L’io, l’altro e la lingua. La Traduzione del Trauma tra lingua e memoria.pdf (original) (raw)
‘Desaparecidos’ è una parola conosciuta in tutto il mondo cui pochi riescono a dare un significato oltre alla traduzione letterale: ‘scomparsi’. La letteratura cerca di superare i limiti di una parola che ‘definisce attraverso l’indefinizione’, mostrando chi sono e cosa hanno sofferto i desaparecidos. Continuare a parlare di desaparecidos significa ammassare in un insieme indistinto persone che, così come nella prigionia, continuano oggi a essere rappresentate senza un volto, senza un nome, senza una storia e, in definitiva, senza un’identità. Essi continuano a vivere nell’immaginario collettivo nazionale e internazionale come desaparecidos. Le vittime di altri genocidi e/o violazioni dei diritti umani sono identificate secondo una caratteristica che li accomuna, generalmente identitaria (religione, nazionalità, status sociale). Nel caso argentino, invece, le vittime sono nominate attraverso un termine che nulla ha di identitario, che si riferisce alle conseguenze della repressione: la sparizione, appunto. Racconti come “Cambio de armas” e “Simetrías” aiutano a entrare in un mondo deturpato, annichilito e, in ultima istanza, cancellato. La lingua e la letteratura ricostruiscono i frammenti prodotti dal trauma, tentando di creare ponti tra le diverse memorie collettive e di abbattere ogni conflitto senza distruggere ciò che definiamo ‘altro’. Suggerendo una relazione attiva, retroattiva e circolare tra lingue e memorie, questo volume si propone di aprire nuovi percorsi teorici ed empirici nello studio sui linguaggi della memoria. La letteratura e la traduzione, soprattutto. [dall'Introduzione, Racconti dell'indicibile, Rayuela, Milano: 2016]