Ernesto de Martino, antropologo della contemporaneità - 1) La vita, il pensiero (original) (raw)
Related papers
Ernesto de Martino, antropologo della contemporaneità - 2) I grandi temi
Simmetricamente al percorso biografico, questo secondo incontro si concentra sulla produzione intellettuale di Ernesto de Martino (1908-1965). Più che una linea, le sue opere descrivono un tracciato irregolare. Solitamente si individuano tre “fasi” nel pensiero dell'etnologo napoletano, che tuttavia non si traducono mai in compartimenti stagni. All'influenza di Benedetto Croce si deve l'iniziale indagine di de Martino sull'etnologia e lo studio delle società primitive, in forte polemica con il naturalismo di impronta tedesca. Naturalismo e storicismo nell'etnologia (1941) è il primo lavoro dell'etnologo, un'opera ancora acerba dove inizia il progetto per riconoscere uno statuto positivo all'irrazionale. Le critiche di Croce provocano un allontanamento, acuito dalle circostanze della guerra. È sul fronte del Senio che viene elaborato Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo (1948), in cui de Martino segna il passo con la storia delle religioni. Grazie al rapporto con Cesare Pavese ed Einaudi, il libro sarà il primo volume della famosa Collana Viola. Nel frattempo la guerra si è conclusa, e de Martino partecipa al dibattito politico e scopre gli scritti di Gramsci. La loro influenza è testimoniata da alcuni lavori minori (1993), ideologicamente schierati, ma che mostrano un aspetto importante dell'etnologo. La successiva fase “meriodionalista” è forse la più riconoscibile ed omogenea, con il suo trittico di opere e la stretta relazione con i viaggi etnografici in Lucania e Puglia. Morte e pianto rituale nel mondo antico (1958) è il primo lavoro nato dalle spedizioni d'équipe nel Meridione, in cui l'attenzione è data al lamento funebre. L'analisi di de Martino, che unisce all'etnografia un taglio storicista, continua anche nella seconda opera, Sud e magia (1959). Qui prende forma il progetto di una storia religiosa del Sud, che ha come evento fondante la diffusione del cristianesimo primitivo. La terra del rimorso (1961) è probabilmente l'opera più famosa tra i non specialisti, in cui l'etnologo indaga il fenomeno del tarantismo: non già una malattia psichica, ma una forma di resistenza culturale al disagio della Storia. L'ultima fase, più composita, risente sicuramente della prematura scomparsa dell'antropologo. Tanto Furore simbolo valore che Magia e civiltà (1962) sono opera eterogenee, che raccolgono o rielaborano materiale precedente alla luce dei mutamenti sociali degli anni '60. Pur incompiuta, La fine del mondo (1977) fornisce tutte le coordinate necessarie per inquadrare gli interessi e le riflessioni di de Martino nell'ultimo periodo, attorno ai drammi storici della violenza e della crisi, individuale e cosmica, della presenza.
Ernesto de Martino, antropologo della contemporaneità - 3) Morte e pianto rituale
Testo della terza conferenza su "Ernesto de Martino, antropologo della contemporaneità", organizzato dall'associazione OfficinaMentis all'interno del Seminario permanente sul pensiero critico. Come si reagisce alla perdita delle persone care? Cosa unisce il pianto di Ecuba a quello delle donne lucane? Perché durante un funerale romeno si fanno battute oscene? Morte e pianto rituale nel mondo antico (1958) è il lavoro in cui de Martino cerca di rispondere a queste domande. La morte è un momento di crisi per ogni uomo, uno smarrimento che lascia senza difese e senza spiegazioni. Si rischia di perdere i propri valori, la propria cultura, la stessa identità, perdere insomma ciò che ci mantiene radicati nel mondo. Le forme del lutto, di cui il pianto rituale è una modalità specifica, agiscono come tecniche culturali per affrontare questo momento e rispondere alla crisi di senso attraverso modelli rituali di comportamento. De Martino ne esplora la profonda dimensione storica, esaminando documenti letterari ed etnografici di tutta l'area mediterranea, spingendosi fino all'Australia e al suo cannibalismo funerario. Da questa massa variegata e informe il nostro antropologo cerca di estrarre un cristallo d'ordine. Il pianto rituale è un evento pubblico in cui si riafferma drammaticamente la presenza, intesa come volontà di agire storicamente nel mondo. De Martino elabora questo tema tornando su alcune tesi de Il mondo magico (1948): il lungo lavoro di campo in Basilicata lo ha portato in paesi dove la magia sopravvive come pratica viva, dove la vita quotidiana a tratti incrocia il mondo degli spiriti e dell'irrazionale. Le interviste e i canti sono testimonianze dirette di un “mondo antico” che non è per nulla dimenticato. Ma non sono queste le sole voci presenti nel libro; de Martino dialoga anche con i maggiori psicologi della sua epoca. Oltre che a Janet, è a Freud che si rivolge per cercare un confronto sui temi del lutto e della melanconia. Non accetta tuttavia la lettura freudiana e utilizza i concetti di “valore” e “presenza” per analizzare il lutto come “seconda morte culturale”, che salva l'uomo dalla crisi. In questo incontro ci soffermeremo anche su un fenomeno contemporaneo: il rituale giapponese del mizuko kuyō, in cui le donne cercano di placare lo spirito del bambino che hanno abortito. Vi ritroveremo quel “ritorno irrelativo del morto” che Freud e de Martino, ciascuno a modo suo, hanno tentato di spiegare.
