DALLA TERRA ALLE GENTI LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NEI PRIMI SECOLI (original) (raw)

DIVERGENTI. LO STILE CRISTIANO NEL MONDO SECOLARIZZATO

Lo stile cristiano nel mondo secolarizzato Divergent è il nome di un film del 2014 diretto da Neil Burger, ambientato in un futuro distopico postapocalittico. Il film racconta le vicende di una coppia di giovani che appartengono a una società divisa in caste. La narrazione è rivolta ad un mondo futuro, si parla dunque di fantascienza, di ipotesi di civiltà future. Ebbene, dentro questo mondo volutamente studiato per essere diviso in caste dalle più nobili alle più umili, per mantenere l'armonia nella società, ci sono i divergenti che, come dice la stessa parola, sfuggono ad ogni tipo di inquadramento di classe. Soprattutto la ragazza, Beatrice, interpretata da Shailene Woodley, è divergente al 100% e viene ricercata per leggere e interpretare un testo lasciato dagli antenati e riguardante il futuro della specie. Ebbene, dopo aver dovuto passare per prove incredibili, finalmente Beatrice riesce ad aprire il testo dove esce una voce che afferma che, diversamente di come sosteneva la governate, i divergenti furono creati proprio per salvare il pianeta. Sono i divergenti, infatti, che a motivo della loro capacità di porsi contro, di non accettare quietamente le ingiustizie prodotte dalla società divise in classe, riescono a salvare il pianeta dalle leggi ingiuste e dagli usurpatori. Non è un caso che la divergente pura e autentica sia una donna. In un mondo e in una cultura i cui valori sono dettati dalla mentalità patriarcale che contagia anche le donne, che nel regime immaginato dal film sono al potere, la donna manifesta la diversità per antonomasia e, quando riesce ad esprimerla, sconvolge con la sua imprevedibilità i rigidi meccanismi del sistema. Sarà questa donna divergente ad aiutare l'umanità ad andare al di là delle barriere difensive costruite dal sistema per difendersi da fantomatici nemici. È proprio lei, la divergente, che non si è mai fidata del sistema a scoprire che dietro ai proclami del regime c'era tutta una farsa, la menzogna di un mondo di paura costruito apposta per controllare le persone.

GENESI E AFFERMAZIONE DEL CRISTIANESIMO

Il Cristianesimo è fondato sul culto di Gesù Cristo ("Gesù il Messia, l'Unto), il Figlio di Dio, l'unica autorivelazione di Dio all'uomo. Nello stesso tempo si considera Gesù come una figura storica reale, a un uomo di umile estrazione sociale che durante la vita rimase sconosciuto al di fuori dell'angolo oscuro dell'impero romano, qual era la Palestina del tempo, in cui visse e morì. Gesù, nato nel 4 a. C., alla vigilia della morte di Erode il Grande, re della Giudea, visse poco più di trent'anni, quasi senza mai uscire dalla sua terra. Gli Ebrei erano un popolo sottomesso che viveva in parte sotto il governo di principi locali nominati dall'imperatore romano, in parte sotto il diretto controllo di Roma. I sadducei, un partito sacerdotale, accettavano il dominio romano, cui questi dovevano la loro influenza. I farisei, che in seguito divennero il partito dominante, si occupavano molto meno di politica si concentravano sullo studio e applicazione della legge veterotestamentaria. Gli esseni, un gruppo di Ebrei più rigorosi, uscirono dalla società ebraica e organizzarono comunità isolate, dove potevano dedicarsi a salvaguardare la loro purezza religiosa. Molti altri Ebrei odiavano il governo romano e spesso scatenavano rivolte, che alla fine culminarono nella "Guerra giudaica" (66-73 d.C.) che li portò alla diaspora. Gli Ebrei speravano da lungo tempo nel "giorno del Signore" in cui Dio sarebbe intervenuto per salvare il suo popolo. Coltivavano la speranza in un "Messia", in un liberatore, che Dio avrebbe inviato, e tale speranza era molto viva al tempo di Gesù, anche se il suo contenuto non era affatto uniforme. Alcuni concepivano il Messia in maniera più spirituale, come una figura sacerdotale e profetica, mentre nell'aspettativa popolare, egli sarebbe stato un gran re e comandante che avrebbe sconfitto i Romani e avrebbe liberato il popolo eletto dallo sfruttatore. Quindi, poiché di quando in quando comparivano dei movimenti "messianici" incentrati su capi popolari carismatici, la Galilea era conosciuta come un terreno fertile di tali iniziative. Gesù nacque a Betlemme, in Giudea, ma fu allevato a Nazareth e svolse in Galilea gran parte della sua attività pubblica. Nonostante l'oscurità provinciale in cui viveva, la famiglia di Gesù aveva un albero genealogico onorevole. Così egli nacque a Betlemme, la città di Davide. Ma, dato l'afflusso di gente nella città causato dal censimento romano, le circostanze della sua nascita non furono certo regali. Il suo Natale è l'unione della povertà e dell'oscurità terrena con qualcosa di miracoloso che va al di là dell'umano. Questo è tipico del ritratto trasmesso dai Vangeli di Gesù, vero essere umano ma anche figlio di Dio in maniera unica. In realtà non si conosce della sua vita, dall'infanzia all'età di trent'anni, quasi nulla. Egli ricevette chiaramente una buona istruzione nelle Sacre Scritture e con ogni probabilità fu istruito in Esse nella scuola della sinagoga locale, ma non compì studi accademici e si dedicò alla professione di carpentiere.

