Magaudda, P., & Balbi, G. (a cura di). (2018). Fallimenti digitali. Un'archeologia dei 'nuovi' media. Milano: Unicopli (original) (raw)
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2014
Quanto è rivoluzionaria la cosiddetta ‘rivoluzione digitale’? E quanto, invece, il digitale affonda le proprie radici nei vecchi media analogici dell’Otto-Novecento? Partendo da questi interrogativi, Gabriele Balbi e Paolo Magaudda ci guidano in un originale viaggio attraverso la storia dei media digitali, dalla prima metà del Novecento ai giorni nostri. Con un’ottica globale, gli autori ripercorrono le tappe principali della storia del computer, di internet, del telefono cellulare e della digitalizzazione di alcuni settori dell’industria culturale quali musica, stampa, cinema, fotografia e radiotelevisione. Tra rotture rivoluzionarie e sorprendenti continuità, Storia dei media digitali getta uno sguardo disincantato su una delle mitologie del nostro tempo.
Fake news, conspiracy theories, forgeries: contemporary society appears to be particularly sensitive to the theme of "fake" and even history easily becomes the object of falsification. Considering different types of uses, reuses and abuses of history, the book reviews the many reasons that lead to the production of fakes: frustrated ambitions, economic interests, thirst for power. Accustomed by trade to dealing with fact checking, the authors of the contributions investigate the different forms of mystification of reality, starting from a common premise: no opposition between the "bad guys" (forgers and their accomplices, aware or unaware of the deception) and the "good guys" (the champions of truth, honesty and authenticity), but research into the origins and purposes of revisitations, errors and inventions.
This paper aims to theorize four ways in which media history and old analog media emerge in contemporary everyday life and, consequently, influence digital media as well. First, media history leaves behind material objects that enter the households, influence daily habits, and rarely get discarded, more often changing their socio-cultural meaning over time. These analog " monuments " of the past co-exist with digital devices and get their specific places and habits in everyday lives. Second, media history and old media sets a reservoir of memories that are constantly reminded and re-discounted: under this respect, old media help personal emotions and memories to re-emerge and, moreover, provoke forms of historical nostalgia even in digital ecologies and even nostalgia of something never experienced. Third, media history often recurs in the same places, following similar trajectories and constituting forms of geo-spatial path dependency that influence the ways in which new media are perceived and used in everyday life. Finally, meanings and imaginaries related to media history reappear, often in unintended ways and little noticed, in digital media: for example, the telephone handset as the icon for WhatsApp or the sound of a mechanical shutter remind us that exchanging messages or shooting a picture via smartphones have analog legacies. Through historical examples and historiographical reflection, this paper shows that media history is essential to understand the development of digital media specifically and, therefore, that analog media co-exist, are machines of memories, are still relevant from a material perspective and are even embedded in digital media. In other terms, we need to study old media and their histories in order to understand the ways in which digital media work. Questo articolo vuole individuare quattro modalità con cui i vecchi media e più in generale la storia dei media, emergono nella vita quotidiana, influenzando di fatto lo sviluppo e la struttura dei media digitali contemporanei. La storia dei media, in primis, lascia dietro di sé oggetti che, sotto diverse forme, entrano nelle nostre case e nelle nostre abitudini e che difficilmente ne escono, assumendo più spesso ulteriori significati socio-culturali nel corso del tempo. La storia dei media poi ha costruito una riserva di ricordi che vengono costantemente richiamati e ri-attualizzati: per questa ragione i vecchi media sono in grado di far riemergere emozioni e memorie personali e condivise o, ancor di più, riescono a suscitare forme di nostalgia di ciò che non si è vissuto. In terzo luogo, la storia dei media si ripresenta spesso negli stessi luoghi, seguendo traiettorie simili e costituendo forme di path dependency geografico-spaziali che influenzano lo sviluppo e l’uso dei nuovi media nella vita quotidiana. Infine, significati e immaginari legati alla storia dei media si riattualizzano e si ripresentano, spesso in maniera involontaria e poco notata, nei media digitali: una cornetta telefonica o il suono di un otturatore meccanico ce lo ricordano durante gesti quotidiani come l’uso di WhatsApp o la produzione di una delle decine di immagini giornaliere tramite smartphone. Tutti questi elementi dimostrano l’attualità delle vecchie tecnologie e, in senso della storia dei media: si pensi, ad esempio a quanto in quest’ottica i mezzi di comunicazione analogici siano indispensabili a capire lo sviluppo dei mezzi digitali. In ultima analisi, quindi, l’articolo si pone in maniera polemica contro i detrattori dell’uso della storia nell’analisi dei media contemporanei. Keywords media history; obsolescence; memory and nostalgia; infrastructure; intermediality