Fonti per la storia del territorio varesino e comense. 2. Età Contemporanea (secoli XIX-XX), a cura di Claudia Biraghi, Varese, Insubria University Press, 2013 (Fonti, 7) (original) (raw)
I testi della giornata di studio su Unificazione italiana e dintorni del 17 maggio 2011 e gli altri contributi pubblicati in questo volume offrono prospettive nuove e diverse, tanto dal punto di vista tematico, quanto da quello delle fonti di riferimento, per la conoscenza di aspetti della società e della cultura – nel senso più ampio e problematico di tale termine – del territorio varesino e comense nel travagliato periodo compreso tra unificazione nazionale e prima metà del Novecento. Sono tessere di un mosaico che il Centro di ricerca sulle storie locali sta lentamente, ma proficuamente, ricostruendo grazie al lavoro di collaboratori interni ed esterni nell’auspicio di progredire nell’approfondimento dei caratteri della storia locale. Il percorso che qui si presenta è insolito sia nella scelta dei temi sia nelle proposte interpretative degli studiosi che vi hanno contribuito ed è il frutto di rinnovati interessi e metodi di lettura di una storia locale attenta all’evoluzione della storia generale e alle vicende del presente, che suggeriscono allo storico nuove prospettive, lo inducono ad avviarsi su sentieri ancora inesplorati e a sfruttare materiali fino ad ora scarsamente indagati. Carlo Lacaita introduce il discorso sull’Unificazione scegliendo di presentare la storia del Risorgimento italiano come movimento corale di rinnovamento complessivo e di ‘miglioramento delle condizioni morali’ – per usare le parole di Cavour – considerando non solo l’impegno culturale ed educativo in senso etico-politico degli uomini del Risorgimento, ma anche la tensione modernizzatrice della scienza e della tecnologia e, tramite queste, dell’economia. I risultati di tali aspirazioni si manifestano fin dai primi anni Ottanta dell’Ottocento nello sviluppo della scuola, delle ‘Scuole politecniche’ e delle Università, nel rinnovamento dell’insegnamento di ogni scienza e in eventi come la realizzazione della galleria del Gottardo, l’esposizione industriale di Milano e il contributo degli Italiani allo sviluppo dell’elettrotecnica. Anche Luigi Zanzi intende progredire sulla via dell’approfondimento dei motivi e dei significati della storia, proponendo un’interpretazione differenziata (in parte, a suo dire, “eretica”) delle vicende del ’48 e del ’59 e focalizzando l’attenzione sui fatti più e meno noti del Risorgimento varesino, quale specifica esperienza di un luogo. Degli avvenimenti del ’48 è valorizzata la dimensione ‘democratica’ e ‘di popolo’ del contrasto tra proletariato e borghesia che si realizzò in Italia soltanto a Milano e Varese. Ne esce una nuova interpretazione delle vicende di Varese garibaldina e del suo territorio, dove si rifugiarono i milanesi autoesiliati dopo le Cinque Giornate e l’appoggio popolare fu offerto a Garibaldi per la sua azione di guerriglia contro gli Austriaci ‘nel nome dell’‘auto-governo libero’ e ‘repubblicano’. Dal ripensamento sui fatti del Risorgimento, al ripensamento sui tanti significati del termine Risorgimento. Nel ‘secondo Risorgimento’ di Enzo Laforgia riscopriamo il diverso valore semantico assunto dal termine nella propaganda fascista per la riaffermazione del ‘culto della patria’, in quella dei repubblichini di Salò che denunciarono il tradimento dei Savoia, nel manifesto della Resistenza contro il nazifascismo degli anni 1943-1945, che mise in discussione gli assetti post-risorgimentali liberale e fascista, e in quello di tutte le forze politiche che sostennero la lotta di liberazione contro l’occupante tedesco e l’affermazione di una patria repubblicana e democratica. I caratteri della ‘memoria’ del Risorgimento sono approfonditi anche da Claudia Biraghi che, tramite i resoconti de “La Cronaca Prealpina”, ricostruisce, per il periodo compreso tra la creazione della provincia di Varese e il 1949, il mutamento delle modalità e dei ‘motivi’ delle celebrazioni della vittoriosa