Caratteristiche del platonismo di Rousseau, lettore della Repubblica e delle Leggi (original) (raw)

S.I.S. Brumana, rec. a M. Bonazzi, Il platonismo (Torino 2015), «Universa. Recensioni di Filosofia», 5 (n.1), 2016 (on line)

2016

Il recente volume di M. Bonazzi propone una ricostruzione della quasi millenaria storia del platonismo, lungo l'arco di tempo che, dal 380 a.C. al 529 d.C. -anno del decreto imperiale giustinianeo che sancì la chiusura della scuola neoplatonica di Atene -, lo vide a vario titolo protagonista delle molteplici scene filosofiche contemporanee. Il libro si articola in quattro capitoli e due appendici, ai quali segue una sezione dedicata agli strumenti per la consultazione. Dopo aver avvertito il lettore delle difficoltà connesse a una sì complessa impresa storiografica -inevitabili, del resto, se si considerano tanto l'assenza di "una filosofia platonica unica e incontrovertibile" (p.4) quanto l'intrinseca ambiguità dell'aggettivo "platonico" -nel primo capitolo, dal titolo L'Academia antica (pp.3-37), l'Autore avvia la ricerca dagli albori di questa istituzione. Akadêmaikos e Platonikos: due termini, questi, che da soli chiariscono il diverso modo con cui, nell'ellenismo ed in età imperiale, allievi e seguaci hanno a vario titolo partecipato del pensiero filosofico di Platone. Pur nelle differenze, l'elemento che richiama questi ultimi a un comune sentire è l'aver improntato il proprio pensiero a boêtheia ("soccorso"); "gli academici più importanti", in effetti, "sembrano aver visto la loro attività nel solco della filosofia di Platone" (p.12), dove però "la fedeltà d'ispirazione non si traduce in una pedissequa ripetizione" (p.13). È con Speusippo, che propose come soluzione al problema metafisico una matematizzazione del reale su base dualistica, che ebbero inizio le vicende della prima Academia; tanto enigmatiche quanto frammentarie sono le testimonianze che la concernono. Se in ambito dialettico ed epistemologico egli avviò una prima forma di scetticismo, che fu, de facto, il naturale risultato dell'applicazione delle potenzialità insite nelle scienze matematiche e del procedimento diairetico per la conoscenza dei sensibili, al suo successore Senocrate si deve invece l'elaborazione di quello che Aristotele (Metaph. Μ 8, 1083 b 2), con spregio evidente, definì "terzo modo" (ho tritos tropos). L'identificazione del numero ideale e del numero matematico fu

Gli esordi platonici di M.A. Raschini

Chi si accinge a ripercorrere i sentieri lungo i quali ha preso forma il sistema di idee della illustre studiosa pavese, constata subito che essi sono posti sotto il segno della filosofia di Platone. Il saggio La dialettica del Sofista (in Maria Adelaide Raschini, Saggi su Platone e Plotino a cura di Pier Paolo Ottonello, Marsilio, Venezia 2000 [SPP, 23-60], con cui l'autrice esordisce agli studi, ne è una chiara testimonianza. Questa ascendenza platonica si rivela vivacemente passando dal piano storiografico a quello teoretico. Come Platone, Maria Adelaide Raschini, mentre passa in rassegna le proprie ragioni, ne vaglia il peso speculativo e dimostrativo, e su queste e su quello elabora la sua dottrina. Con una differenza: mentre alle domande Platone può rispondere o non rispondere, l'autrice chiosa con chirurgica precisione ogni emergenza riferibile all'intero plesso dei dialoghi. E così dai tramiti che legano il Sofista al Teeteto e al Parmenide ella deduce uno schema concettuale che ha la virtù di mettere allo scoperto i termini della dialettica platonica. Osserva in apertura l'autrice: I legami col Teeteto e col Parmenide in particolare, profondi per un vivo e progressivo germogliare di problemi, sono sottolineati finemente dalla presenza dello stesso Teeteto e dell'ospite da Elea; Teeteto infatti scelto come interlocutore «docile» e capace insieme di seguire il discorso dello Straniero, pur rappresentando all'interno del dialogo una parte d'appoggio, tuttavia intimamente personifica la continuità del Sofista rispetto a quel problema dell'errore già sollevato in più circostanze e rimasto sospeso sotto la forza del dubbio che nel Teeteto si oppone: come è possibile l'errore, se esso o è il pensare il «non-essere», o è pensare «un'altra cosa», dal momento che il «non-essere», come oggetto di pensiero, nientifica lo stesso pensiero, e il concetto di aj llodoxiv a è contraddittorio? [SPP, 24].