IL CRISTIANESIMO ANTICO E LA RAFFIGURAZIONE DI DIO

2021

L’obiettivo di questa tesi è quello di ripercorrere le fasi evolutive più importanti della storia della raffigurazione del sacro nel mondo cristiano. Si partirà dalla fase iniziale della storia del cristianesimo, nella quale non vi sono testimonianze di raffigurazioni della divinità, poiché, anche se con motivazioni diverse, il cristianesimo riprendeva i dettami della religione ebraica, che prescriveva tali procedure . Verrà quindi esaminata la nascita, nel III secolo, dell’immagine cristiana. Queste prime rappresentazioni sono legate soprattutto all’ambito funerario, come nel caso delle decorazioni parietali delle catacombe e dei sarcofagi. Lo stile di queste immagini è ancora fortemente simbolico e legato ad una cultura classica e pagana: rielaborata però con significati cristiani. Per tutto il resto della tarda antichità, spingendosi fino al VIII secolo, si verifica un’esplosione nel ricorso all’immagine sacra, vista anche come potente mezzo pedagogico di insegnamento delle sacre scritture. Essa è sempre più diffusa in ambito privato come nella decorazione delle chiese e nell’ambito del culto delle reliquie dei Santi e delle loro rappresentazioni . In Oriente si diffondono quindi tra il VI e il VIII secolo le icone. Sono immagini sacre realizzate con varie tecniche (a tempera, ad affresco o a mosaico). I soggetti principali raffigurati sono Cristo, la Vergine, i santi, le feste e i misteri cristiani: queste icone vengono collocate nelle principali chiese e monasteri. La tradizione ritiene che molte di queste icone siano immagini di origine divina e che abbiano poteri miracolosi: in questi casi sono definite con l’espressione greca acheiropòiete, ossia «non fatte da mano umana» . Ma la diffusione di queste icone ha condotto nel VIII secolo alla prima importante crisi dell’immagine nel mondo cristiano, ricordata come la crisi iconoclasta. Nel 726 Leone III Isaurico (717-741), imperatore d’Oriente, diede il via alla sua politica contro l’uso dell’icona, distruggendo l’immagine del Cristo affissa sulla grande porta bronzea del palazzo imperiale di Costantinopoli. Il rigetto da parte dell’imperatore delle immagini sacre era legato alla volontà di diminuire i poteri dei monaci, che in quel momento avevano acquisito grande importanza e autorità, e alla concezione delle icone come veicolo che favoriva l’idolatria. La prima abolizione dei divieti iconoclastici venne quindi sancita con il concilio di Nicea II (787), in cui si affermava che le icone sono custodi della tradizione ecclesiastica sia scritta che orale, e in cui si ribadiva che la raffigurazione della divinità o del sacro più in generale aveva la funzione di facilitare la memoria e stimolare l’emulazione dei personaggi rappresentati. La decisone del concilio di Nicea II non è stata recepita in pieno in tutto l’Occidente. Nella parte settentrionale dell’Europa, infatti, è stata mantenuta una posizione mediana: per cui le icone sono viste come memoria dei fatti storici e ornamento della chiesa e per questo non andavano distrutte, ma allo stesso