Tra antropologia e psichiatria: le ricerche ultime di Ernesto de Martino
Why does in recent years strikes back the voice of Ernesto de Martino, an intellectual too often labeled with the easy definition of "meridionalist"? The reasons lie in the historical moment we face. In the last century, the ethical dilemmas unleashed by multiculturalism, the debate on relativism, the relationship with Otherness, were arguments analyzed from a theoretical point of view but never exploded in all their evidence in daily life as in the past twenty years. If a certain way of doing ethnology could work as long as we deal with abstracts problems, the rush of reality and the necessity of a comparison reveals all the limitations of the Western world. Probably there is a need for a critical ethnocentrism, as de Martino already wrote in the middle of last century. In the Neapolitan ethnologist’s studies the individual crisis and the cultural crisis are perpetually intertwined. Far from giving biographical answers to social pathologies, de Martino tries to analyze the relationship between both dimensions and builds a methodological architecture occurring between different disciplines of human sciences. About this author any kind of opinion and its opposite has been written because of the continuous hybridization and experimentation in his way of doing research. In the present work, with no claim to be organic, we try to reconstruct the latest studies of de Martino from a particular perspective point: the author's relationship with the psychiatric studies. De Martino, opening up to such a perspective, suggests a system that remains strongly marked by historical research, a system that intertwines philosophy, psychology, ethnology and history of religions. In any case, the problem of identity and Croce's footprint remains as background in all his work. The questions properly ethnological arising early in his career widen to a wider perspective: the search for a universal humanitas, a common trait that makes all of us Men of History.
Ethos Presenza Storia. La ricerca filosofica di Ernesto De Martino
2013
Sergio Fabio Berardini ha scelto di concentrare il proprio interesse scientifico sul versante squisitamente antropologico del pensiero di De Martino, sottoponendo ad un esame accurato e penetrante la nozione di ethos trascendentale del trascendimento: «ethos specificamente e universalmente umano che è trascendimento della vita secondo valorizzazioni comunitarie e tendenzialmente intersoggettive». Si tratta di una nozione-chiave, ricca d’implicazioni di estrema importanza, senza la quale l’intero ‘edificio’ costruito da De Martino risulta inafferrabile nella sua effettiva complessità: per metterne a fuoco il significato d’insieme e le molteplici sfaccettature, Berardini si è addentrato con perizia nell’analisi delle moderne correnti filosofiche europee e italiane. Il risultato è un quadro affascinante, di notevole pregio, sostenuto da una scrittura elegante, immune da tecnicismi gratuiti, dal quale affiora l’originalità del pensiero demartiniano. (Dalla Prefazione di Marcello Massenzio)
Ernesto De Martino in Francia: dallo storicismo all'antropologia della storia
Nostos. Laboratorio di ricerca storica e antropologica, 2016
Il saggio si propone l’obiettivo di metter in luce alcuni degli aspetti della riflessione di Ernesto De Martino, che hanno trovato spazio e orientato il dibattito francese sullo studioso napoletano. Nel saggio vengono indagati i legami con le opere di autori come Enzo Paci e Antonio Gramsci, cui De Martino si ispira per le sue riflessioni intorno al tema del Vitale, e per la sua presa di distanza critica dal marxismo. Tale presa di distanza fu mediata, tra gli altri, anche dagli appunti che De Martino raccoglie su Maurice Merleau-Ponty nel lavoro preparatorio per la Fine del Mondo. La presa di distanza dal marxismo, e lo sviluppo di una chiave di lettura originale per la diagnosi delle convulsioni del mondo occidentale moderno, sono i principali motivi che hanno portato alcuni critici francesi a parlare, per De Martino, della fondazione di una “antropologia della storia”: il presente saggio propone un primo bilancio intorno a questa nuova traiettoria del dibattito.
La presenza tra apokálipsys ed éschaton. Sul dramma antropologico di Ernesto de Martino
S&F_scienzaefilosofia.it, 2012
This paper intends to show the constant interest of Ernesto de Martino in the problem of the apocalypses. In any historical time any presence in the world, any Dasein, seems to be exposed to the risk of a crisis. By crisis de Martino means the danger that constantly threatens man, that is the danger of not being part of any possible history, and therefore not being able to create any project of shared values. However, as an integral humanist, de Martino needs to constantly exorcise the danger of any apocalypse by building a mythical-ritual system of symbols (whether it be transcendent or immanent), which can mitigate the bitterness of history.
Ernesto De Martino – La fine del mondo
2021
Book forum su Ernesto De Martino, La fine del mondo. Contributo all'analisi delle apocalissi culturali, nuova edizione a cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio, 2019 [ed. fr. La fin du monde. Essai sur les apocalypses culturelles, Éditions EHESS, 2016].