Legge ed eccezione. Benjamin, Schmitt e il fondamento del diritto (original) (raw)
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Segreto come eccezione: sul confine tra diritto e non-diritto
Sociologia del diritto, 2017
The article examines the link between secret and the rule of law, wondering if the secret constitutes an exception, a rule or a paradox. Mainly by adopting the disenchanted perspective of so-called philosophies of difference - and, in particular, that of systems theory - it deconstructs the idea of Enlightenment publicity as a principle of legal order, demonstrating how it is only apparently antithetical to secrecy: secret, in fact, is the original and constitutive core of the modern rule of law, a necessary tool for concealing its paradoxes. It is the portrait of a figure who lies on the border between law and non-law, in a relation of circularity with neighboring figures between an inside and an outside, such as violence and the state of exception.
Elias Canetti e il fondamento vuoto del diritto
Cercare di evidenziare la riflessione giuridica di uno scrittore come Elias Canetti può inizialmente suscitare delle perplessità: sia a coloro i quali diffidano della relazione tra letteratura e diritto, sia a coloro che ritengono che il contributo accademico di Canetti sia esiguo o confinato ad una analisi psico-sociologica della massa e del potere. Tuttavia, nonostante Canetti parli effettivamente di rado di diritto e lo faccia coincidere quasi tacitamente con il potere, a nostro avviso è possibile dimostrare come il concetto di Legge, per quanto in penombra, permei l'intera narrazione canettiana e costituisca la chiave di volta per far reggere e interpretare tutta l'architettura del suo pensiero. In effetti, la passione smisurata di Canetti per Kafka, lo porta ad ereditare la sua visione del potere e del diritto, ma anche ad approfondirla.
Il dibattito filosofico-giuridico sullo stato di eccezione, che vede protagonisti Carl Schmitt e Walter Benjamin, verte su un’anomia che è stata più volte (dallo stesso Benjamin, ma poi anche da Jacques Derrida e da Giorgio Agamben) messa in relazione con il linguaggio. Che legame vi è tra linguaggio e anomia? Una genealogia dello stato di eccezione, se deve necessariamente confrontarsi con la soglia del linguaggio, deve poi anche prendere in considerazione un’ulteriore soglia (suggerita da Schmitt): quella della scrittura. Senza una messa a fuoco del dissidio tra parola orale (agraphos nomos) e scrittura (nomos scritto) non si comprenderebbero, infatti, la genesi dello stato di eccezione e i suoi precedenti storici.
2017
Il numero che qui si presenta cerca di affrontare in un’ottica eminentemente interdisciplinare l’articolata concettualità che il mondo del diritto manifesta e offre al pensiero filosofico. I contributi che lo compongono hanno il merito di proporre una riflessione ragionata e sfaccettata, critica e trans-istorica, sulle molteplici morfologie che la legge sembra assumere tanto nella sua evoluzione storica, quanto nella concreta condizione contemporanea. Il più grande obiettivo che ha guidato l’impostazione di questo fascicolo risiede nel tentativo di pensare quelle pratiche affabulatorie – e allo stesso intrinsecamente violente – che circoscrivono l’azione della legge. Il diritto ha da sempre svolto un ruolo primario nella “naturalizzazione” dei poteri di dominio dell’uomo sui propri simili, e dell’uomo sulla natura. La sovranità della legge – il suo ergersi magnificamente al di sopra del foro interiore dell’individuo – è null’altro che la forma formante, il risultato atteso, di un gesto violento e inaspettato, ma così naturale da informare la stessa costituzione dei corpi politici, e la loro esistenza attuale. Il percorso genealogico che accompagna l’emergere della legge è il medesimo che ha seguito questo numero: un percorso di scoperte e di invenzioni, di teorie filosofiche, ma anche di cambiamenti repentini, di fratture, e di scosse politiche. La legge è il luogo della forza e della cogenza, si ripete, ma forse anche dell’aporia. In questo “confine sconfinato”, si apre la necessità di una nuova interrogazione sul diritto che si focalizzi su ciò che esso ha da sempre detto e, forse, sempre potrà dire all’agire dell’uomo, alla sua dinamica esistenziale e al suo orizzonte politico. I contributi ospitati in questo numero aprono uno spazio di interrogazione critica sulla tradizione e sulle categorie del diritto, insieme a un tentativo di pensare diversamente il ruolo che esso può assumere nel contesto globale. Le sezioni che lo compongono istituiscono ciascuna un varco diretto verso quell’ambiguità sovrana che ancora rende affascinante e arcano lo studio del diritto.
Kant e la normatività del diritto
Quaderni Fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, 2019
The essay focuses on the Kantian question “What is Law?” (Was ist Recht?) by investigating what makes Law Law. Starting from this question, the Author tries to rethink the relationship between law and morality – that is the central question of Kant’s legal theory – through the distinction between Prescriptivity and Normativity. Whereas morality prescribes a duty, juridical law turns any duty that has been prescribed into an obligation. Moreover, according to Kantian categories, juridical law doesn’t prescribe anything, but makes a duty binding.