Le stragi nazifasciste nella pubblicistica e nelle celebrazioni delle amministrazioni locali (original) (raw)
Saggio di Simone Duranti contenuto in: Marco Palla (a cura di), Storia della Resistenza in Toscana, Volume Secondo, Carocci, Roma 2009, pp. 127-51. La Toscana ha pagato un tributo di sangue molto rilevante durante la Resistenza e il passaggio del fronte: più di 4000 vittime civili rappresentano non soltanto un numero quantitativamente grande ma ovviamente fanno sì che la memoria pubblica delle vicende resistenziali e la sua elaborazione dal dopoguerra a oggi si sia concentrata largamente su questa tematica. Ineludibile quindi il tema dello stragismo nazifascista, secondo una linea di continuità che dal 1945 a oggi ha riempito scaffali di librerie e biblioteche, oltre che condizionare forma e contenuti delle cerimonie di ricordo e celebrazione. Dagli aspetti più laici e politicizzati in senso rivendicativo, fino alle cerimonie religiose concentrate su una pietas di matrice cattolica, siamo di fronte a un magma complesso di concetti, fatti e suggestioni che hanno impattato nel tessuto connettivo del paese e in modo particolare sui territori delle comunità locali coinvolte dai fatti di strage. Ma queste memorie e la loro coniugazione in discorso pubblico non hanno avuto necessariamente degli esiti definitivi: siamo di fronte, soprattutto nei tessuti locali, a memorie spesso in contraddizione, se non divise e conflittuali. Si tratta della gestione pubblica del passato o della difficoltà di giungere a criteri di definizione oggettivi, di scrivere e affermare la " verità " ? Le due ragioni sono compresenti, infatti appare fin da subito evidente che la descrizione dei fatti di strage muove tanto dalla volontà di precisare le responsabilità fasciste assieme a quelle tedesche ma in vari casi anche per trovare nelle azioni partigiane le ragioni di fenomeni spesso di una tale efferatezza da rendere necessario un aspetto di causa evidente. Quest'ultimo concetto necessita di un chiarimento: frequenti sono le situazioni di piccoli borghi rurali e montani che vengono occupati, razziati, incendiati e le cui popolazioni ven-gono sottoposte a tortura, uccisioni di massa, violenze su donne, bambini e anziani, persino gli animali domestici vengono sacrificati in un delirio di violenza indiscriminata che non trova alcun tipo di spiegazione razionale se non l'imbarbarimento di eserciti in ritirata che sottopongono a martirio popolazioni spesso prive di relazioni dirette con la presenza partigiana sul territorio.