tempo non dovevano essere venerate . Nel IX secolo, con Leone V l’Armeno (813-820), si verificò una fase di ripresa delle idee iconoclastiche, che verranno totalmente debellate nell’843 con la deposizione del patriarca Giovanni VII Grammatico, iconoclasta, da parte di Teodora, reggente dell’impero d’Oriente, aiutata dal vescovo Metodio, del partito iconodulo. In Oriente la questione della raffigurazione delle immagini sacre aveva condotto a scontri violenti, mentre in Occidente l’icona godeva di grande fortuna, che sarebbe durata per tutto il resto del medioevo. Esportata dall’Oriente nelle principali città, soprattutto a Roma, era divenuta presto oggetto di culto e di venerazione. Le immagini, infatti, dato l’elevato tasso di analfabetismo medioevale, erano uno strumento più forte della parola per portare il messaggio di Cristo a tutti i fedeli senza alcuna distinzione. Nell’età moderna una tappa fondamentale per la comprensione del trattamento delle immagini nell’arte cristiana è costituita dal Concilio di Trento (1545-63), uno fra i più importanti mai celebrati per la Chiesa cattolica. Il concilio venne convocato anzitutto per reagire alla diffusione della Riforma protestante in Europa, ma nella sua ultima fase furono stabiliti alcuni criteri fondamentali per la disciplina dell’arte cristiana. In particolare, in questa tesi si prenderà in esame la figura del cardinale Gabriele Paleotti (1522-1597), che partecipò attivamente al Concilio di Trento e che scrisse un celebre trattato intitolato Il discorso intorno alle imagini sacre et profane, diviso in cinque libri, che ha posto con forza il problema dell’arte della nuova spiritualità tridentina. Un trattato particolarmente importante anche perché si scontrava con la posizione della Roma papale rinascimentale, avvezza agli splendori della propria autocelebrazione

RELIGIOSITÀ ANTICA TRA PAGANESIMO E CRISTIANESIMO

pp.56ss., 2019

Il titolo della mia relazione recita: Giulia Balbilla, dama di corte dell’imperatore 1 Adriano e autrice di epigrammi in greco come probabile sacerdotessa, ma il titolo dovrebbe essere diverso, cioè Figure di sacerdotesse tra Paganesimo e Cristianesimo: infatti vorrei affrontare il tema della religiosità antica, in quel momento in cui Paganesimo e Cristianesimo convivevano, delineando non uno ma i ritratti di due figure femminili, scarsamente conosciute anche dagli ‘addetti ai lavori’ e di cui mi sono recentemente occupata, analizzando il loro ruolo pubblico. Queste due donne facevano parte dell’élite dell’Impero Romano e proprio questo status permetteva loro di ricoprire cariche religiose molto importanti: la più recente, Appia Annia Regilla Atilia Caucidia Tertulla, moglie giovanissima di Erode Attico, fu sacerdotessa di Demetra Chamyne a Olimpia e di Tyche ad Atene nonché importante benefattrice delle città di Corinto e di Delfi e promotrice di atti di evergetismo, come ci attestano numerose epigrafi e passi di storici. L’altra, Giulia Balbilla, dama di corte dell’imperatrice Vibia Sabina, nata a Roma, si era trasferita, dopo la morte del nonno Antioco IV di Commàgene, ad Atene .

