o di Gramsci rimangono alquanto famose, nonché riconosciute.