Corso base di GIS per archeologia - Verona 2013 (part 2) (original) (raw)

L’esperienza dell’area di Archeologia medievale dell’Università degli Studi di Siena nella produzione di cartografia archeologica mediante sistemi GIS e tecniche di rilevamento topografico

SIFET 2005, “Integrazione fra le tecniche innovative del rilievo del territorio e dei beni culturali”, Atti del 50° Convegno nazionale della SIFET (CD rom), Mondello (PA), 29 giugno – 01 luglio 2005, 2005

Digital technology, with particular reference to GIS applications, the use of numerical cartography and the developments of topographical survey instruments (total stations, GPS and, more recently, laserscanners) have been of major importance in determining a clear quality improvement in the production of archaeological cartography. This paper describes the experience of the LIAAM (Laboratory of Information Technology Applied to Medieval Archaeology - Medieval Archaeology Area of the University of Siena) in the integrated management of archaeological data, from the landscape scale down to single excavations. In particular we will deal with aspects related to digital surveying and production of archaeological cartography, obtained through instrumental acquisition as well as through long-lasting processing steps of base maps. Starting from a discipline which is part of the human sciences, we slowly developed the necessary technical know-how which now allows us to autonomously produce data and records fitting the needs of our projects; it also puts us in the right conditions to have a profitable interchange with the public administrations and with specific professional figures having a technical-scientific background. Our methodologies, and therefore the adopted survey techniques, change in relationship to the different territorial scales of our researches. In fact, different detail levels derive directly from the scale of an archaeological project and are determined by specific needs usually tied to the research questions which are involved. Moreover our cartography collection has to be seen as part of a more general data management system based on GIS solutions which allow us to gather into one platform several types of interventions (data derived from published material, field-walking, excavations, topographical and monuments survey campaigns, etc.) operated by the research groups of our Department. The great attention towards the spatial perspective of our data passes through a collective effort aiming at the identification of the most appropriate survey methodologies and at gaining the necessary skills in order to produce high quality and technologically advanced records and documentation. The energy we have spent in this direction has allowed us to obtain, whenever and wherever it has been possible (due to the many and very changeable conditions of archaeological research), a highly reliable cartographical data which serves more than one purpose. In particular the final fruition of the maps is tied with aspects concerning the scientific matters of archaeological and historical research, the political questions of landscape planning and cultural heritage preservation, the social viewpoint in the sense of communicating to the wide public the results of our investigations through a simple and explanatory use of cartographical reconstructions. La tecnologia informatica, in particolar modo le applicazioni GIS e la cartografia numerica, e gli sviluppi delle strumentazioni di rilevamento topografico, ossia stazioni totali e GPS (nonché, sebbene di recente affermazione, gli scanner tridimensionali) hanno contribuito in maniera sostanziale ad un marcato miglioramento nella produzione e nella divulgazione della cartografia archeologica. Nel contributo si intende descrivere l’esperienza maturata presso l’area di Archeologia medievale dell’Università di Siena, in particolare all’interno del LIAAM, per una gestione integrata del dato archeologico dalla scala territoriale a quella dello scavo stratigrafico. Nello specifico, ci limiteremo agli aspetti inerenti al rilievo ed alla produzione di cartografia archeologica, che passano attraverso l’uso dei più comuni strumenti per il rilevo topografico digitale, ma anche attraverso un lungo lavoro di acquisizione e trattamento della cartografia numerica di base. L’obiettivo è quello di descrivere come, all’interno di un settore disciplinare tradizionalmente afferente all’ambito umanistico, si sia riusciti a formare personale che, nel tempo, ha acquisito le competenze tecniche minime indispensabili per poter disporre di documentazione adeguata, rendendosi autosufficienti e ponendosi in condizione di dialogare con amministratori e figure professionali di formazione tecnico-scientifica. Di seguito verranno illustrate le metodologie di lavoro e le tecniche di rilievo adottate, ponendo l’attenzione sulle loro variazioni dovute al cambio di scala dell’indagine: a ciascuna scala corrispondono infatti, in archeologia, un grado di dettaglio proporzionale alle particolari esigenze ed alle specifiche problematiche di studio. Il tutto viene visto nell’ottica di una gestione complessiva del dato archeologico all’interno di sistemi GIS che mettono in connessione interventi di vario carattere (schedature, ricognizioni topografiche, scavi, campagne di rilievo, ecc.) operati dai diversi gruppi di lavoro all’interno del dipartimento. La grande attenzione al dato spaziale passa attraverso uno sforzo collettivo di individuazione di metodologie di rilievo rispondenti alle nostre specifiche esigenze ma anche di adeguamento ed apprendimento degli strumenti necessari alla produzione di una documentazione di alto profilo e tecnologicamente avanzata. L’impegno profuso in questa direzione ci ha consentito di disporre di una documentazione che si presta a molteplici usi, sempre garantendo, nell’ambito del possibile (condizione quanto mai variabile in archeologia), un’alta affidabilità del dato cartografico. In particolare, la fruizione finale della cartografia è connessa agli aspetti scientifici della ricerca, a quelli politici della programmazione territoriale o della salvaguardia del patrimonio e a quelli sociali dell’uscita al grande pubblico, ossia della divulgazione e della volgarizzazione dei contenuti, che si può ottenere anche mediante un uso semplice e “didascalico” delle ricostruzioni cartografiche.