Dal sistema al diastema. Il postumanesimo secondo Cary Wolfe (original) (raw)

Figure del postumano. Gli zombi, l'onkos e il rovescio del Dasein

Perché gli zombi? Perché occuparsi filosoficamente di un genere cinematografico decisamente "minore", che appartiene all'immaginario popolare? Gli zombi sono strane creature che abitano la soglia impalpabile che divide la vita dalla morte, che separa l'essere dal non essere. Sono creature caratterizzate dalla doppia negazione: né… né…, né veramente morte né veramente vive. Creature del limite, creature segnate da una inquietante "neutralità". Creature che non possono nemmeno dirsi propriamente creature, dal momento che, a ben considerarle, più che creature sono "decreature": non cessano, infatti, di disfarsi senza però mai giungere al punto in cui cesserebbero infine di essere (a meno che qualcuno non fracassi loro la testa 1 ). Creature che non possono morire più di quanto non possano vivere. Creature dell'intervallo, insomma. Un intervallo nel quale il tempo è sospeso. In cui non c'è più tempo come orizzonte di comprensione del senso dell'essere. Non c'è per gli zombi "freccia del tempo", non c'è direzione futuro, non c'è durata creatrice. C'è solo ripetizione, anzi pura coazione a ripetere, mera Wiederholungszwang.

Nuovi documenti e alcune ipotesi sulla genesi del "Diario postumo"

Vengono segnalati e commentati alcuni documenti inediti relativi ai rapporti fra Annalisa Cima e Vanni Scheiwiller nel periodo in cui veniva preparata la prima plaquette di sei poesie del "Diario postumo". Emergono contraddizioni fortissime rispetto alle ricostruzioni fornite dalla dedicataria.

Penna, guarda verso l'infinito: un confronto tra Thomas Wolfe e Carlo Dossi

Per quanto svariati testi canonici occidentali possano essere considerati in sostanza autobiografici, almeno due autori, seppur diversi per tanti aspetti, hanno fatto dell'autobiografismo il loro cavallo di battaglia. Thomas Wolfe (1900-1938) afferma esplicitamente in una sua dichiarazione di poetica che «a man has got to use what is his own if what he does has value and he cannot use what is not his own». Anche un autore pur tanto diverso come Carlo Dossi (1849-1910), creatore di una lingua propria, sente la necessità artistica, se non ancor prima psicologica, di scrivere di e per se stesso.

Il postumanesimo di Primo Levi: storie sulla co-evoluzione di natura e tecnica

Primo Levi. Riga 38. A cura di Mario Barenghi, Marco Belpoliti e Anna Stefi. Milano: Marcos y Marcos., 2017

Vi sono racconti d'invenzione di Levi che anticipano la riflessione postumanista. Questi racconti riguardano il rapporto con la tecnologia, l’accettazione della diversità la critica al centrismo occidentale e temi femministi. In questo contributo mi soffermo soprattuto sulla perturbante convergenza fra uomo e creature artificiali, la quale ci induce a riflettere su ciò che ci rende umani e sembra porci di fronte alla limitatezza dell’orizzonte antropocentrico.

“I, Daniel Blake”: la cecità del Sistema

Breve articolo sul film di Ken Loach "I, Daniel Blake" (2016), vincitore al Festival di Cannes, con considerazioni sull'utilizzo della tecnica cinematografica presente all'interno della pellicola. Pubblicato su https://lentedilettura.wordpress.com/ (29/10/18).

Il problema del corpo, tra umanismo e postumanismo

Janus, 2007

Il corpo rappresenta nell'età contemporanea uno dei fulcri di discussione sia per quanto concerne lo sviluppo tecnoscientifico, in riferimento alle prassi sempre più invasive e infiltrative che si sono andate apparecchiando nel Novecento, sia per quanto concerne la sfera dei diritti umani e delle coordinate di interpretazione antropologica e sociale, come già intuito nel concetto foucaultiano di biopolitica. Di certo esistono differenze significative nell'ermeneutica del corpo tra il pensiero umanista e quello postumanista che meritano di essere conosciute perché stanno caratterizzando il dibattito odierno e sempre più daranno luogo a progetti antropo-poietici divergenti.

Recensione a Giovanni Leghissa (a cura di), "La condizione postumana" - n. 361 di Aut Aut

Lo Sguardo n. XV, pp. 307-317, 2015

Fin dalla significativa scelta del titolo, il numero 361 di Aut Aut a cura di Giovanni Leghissa innesta la questione del postumano nel territorio sproporzionato della postmodernità, a cui fondamentalmente essa appartiene. Considerata da molti un mero luogo di sovrapposizione tra le riflessioni antropologiche novecentesche e le attuali questioni di biopolitica, cibernetica e tecnocrazia, quella postumana sembra porsi infatti, meno ingenuamente, come la "condizione" prefigurante una più ampia svolta del pensiero contemporaneo; una sfida che non riguarda la sola antropologia filosofica e che può contribuire, forse in modo decisivo, a porre le basi per una ricomprensione del mondo e a un nuovo esito per quel percorso filosofico che, tra Sette e Novecento, si è concluso con il crollo dei cosiddetti massimi sistemi.