Gilles Deleuze e il rovesciamento del platonismo

In this article, I analyze the problem concerning the philosophy of Gilles Deleuze in relation to Platonism. The starting point is the first article in the appendix of his Logique du sens, entitled Platon et le simulacre, in which the French philosopher claims the existence of an element inside the platonic hierarchy which may destroy the sense of platonic philosophy itself: the simulacrum. Actually, Deleuze defines the simulacrum as an imitation that does not resemble to the Model; unlike the ‘well-founded’ imitations, it is a ‘not well-founded’ imitation. According to the platonic system, the simulacrum should not exist; but Deleuze says that Plato, after having tried to banish the simulacrum into an indistinct deep end, is finally forced to admit his existence – and it is precisely this existence that brings into question the Platonism.

Il Vangelo secondo Tommaso e il platonismo. Considerazioni in margine a un recente volume, in ASE 38/1 (2021)

2021

This article aims to scrutinize the hypothesis, proposed by some researchers, of Platonic or Platonizing influences in the Gospel of Thomas. The observations developed here are primarily stimulated by Ivan Miroshnikov’s recent volume, "The Gospel of Thomas and Plato. A Study of the Impact of Platonism on the 'Fifth Gospel'” (Leiden, Brill 2018). After summarizing Miroshnikov’s theses, this article presents a series of observations in dialogue with them and other studies. The issue of the extent and character of possible Platonic influences on the Fifth Gospel will be examined, as well as the diffusion and reception of philosophical doctrines in a given cultural context (from the viewpoint of historical-religious trajectories), in particular in early Syriac Christian contexts. N.B. The version of this article that appeared in the hard copy of ASE 37/2 (2020) 321-337 presented some typos and omissions, for reasons independent from the author and due to the editorial process. This is the correct version that appeared in ASE 38/1 (2021). La versione di questo articolo apparsa a stampa in ASE 37/2 (2020) 321-337 presentava alcuni refusi e omissioni, per ragioni indipendenti dall’autore e dovute al processo editoriale. Questo pdf riproduce la versione corretta, pubblicata in ASE 38/1 (2021).

Un razionalismo barocco? Spunti per una lettura leibniziana

Quaestio, 2017

The focus of this work aims to frame the notions of "ostensione" and "indice" in the broader category of icons. To be able to address this challenging issue, it is appropriate to begin by presenting, in a nutshell, the concept of reality, sketching it from a semiotic point of view. We follow a path that will include the following steps: a) a preliminary reading of philosophical semiotic relationships between the individual/reality; b) the presentation of the notions of index and ostension; c) an explanation of the characteristics of icons. Particular attention will be reserved to the attempt to locate the foundational components of icons in both "indice" and "ostensione". The conclusions will focus on the definition of intersemiotic translation (interpretation of linguistic signs using non-linguistic signs) proposed by Roman Jakobson in 1959, which will be used to understand the relationship between reality and human knowledge as an non-ontological problem but as a transmutation process between different semiotics fields.

Cusano e la Repubblica di Platone

M. Borriello-A. M. Vitale (a c. di), Princeps philosophorum, Pater philosophie. Platone nell’Occidente tardo-antico medievale e umanistico, Città Nuova, Roma , 2016

Institutiones è una collana sottoposta a valutazione da parte di consulenti anonimi. Il contenuto di ciascun volume è valutato e approvato da specialisti scelti dal Comitato scientifico-editoriale e periodicamente resi noti on line alla pagina: http://www.unisa.it/docenti/donofrio/edizioni/peer\_review ______________ Institutiones is a peer-reviewed Series. The content of each volume is assessed by specialists who are chosen by the Editorial Board and whose names are periodically made known at

La perfezione di Clarens. Utopia e politica in Jean-Jacques Rousseau

Rivista Di Storia Della Filosofia, 2005

La Nouvelle Héloïse (1761), come la maggior parte degli scritti di Jean-Jacques Rousseau, presenta molti interessanti elementi che possono essere letti in chiave di filosofia politica. Tra questi emerge ed assume un ruolo del tutto particolare la descrizione di Clarens, senza alcun dubbio la parte più "politica" del romanzo 1. La comunità costruita al suo interno tende a presentarsi come una comunità "perfetta", sebbene poi, entro la trama narrativa, i suoi "difetti" traspaiano attraverso il sentire dei diversi personaggi e la ricaduta che su di essi ha proprio il modo in cui essa è organizzata. Dal punto di vista di uno studio di filosofia politica tale presunta perfezione è di estremo interesse perché permette di interpretare la struttura e la costruzione di Clarens come un vero e proprio laboratorio della politica, dove si intrecciano, senza apparente possibilità di individuare una discriminante netta, motivi di diversa origine. Sono state così possibili interpretazioni differenti, alcune delle quali vedono in Clarens una sorta di utopia, mentre altre la leggono come un luogo di possibile realizzazione delle tesi espresse in vario modo da Rousseau nei suoi scritti teorici più importanti, dal Discours sur l'inégalité al Contrat social 2 .