CRISTIANI NELLA TERRA DEI MAGI

Medioevo, 2013

Nel 1623 un illustre cinese di fede cristiana, Li Chih-tsao (noto ai Gesuiti dell'epoca con il nome di Dottor Leone), fece una sensazionale scoperta. Alla periferia della città di Xi'an, laddove sorgeva Chang'an, antica capitale del Celeste impero, riportò alla luce una stele di pietra alta più di due metri, con un lunghissimo testo articolato in 1773 ideogrammi cinesi. L'opera era stata realizzata nel 781 d.C., sotto il regno dell'imperatore Dezong (779-805) della celebre dinastia Tang (681-906). Di primo acchito poteva sembrare una di quelle tipiche stele monumentali che venivano erette in gran numero per celebrare personaggi ed eventi della storia dell'antica Cina. Il museo che proprio a Xi'an conserva questa e le altre stele superstiti, insieme a sculture di vario genere, ha una collezione così ampia (circa 3 mila pezzi) da meritare il nome di Foresta di Stele. Ma quella scoperta dal Dottor Leone aveva due particolarità che le altre non avevano affatto. I draghi che si avviluppano alla sommità, in perfetta simmetria, avvinghiati a una perla infuocata centrale, rientrano fra le consuetudini iconografiche e decorative più radicate della cultura dell'estremo Oriente: basti pensare ai draghi che si contrappongono ai lati del famoso stendardo funebre di Mawangdui (II sec. a.C.). E proprio nel mezzo di quei favolosi esseri, al di sotto della perla, si insinua una croce, incisa in modo quasi sfuggente tra le poderose spire a rilievo dei draghi. E nel campo dell'iscrizione, specialmente in basso, si insinuano alcune righe di corredo incise in siriaco, con le lettere dell'alfabeto aramaico: si tratta di singoli paragrafi e di una lista di oltre 70 nomi. Le lettere in uso tra le popolazioni di un lontano paese "occidentale" (tale è la Siria nell'ottica della Cina) e l'inconfondibile croce cristiana, sembrano davvero fuori luogo, a prima vista. Ma poi, leggendo il testo della stele, si comprende perfettamente il loro senso. Essa, infatti, parla di cristiani in terra cinese. Ne racconta in dettaglio le vicende e le convinzioni. Il cristianesimo è definito nel titolo «la religione della pura luce». Il redattore, missionario, pretemonaco e «papa» dei cristiani cinesi, viene dalla Persia e si presenta sotto una duplice veste. Il suo nome di battesimo è Adam, come attesta la dicitura in siriaco, ma i cinesi lo chiamano Ching-ching. Traccia un profilo sintetico della sua dottrina, e, quando giunge a trattare dell'Incarnazione, ricorda che una stella annunciò la nascita del Salvatore, così come è attestato nel celebre passo del Vangelo di Matteo (2, 1-12). I Persiani, scorgendo lo splendore dell'astro, capirono cosa stesse a significare e vollero rendere omaggio al Signore recandogli dei doni. Matteo parla in modo generico di "magi" venuti dall'Oriente, nell'intento di registrare una immediata risonanza universale dell'evento, ma Adam/Ching-ching parla in modo determinato di "Persia", e sembra quasi intendere che l'autorità sovrana di quel Paese predispose un'ambasceria ufficiale. La visita al Bambino di Betlemme non sarebbe stata frutto dell'iniziativa individuale di sapienti conoscitori del divino, ma sarebbe scaturita dalle alte sfere della casta sacerdotale dell'impero, l'unica che poteva esprimersi in materia religiosa in nome della Persia e del suo sovrano. La "Persia" a cui il redattore della stele si riferisce, sia essa la Persia partica (erano i Parti a reggere l'Eranshar, il regno iranico, all'epoca della nascita di Cristo), o piuttosto la Persia sasanide, aveva come religione dominante il mazdeismo, di cui Zarathustra (o Zoroastro) era il profeta. Divenuta religione di Stato sotto i Sasanidi, la dottrina mazdea aveva in comune con il cristianesimo la credenza in un Salvatore dell'umanità che sarebbe comparso sulla scena alla fine dei tempi. Come evidenzia Antonio Panaino, anche il Salvatore persiano sarebbe stato messo al mondo da una vergine, e, con la rinascita dei defunti e la rigenerazione dell'universo, avrebbe decretato la vittoria finale del dio supremo Ahura Mazda sulle tenebre. Non c'è allora da stupirsi se il Vangelo arabo dell'Infanzia, un apocrifo elaborato in Siria alla metà del VI secolo, riconosca esplicitamente in Cristo il Salvatore profetizzato da Zarathustra. Dal canto suo, Adam/Ching-ching, suggestionato da un simile sincretismo di idee e di immagini religiose, era convinto che la "sua" Persia avesse riconosciuto in Cristo il proprio Salvatore. Quando passa a illustrare la Redenzione, il prete persiano evoca il trionfo del Cristo-sole luminoso sulle potenze delle tenebre, al modo in cui un fedele mazdeo rappresenterebbe lo scontro finale tra Ahura Mazda e il malefico Ahreman.