battaglia garibaldina di Varese del 26 maggio 1859. Le sorprese sono molte e culminano con la descrizione dell’evento del 1949, promosso da industriali e operai, professionisti e impiegati per inaugurare a Biumo Inferiore il monumento ai Caduti della prima guerra mondiale di Daniele Scola quale simbolo di ‘affratellamento’ dei soldati periti nel 1859 sotto il comando di Garibaldi con quelli caduti nella Grande Guerra per la liberazione dagli Austriaci. Con riguardo al territorio di Como nei primi vent’anni dell’Unificazione, Raffaella Bianchi Riva approfondisce il ruolo assunto dall’avvocatura, ispirata prevalentemente ad ideali mazziniani e insofferente al controllo sulla società e sulla professione attuato dagli Austriaci, nella promozione di associazioni elettorali, politiche, operaie e forensi per favorire la partecipazione alla vita politica nazionale e locale. Giuseppe Armocida si sofferma su due figure emblematiche della società varesina ai tempi dell’Unificazione: sul luinese filosofo democratico Giuseppe Ferrari, autore della Filosofia della Rivoluzione e sostenitore del decentramento amministrativo e fiscale e dell’autonomia di repubbliche federate, e sulla complessa figura della repubblicana Lucia Prinetti Adamoli, sua lettrice e esponente del cosiddetto ‘Risorgimento delle donne’, tesa alla qualificazione morale ed intellettuale delle donne nella famiglia e per la nazione, ma non agli ideali dell’emancipazione femminile. La seconda parte del volume raccoglie due scritti, sulla storia del teatro di Varese dal 1926 al 1948 e sulla propaganda antiebraica del 1937-1938, che traggono da “La Cronaca Prealpina”, fonte inconsueta per la ricerca storica eppure preziosa per indagare, attraverso le forme della comunicazione mediatica, sulla società. Claudia Biraghi, avvalendosi altresì di documenti del Fondo del Gabinetto di Prefettura dell’Archivio di Stato di Varese, riscontra nel teatro, e soprattutto nel Teatro Sociale, il centro privilegiato dell’attività culturale e sociale di Varese nel periodo esaminato, nonostante la programmazione degli eventi fosse costantemente sottoposta alla rigida vigilanza del regime. Enzo Laforgia analizza, di pari passo con le direttive impartite a tutti i giornali italiani dal Ministero della Cultura Popolare, i caratteri della propaganda antisemita del quotidiano varesino attraverso la storia dei suoi direttori: il palermitano futurista Armando Mazza, dal 1931 al 1937, e, dal 1937 al 1940, Niccolò Giani. Nella terza parte del volume, per l’aspetto delle biografie, Stefania Salvi precisa alcune vicende meno note della vita del patriota Domenico Adamoli e del figlio garibaldino Giulio, mentre Alessandra Fusco, ricorrendo a fonti ufficiali e a “La Cronaca Prealpina”, colma una lacuna della storia di Varese e ricostruisce, nella complessa evoluzione dell’ordinamento giudiziario italiano tra Unificazione e 1929, le fasi controverse, e per molti aspetti finora oscure, della faticosa conquista da parte dei Varesini di una sede stabile di tribunale civile e penale. Il volume si conclude con significativi contributi sulla Liberazione. Claudia Biraghi pubblica nuovi documenti sull’occupazione degli Alleati a Varese dal 29 aprile al 31 dicembre 1945, che offrono una vivida rappresentazione dei rapporti tra questi ultimi, le diverse forze politiche in campo e la popolazione. La documentazione è completata da Enzo Laforgia con la pubblicazione degli atti di concessione della cittadinanza onoraria al governatore regionale della Lombardia, Charles Poletti, di origine varesina. Quanto a Como, Raffaella Bianchi Riva presenta, infine, i primi risultati di una ricerca sulle corti di assise straordinarie, istituite nel 1945 per la repressione dei reati di collaborazionismo, alle quali la stampa comasca offrì pieno sostegno con l’infondere fiducia nella popolazione sulle garanzie di legalità offerte dai meccanismi processuali escogitati all’indomani della Liberazione. Claudia Storti, Direttore Scientifico International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities