Migrazioni e paradossi (original) (raw)

Riflessioni sul paradosso

Bozza -I. Pozzoni (ed.), Frammenti di filosofia contemporanea XIII, Limina Mentis, Villasanta, 2016, ISBN: 9788899433321, pp. 151 -162 RIFLESSIONI SUL PARADOSSO (ALESSANDRO PIZZO) «se lui sta mentendo, allora sta dicendo la verità! E se sta dicendo la verità, allora sta mentendo» 1

Filosofia e migrazioni: dal paradosso all'azione

To explain migrations, it is necessary to use different disciplines such as economics, law, sociology, geopolitics, statistics, anthropology, but it is difficult to think of philosophy as well. What role can philosophy play in understanding migrations? In what sense philosophy is called upon to assume its responsibilities with this epochal phenomenon? The migrant represents a real paradox in our society because 1) in relation to the supposed freedom of the planetary movement, he/she is often forced into a compulsory sedentary, 2) in relation to the proclaimed universal rights, he/she is often excluded, 3) he/she is the bearer of a cultural minority that changes deeply the dominant culture of the country in which he/she lives; 4) he/she compels philosophy to rethink concepts such as border, identity, truth, and to overcome possible relativistic drifts that multiculturalism unavoidably brings with itself. Thinking of migration in an unusual way is already taking action with respect to the migrations themselves.

RIFLESSIONI SUL LESSICO DELLE MIGRAZIONI DEGLI ULTIMI ANNI

Nuova Antologia, 2019

Rivista di lettere, scienze ed arti Serie trimestrale fondata da GIOVANNI SPADOLINI La rivista è edita dalla «Fondazione Spadolini Nuova Antologia» -costituita con decreto del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, il 23 luglio 1980, erede universale di Giovanni Spadolini, fondatore e presidente a vita -al fine di «garantire attraverso la continuità della testata, senza fine di lucro, la pubblicazione della rivista Nuova Antologia, che nel suo arco di vita più che secolare riassume la nascita, l'evoluzione, le conquiste, il travaglio, le sconfitte e le riprese della nazione italiana, nel suo inscindibile nesso coi liberi ordinamenti» (ex art. 2 dello Statuto della Fondazione).

Discutere di migrazioni

Servizio Migranti, n. 6/2016, pp. 45-56, 2016

Report of the Congress Migrazioni tra allarmismo e risorsa sociale, organized by ICSR Mediterranean Knowledge, Fisciano, 23-24 November 2016

Il mostro è un paradosso

Studi di estetica, 2021

What is a "Monster"? In the first part of my paper (§ 1-3), I answer this question by delving into the historical changes that the concept of "monster" underwent in Western culture along with centuries. I claim that what we call "monster" had been the object of an "integral gaze" since its origin, while, during the 19 th Century, it has become the object of a "disintegrated gaze". What I mean with "integral gaze" is that we look at and understand something in one sole way: the monster exceeds the natural order. On the contrary, with "disintegrated gaze", I mean that we look at and understand something in different ways, so that looking at and understanding do not gather nor hold together: the monster as much is experienced as an unnormal living being as is thought as a normal living being. This condition is far more general. Though, I contend that the analysis of the transformations undergone by the concept of "monster" over the last two centuries make us aware of such historical condition. This condition is concerning in so far as it "disintegrates" our understanding of the world. In the second part of my paper (§ 4-6), I point out a way to surpass such condition, at least with regard to the concept of "monster". To this purpose, I will answer my starting question by describing the ontological structure of a "monster". This is the structure of a paradox. The monster is a paradox.

Note su una fruttuosa migrazione

Translating Wor(l)ds

Orienti migranti è un'espressione che può avere, come mostra questo volume, imprevedibili sfaccettature. Fra le tante, il mio contributo ha un taglio trasversale: parlando di orienti migranti e scivolando sul versante letterario, mi sembra valga la pena di ripercorrere un'esperienza al momento unica nel panorama italiano. Si tratta del lavoro oggi decennale della casa editrice Ponte33, la cui instancabile ispiratrice, direttrice, coordinatrice Felicetta Ferraro 1 è recentemente scomparsa. Vorrei lasciare dentro queste poche righe anche un amichevole ricordo. Credo sia importante percorrere le tappe, le motivazioni e l'etica editoriale di questa casa editrice, perché rispetto alla migrazione della letteratura iraniana in Italia ha rappresentato (e ci auguriamo continuerà a rappresentare attraverso il lavoro di chi raccoglie l'eredità di Felicetta) un'esperienza che è anche un modello. Caso raro nel panorama editoriale, il progetto della casa editrice Ponte33, fondata nel 2009, fu il frutto dell'esperienza diretta maturata in Iran da Felicetta Ferraro durante l'incarico di Addetta Culturale, durato otto anni, e al contempo della sua capacità di entrare, esplorare e studiare il panorama letterario dell'Iran contemporaneo con intelligenza ed equilibrio. Per scelta iniziale, la casa editri-1 Iranista, laureata e addottorata all'Orientale di Napoli, è stata per otto anni addetta culturale all'ambasciata italiana di Tehran favorendo con tutte le sue energie il lavoro dei ricercatori e le iniziative di scambio culturale fra l'Iran e l'Italia. Felicetta è morta nel 2019 a Firenze, all'età di 63 anni.

I paradossi della Conoscenza

2021

I testi relativi alla sezione "Alleniamo la mente" sono tratti dal volume Enigmi di Alex Bellos su licenza di Giulio Einaudi editore s.p.a. Titolo originale Can You Solve My Problems? A casebook of ingenious, perplexing and totally satisfying puzzle

Tortura e migrazioni.

Tortura e migrazioni. Torture and migration , 2019

As an extreme form of social relationship of submission, torture is still an ongoing and widespread practice everywhere; this is also due to several processes typical of the neo-liberal era, starting from the policies aimed at the security armoring of society. This volume investigates torture against immigrants, focusing on fundamental historical and theoretical issues, the situation in different countries of the world, aspects related to health, and highlighting the close link with the worsening conditions of migration and the war on migrants.

I paradossi della pena

Il paradosso della pena. di UMBERTO CURI "Ora, infine, è sopraggiunta a noi da qualche contrada -cosa devo dire? La morte o la salvezza? Dove mai avrà termine, dove mai cesserà, finalmente placata, la furia della Vendetta?" (Eschilo, Coefore, 1073-1076 1. Il termine principale, e più frequentemente ricorrente, col quale nella Grecia antica era nominata la giustizia, è dike. La parola deriva dal verbo deiknymi, che vuol dire "indicare", "mostrare", "far vedere", e significa per ciò l'atto mediante il quale si indica qualcosa, si fa vedere ciò che altrimenti resterebbe nascosto. La dike coincide dunque con un mostrare, con un rendere visibile, sottraendo all'occultamento qualcosa che è comunque presente, anche se invisibile. Da questo punto di vista, già nella sua radice etimologica, dike è strettamente imparentata a quella nozione di verità che ritroviamo in a-letheia. Come questa, anche dike presuppone che sussista una relazione fra un ambito nascosto -di cui dice lethe -e il "mondo", nel quale essa non si è ancora "mostrata". Implicita nell'accezione arcaica della giustizia in quanto è dike, vi è dunque la convinzione che essa non appartenga originariamente al nostro mondo, ma che possa farvi talvolta episodicamente la sua comparsa, pur continuando in ogni caso ad appartenere ad una dimensione "altra", rispetto a quella mondana. Una conferma del fatto che dike non appartiene alla condizione umana originaria, e che anzi essa può derivare agli uomini soltanto per effetto di un dono divino, si può trovare nel dialogo di Platone intitolato Protagora. Reinterpretando in maniera originale il grande mito di Prometeo, qui il filosofo sottolinea che il genere umano è all'inizio sprovvisto di ogni qualità "naturale" utile alla sopravvivenza, al punto da essere ineluttabilmente destinato all'estinzione. Ma neppure l'intervento philanthropico del Titano ribelle, il quale concede agli uomini il fuoco e il sapere tecnico, può giovare a riscattare i mortali dalla prospettiva di essere distrutti dalle fiere. Soltanto l'intercessione diretta di Dio, attraverso il dono del pudore [aidos] e della giustizia [dike], riesce a scongiurare l'altrimenti inevitabile dissoluzione del genere umano. Da notare che, nel contesto del mito narrato da Platone, in origine dike