PREISTORIA DEL CRISTIANESIMO

Preistoria del cristianesimo - la radice sciamanica delle religioni , 2021

Dallo sciamanesimo al cristianesimo - la meravigliosa avventura del pensiero magico dell'homo e della femina sapiens

PERCHÉ L'ODIUM NELLE COMUNITÀ CRISTIANE DEL PRIMO SECOLO?

Tra le varie comunità cristiane del primo secolo c'erano in parte diversità e in parte identità di credenze e di pratiche. Le credenze identiche concernevano: 1. La fede nell'imminente ritorno del divino messia Gesù, che avrebbe distrutto tutti i regni di questo mondo e instaurato il regno eterno di Dio, avrebbe giudicato e condannato alla perdizione eterna i figli delle tenebre e avrebbe dato un premio eterno ai figli della luce: 1Ts 5,1-5: "Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: «Pace e sicurezza», allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre". 1Gv 2,8.18-19: "le tenebre stanno diradandosi e la vera luce già risplende. [...] Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri. 2. Nell'attesa di tale ritorno, c'era l'obbligo per i figli della luce, cioè per coloro (ebrei e non ebrei) che avevano accolto l'εὐαγγέλιον del divino messia Gesù, di prendere le distanze dai figli delle tenebre, cioè da coloro (ebrei e non ebrei) che non avevano accolto l'εὐαγγέλιον del divino messia Gesù, che era la luce vera, rifiutata, però, dai figli delle tenebre: Gv 1,5: "la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (vinta?)". Gv 12,36: "Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce". Ef 5,8: "Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce". Mt 5, 14: "Voi siete la luce del mondo". Il conflitto tra figli della luce e figli delle tenebre attraversava anche le famiglie, producendo la scissione tra familiari convertiti e familiari restii, ostili o riluttanti alla conversione 1. Identica era, infatti, nelle comunità cristiane del primo secolo, la struttura mentale tipica delle sette religiose, che mettono i loro membri contro le famiglie d'origine, addestrandoli a considerare come satanici tutti gli esterni, anche i parenti stretti, per cui la setta viene considerata la loro nuova vera famiglia: Mt 10,14-15.21-23.34-37: "Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città. [...] Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine

EVANGELICI E CATTOLICI INSIEME LA MISSIONE CRISTIANA NEL TERZO MILLENNIO (I Parte)

Pubblichiamo questa dichiarazione come documento degli sviluppi del dialogo fra cristiani cattolici e cristiani evangelici. E’ un documento di valore storico sulla strada difficile del dialogo fra il mondo cattolico e la componente evangelica del protestantesimo

I dialoghi della Comunità di Gesù con Pentecostali evangelici e Non-denominazionali in Tempi di Unità - Periodico della Comunità di Gesù nn. 7-8 Ottobre 2006 - Maggio 2007