Cristiani e musulmani nell’Italia dei primi secoli del Medioevo. Percezioni, scontri e incontri (Milano: Jouvence, 2018), 20 Euro (original) (raw)
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In a time of low intensity religious wars as the Early Modern Age in the Mediterranean Area was, it was possible to face moment of cultural exchangment between Rome and the Islamic world? Beyond the rethoric speech about the "Holy War", could the historian find something else? As the international historiography investigated in the last years, there were some ways of economic, cultural and religoius dialogue even in that difficoult centuries. The paper focuses on the huge question of this so particular "cultural dialogue" from the very special point of view of the Holy City of Rome, the Pope home where lived toghether (not being friends, of course) Christians, Jews, Muslims and Converts.
Nei secoli dell’età moderna migliaia di individui furono tratti in schiavitù in conseguenza della guerra da corsa e della pirateria tra le due sponde del Mediterraneo e sperimentarono la cattività in terra d’«infedeli». Ordini religiosi ‘redentori’ attivi in Spagna, Francia e Portogallo (soprattutto Mercedari e Trinitari) e una serie di confraternite e istituti laici sorti sul territorio italiano si occupavano del riscatto dei prigionieri di fede cristiana, chiedendo elemosine ai fedeli o destinando a tale opera i numerosi legati testamentari pro anima che essi ricevevano. Quando, però, il riscatto tardava ad arrivare, poteva accadere che un prigioniero decidesse di rinnegare la fede cristiana e di convertirsi all’Islam, per sottrarsi alle dure condizioni di vita in schiavitù o nella speranza di fuggire. Ma le ragioni per abiurare potevano essere diverse e non sempre dettate dalla necessità: il mondo musulmano, soprattutto nelle grandi città portuarie del Maghreb ottomano e a Istanbul, offriva infatti a marinai e pescatori cristiani convertitisi all’Islam possibilità di ascesa sociale e di affermazione personale che l’Europa di Antico Regime spesso precludeva loro. Per tutte queste ragioni, la propaganda della Chiesa cattolica e degli Ordini religiosi insisteva sulla necessità di liberare questi prigionieri dalle catene per evitare il gravissimo peccato dell’apostasia: la liberazione dalla schiavitù del corpo era, insomma, nient’altro che uno strumento per assicurare la salvezza dell’anima. L’intervento prenderà in esame, da un lato, alcuni estratti da trattati di teologia sulla redenzione, per mostrare cosa predicava la retorica religiosa; dall’altro, alcuni estratti da documenti contabili di missioni di redenzione effettivamente condotte dai Mercedari, per far emergere come gli interessi in gioco fossero, in realtà, ben diversi e come questi determinassero, nella pratica, l’azione dei religiosi.