Giovani AMA - Università di Siena (original) (raw)

I Convegno Internazionale per giovani ricercatori Università per Stranieri di Siena - 21/22/23 novembre 2018

La ricerca umanistica si è orientata nel nuovo millennio verso temi, metodi e prospettive diversificate e innovative rispetto al passato. A tale spinta centrifuga non deve necessariamente corrispondere una dispersione delle energie e una individualizzazione del lavoro, e in molti aspetti della ricerca contemporanea un approccio multidisciplinare resta produttivo e fortemente auspicabile. Da questa convinzione nasce l’idea di una condivisione di temi, metodi e forze che possano arricchire e dare nuovi stimoli alla ricerca di ambito umanistico condotta presso l’Università per Stranieri di Siena. Per far ciò, i giovani ricercatori dell’ateneo propongono ai loro colleghi di altre università italiane ed estere di mettere insieme le conoscenze, per favorire un arricchimento reciproco. Ogni forza centrifuga muove peraltro da un centro comune, che nel caso delle ricerche svolte nel nostro Ateneo può essere rappresentato dalla nozione di parola. La parola è l’oggetto di studio di molte discipline umanistiche (la letteratura, la filologia, la linguistica), ed è allo stesso tempo uno degli scopi dell’apprendimento linguistico. La riflessione sulla parola permette dunque di mostrare quanto sia salda la continuità tra le ricerche condotte in ambito umanistico, e quanto i diversi ambiti di ricerca si sfiorino concentrandosi spesso sul medesimo oggetto d’indagine.

In margine al Progetto Giovani

In un momento casuale dell'anno (oggi si dice «in presenza di un input») il preside chiama nel suo ufficio un insegnante (scelto tra quelli che pensa gli oppongano minor resistenza) e lo incarica di fare «qualcosa» riguardo ali'«ambiente». L'insegnante (di solito donna, di solito di scienze) si informa un po' presso qualche collega e scopre che si è trovata coinvolta niente meno che in un progetto di durata triennale chiamato «Progetto giovani 93»; la cosa comunque non la spaventa, anzi l'argomento è interessante per lei e per i suoi alunni e comincia a lavorarci su. Bisogna raccogliere dei dati, alcuni anche attraverso analisi di laboratorio, prelevare campioni di acque, vincere resistenze di autorità, contattare enti (il tutto con due ore alla settimana e tre sedi scolastiche diverse, in ognuna delle quali la stessa insegnante è «referente» per qualcosa d'altro -droga, lavoro, recupero scolastico, coordinatrice ecc.-). Dopo un po' i colleghi si accorgono di un'attività inconsueta (il primo sintomo è la classica giustificazione dell'alunno/a «ieri non ho potuto studiare perché dovevo fare un lavoro per la professoressa di scienze» (subappalto?, lavoro domestico?, sfruttamento di minore?). Alla richiesta di chiarimenti fanno finta di capire, poi, alla prima occasione, in sala professori, invitano l'insegnante a moderare il suo sfrenato attivismo; lei stessa, ormai resasi conto dell'impegno richiestole, sarebbe ben lieta di farlo, ma spera di riuscire a concludere in tempi brevi (così si esprime in consiglio di classe). Vana illusione: come ogni ricercatore sa, dopo la raccolta di dati (relativamente facile), viene il momento di organizzare il lavoro (forzatamente frammentario, tanto più se affidato a gruppi disomogenei) e indirizzarlo verso qualche provvisoria conclusione, il che richiede sangue freddo e spesso più tempo. Si arriva così verso la fine dell'anno scolastico in un clima di ostilità ormai manifesta: i colleghi ti guardano con fastidio perché turbi l'usuale routine, i ragazzi, che forse speravano di lavorare di meno, ora, pressati dalle interrogazioni finali, considerano il tutto una perdita di tempo e l'insegnante comincia a sviluppare un complesso di colpa perché le sembra di avere trascurato «il Dio-Programma». Per fortuna, a scuola, tutto passa (nel senso che la fine dell'anno risolve tutti i problemi) e niente passa (nel senso che gli stessi problemi si ripresentano puntualmente ad ogni inizio), e così le vacanze estive portano sollievo e respiro. Nel frattempo (forse è arrivato un altro input) questo lavoro sembra diventato importante: il collega dell'altra sede, incaricato dello stesso lavoro, ne vuole una copia (perché lui non ha fatto in tempo a far niente: «si sa, il Programma») e anche il preside è interessato: qualcuno «lassù» deve fare un convegno, al quale però l'insegnante non potrà partecipare, anzitutto perché è già stata trasferita e poi perché «deve fare lezione».

Giovani Sinti e Media Education

Il progetto "Sinto-nizzati!" nasce come una scommessa doppiamente ardua: coinvolgere i giovani sinti 2 , residenti nei due "campi nomadi" di Pavia, in un percorso extra-scolastico di apprendimento e di socializzazione, a partire da attività realizzate con il supporto di uno staff tecnico-educativo non istituzionale, e farlo attraverso l'avvicinamento ai nuovi media, web radio in primis, in un processo di learning by doing caratterizzato da un basso livello di strutturazione formale.

Lo Studium di Arezzo

L’Università, in Arezzo nel medioevo, a cura di G. Cherubini-F. Franceschi-A. Barlucchi-G. Firpo, Roma, Herder 2012, pp. 185-194.