La terminologia musicale italiana, il LESMU e l’Europa. Con qualche appunto su “barbaro” e “gotico” (original) (raw)
2002, «Musica e Storia», X/1 (giugno 2002), Bologna, Il Mulino
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Timore e terrore nella polemica classico-romantica: l’Italia e il ripudio del gotico
italian studies, Vol. 69 No. 2, July 2014, 231–45
Muovendo da un episodio apparentemente minore – una nuova traduzione della Poetica di Aristotele pubblicata a Palermo nel 1815 dall’erudito tedesco Jakob Joseph Haus – il testo esplora le tensioni che sotterraneamente animano la cosiddetta ‘polemica classico-romantica’ (1816–27), così come le sue più vaste implicazioni nel suo essere laboratorio e palinsesto della modernità italiana. Nella sua traduzione Haus proponeva una nuova possibilità di resa per l’endiadi aristotelica di phóbos ed éleos: da essa discendeva una nuova interpretazione del concetto di catarsi, che poteva indirettamente supportare il rifiuto classicista di ogni ‘eccesso’ teatrale, come il ricorso a effetti truculenti e terrificanti. La nuova lettura di Haus, astutamente propagandata dai periodici del classicismo milanese, genera un sotto-dibattito che anima anni cruciali per il teatro italiano, giungendo a influenzare, per quanto indirettamente, autori come Manzoni e Leopardi. La ricostruzione di tale polemica, basata su una ricognizione attenta ed esaustiva della stampa periodica italiana negli anni della Restaurazione, getta anche nuova luce sulla tormentata genesi del ‘fantastico’ italiano, e più in generale sul rapporto conflittuale della cultura italiana con l’irrazionalismo.
BACH IERI, BACH OGGI. Un musicista barocco luterano nell’odierna liturgia cattolica?
Per la maggior parte della brava gente che si aggira per le navate delle nostre chiese, l’unico Bach conosciuto è quello della “Toccata e fuga”, senza neppure l’aggiunta “in re minore”; per la maggioranza degli studenti delle accademie musicali, invece, il Bach noto è il geniale musicista, faticoso da studiare e da eseguire. In entrambi i casi, si è rimasti appena alla superficie di quello che invece è un vasto, meraviglioso oceano di umanità e di fede. Moltissimi saggi ed articoli di musicologia ci hanno regalato risultati di ricerche scientifiche affascinanti e viaggi meravigliosi in un mondo musicale alto, nobilissimo. Talvolta, però, manca qualcosa, ossia il saper avvicinare tali altezze al livello concreto della gente: non si avverte uno spontaneo adoperarsi nel concreto per spezzare il pane di questa ricchezza a beneficio della quotidiana vita ecclesiale e, più in generale, anche per le fila più semplici della grande famiglia umana. La grandezza di Bach come organista e compositore di musica sacra la si può comprendere solo quando si è in grado di abbracciare in un unico colpo d’occhio, assieme alla grammatica ed alla tecnica musicale, linguaggio artistico e artigiano, anche l’esperienza umana e quella della fede: perché tutto è una catena. Queste pagine si pongono due obiettivi. Innanzitutto fornire all’organista liturgico, specialmente se giovane, uno strumento agile e piano per poter compiere un sereno percorso esegetico, senza onerose pretese accademiche, con l’unico proposito di meglio comprendere Bach come il più grande compositore per organo barocco. Quindi si cercherà di capire se e in quale modo rendere al popolo di Dio un servizio concretamente migliore nella liturgia e nella preghiera attraverso la musica organistica di Bach, perché questa è una curiosa ironia dei nostri tempi: forse un luterano può esser preso da maestro pure per la musica della liturgia cattolica?
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« Il modello musicale delle chiese nazionali a Roma in epoca barocca: panoramica e nuove prospettive di ricerca », in Alexander Koller, Susanne Kubersky-Piredda, con la collaborazione di Tobias Daniels, Identità e rappresentazione. Le chiese nazionali a Roma, 1450-1650, Rome, Campisano, p. 233-248. , 2016