Convegno internazionale di studi: Musei in Europa negli anni tra le due guerre. La conferenza di Madrid del 1934 (original) (raw)

Mostre e musei nei cinegiornali dell’Archivio Luce tra le due guerre, in Musei e mostre tra le due guerre a cura di Silvia Cecchini e Patrizia Dragoni . Capitale Culturale Studies on the Value of Cultural Heritage, 14, 2016, pp. 407-427

Il patrimonio cinematografi co dell’Istituto Nazionale Luce raccoglie alcune centinaia di ore di fi lmati che riguardano la storia delle mostre e dei musei del ‘900 in Italia e non solo. Sin dalla sua nascita, nel 1925, il LUCE (L’Unione Cinematografi ca Educativa) inviò i suoi operatori a documentare musei, gallerie e mostre, specialmente in occasione di visite ufficiali dei sovrani e di esponenti del regime fascista. Cinegiornali e documentari didattici sono visibili on-line sul sito dell’Archivio, e parzialmente anche sul canale dedicato di YouTube. Il contributo traccia una prima ricognizione di un vasto panorama di materiali documentari e informativi, dando conto dell’uso del mezzo fi lmico per documentare le esposizioni temporanee e i musei. L’importanza del materiale del LUCE, che a partire dal 1931 diventa anche sonoro, offre uno spaccato ancora poco conosciuto di questa forma di documentazione in relazione al coevo dibattito sui musei, tra propaganda e uso pedagogico dell’immagine. Vengono esaminate modalità e strategie di presentazione visive e testuali distinguendo tra gli i musei di archeologia, arte antica, arte moderna e contemporanea, considerando alcuni casi specifi ci di esposizioni temporanee come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. La conclusione è dedicata ad una rifl essione sui viaggi di Adolf Hitler in Italia in rapporto al patrimonio artistico e architettonico. The film heritage of the National Institute Luce collects several hundred hours of footage covering the history of the exhibitions and museums of the ‘900 in Italy and beyond. Since its inception in 1925, the LUCE (The Union Educational Film) sent his workers to document museums, galleries and exhibitions, especially on the occasion of offi cial visits of kings and members of the fascist regime. Newsreels and educational documentaries and that for some years on-line are also visible on the Archive audiovisual database, and partly also on the dedicated YouTube channel. The paper draws a fi rst reconnaissance of a vast landscape of documentary materials and informative, giving regard to the use of the medium of fi lm to document the temporary exhibitions and museums. The importance of the LUCE’s material, which in 1931 also becomes sound, offers a glimpse still little known of this form of documentation in relation to the contemporary debate on museums, including propaganda and pedagogical use of the image. Ways visual and textual presentation strategies are examined distinguishing among the museums of archeology, ancient art, modern and contemporary art, considering some specifi c cases of temporary exhibitions like the Venice Biennale and the Rome Quadrenniale. The conclusion is dedicated to a refl ection on Adolf Hitler travels in Italy in relation to the artistic and architectural heritage.

R. Cassanelli, "Musei di guerra, musei in guerra. A proposito dell’apertura della Pinacoteca di Brera il 15 agosto 1809", in Milano 1809. La Pinacoteca di Brera e i musei in età napoleonica, atti del convegno internazionale, a cura di S. Sicoli, Milano, Electa, 2010, pp. 132-143.

Brera 1809, a cura di S. Sicoli, Milano, Electa, 2010

Musei e Secessioni come spazi di comunicazione politica: Monaco - Berlino - Vienna (1840-1910)

Scienza & Politica. Per una storia delle dottrine, 2010

Introduzione L'idea che ispira questo progetto di ricerca è di ricostruire il rapporto tra arte, Stato e pubblico quali soggetti della comunicazione politica in Germania e in Austria nella seconda metà del XIX secolo. L'interesse è rivolto all'organizzazione istituzionale dell'arte e al suo significato nella costruzione «culturale» della nazione nel campo di tensione fra Stato monarchico e società civile, fra spirito nazionale e orientamento cosmopolita, fra aspirazione all'autonomia artistica e mercato. Il progetto parte dall'assunto che nel processo di organizzazione dell'arte, e nel discorso sviluppatosi attorno a essa, siano coinvolti valori sociali centrali e conflitti politici propri dell'età borghese. L'incontro-opposizione tra borghesia (liberale) e monarchia (costituzionale) ha visto lo sviluppo sincronico di due processi di comunicazione politica che rivelano-secondo l'ipotesi di lavoro-la portata «costituzionale» dell'arte. Da un lato, a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, la Germania ha conosciuto un proliferare di musei statali, cioè di istituzionalizzazione dell'arte nei musei, che ha segnato la cessione-o forse «concessione»: fenomeno analogo, verrebbe da dire, alle contemporanee carte costituzionali octroyées-delle collezioni private dei sovrani e dei principi ai sudditi attraverso i musei, cioè in spazi aperti al pubblico. Un fenomeno, questo, che verrà analizzato sulla base di tre casi:

Sui musei napoletani spunti di riflessione dalle riviste (1860-1920)

Sui musei napoletani: spunti di riflessione dalle riviste N el corso di questa nostra lunga e articolata ricerca sulle riviste ho spesso preferito la dimensione monografica dell'indagine intesa come affondo sulle peculiarità di una rivista 1 che mi ha consentito di cogliere le posizioni di gruppi d'intellettuali, le caratteristiche di un particolare periodo storico o comunque di uno specifico progetto editoriale. Di recente sono occupata soprattutto dei periodici nati nel XIX secolo rivolgendomi, solo di recente, a quelli editi nei primi decenni del Novecento. 2 Tra questi, nonostante la più ampia presenza dell'argomento "arte", è quasi sempre risultato abbastanza ridotto lo spazio dedicato al museo. Quel poco emerso, tuttavia, se mi è consentito il paradosso, è risultato essere assolutamente "inedito". dall'altro ha fatto emergere-confrontando gli spunti di ricerca offerti dai diversi articoli schedati con la bibliografia esistente e i suoi contenuti -la notevole limitatezza degli studi sui musei napoletani. Non parlo tanto delle principali vicende storiche della loro fondazione cui i cataloghi, chi più chi meno, fanno sempre riferimento, quanto piuttosto della necessaria riflessione sulle scelte sottese a una donazione; sulle forme espositive che nel corso degli anni hanno raccontato una scelta critica o presentato un problema metodologico 3 ; sulle modalità di gestione del museo 4 ; sugli strumenti che si offrivano al pubblico e via discorrendo. Questo tipo di approccio allo studio dei musei napoletani che è poi, per me, il vero approccio museologico, è tutto da farsi. E le ricerca sulle riviste ha lasciato scorgere la concreta possibilità di farlo. E' ormai da qualche tempo, pertanto, che sto spostando lo sguardo dalla peculiarità delle singole riviste ad alcuni specifici argomenti da esse trattati, al loro ripetersi in sedi editoriali e momenti diversi, alle immagini pubblicate, agli eventi raccontati, a quanti se ne occuparono 5 . Userò dunque il notevole patrimonio d'informazioni emerso dalla nostra ricerca per precisare il "fenomeno culturale" museo nella sua generalità, nella sua forma e nella sua configurazione in una determinata realtà storica, politica e sociale. Considerata l'attuale frammentarietà delle mie ricerche 6 , tuttavia, in questa sede mi limiterò a un elenco delle tematiche individuate partendo da quelle, numerosissime, relative ai "musei" privati (collezioni ampiamente fruibili per volontà dei loro possessori) e al rapporto, molto poco sondato, tra collezionismo privato e museo.

O. Lanzarini, Le mostre degli anni Trenta e la museografia postbellica in Italia. Les Liaisons dangereuses, in Coordenadas culturales en la museología del presente: cinco neologismos, J. Arnaldo (ed.), Museo Nacional del Prado, Madrid 2023, ISBN: 978-84-8480-599-1, pp. 131-142

Between 1945 and the mid-1960s a widespread reform of museums was promoted in Italy to transform them into efficient educational tools at the service of the general public. The protagonists of this operation, alongside the directors and officials of the museums, were the architects who were in charge of giving an updated image to museums which were often housed in pre-existing buildings of historical and artistic value. The strategies adopted by masters such as Franco Albini, Studio BBPR, Franco Minissi, Carlo Scarpa and many others, had well-defined aims. The museum had to present itself as a lively place, integrated into the daily life of visitors who, once inside the rooms, were stimulated by the arrangement of the displays to get close to the works of art and understand their meaning, and then take with them the awareness they had acquired of the works of art once they had left the museum. If these carefully organized mechanisms for the interaction between the space available in museums, the objects exhibited and the public could be arranged efficiently and quickly in dozen of Italian museums, it was mainly for one reason: that they had already been developed during the 1930s on the occasion of the exhibitions held under the aegis of fascism. A liaison dangereuse which cannot be ignored when trying to understand such a complex phenomenon.