Cic. Leg. 1. 5-8 and M. Palmieri’s Proemium to his Latin Translation of Herodotus: an Early Renaissance Approach to the Theory of Historiography (original) (raw)
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I paratesti nelle edizioni a stampa dei classici greci e latini (XV-XVIII sec.), 2020
One of the four manuscripts preserving Mattia Palmieri’s Latin translation of Herodotus’ Histories, namely Florence, BML, ms. Acq. e Doni 130 (F), is fully annotated by its as-yet-unidentified scribe. While the marginal comments on the text cover a wide range of interests, there is a particular category of them consisting of references and allusions to classical literature, which are not to be found on the second annotated manuscript of the translation, namely Naples, BNN, ms. V.G.7. This group of scholia in F shows the established knowledge of the classical authors shown by its annotator. There are thirteen references to specific Greek and Latin authors and another seven that can be found and traced in them, including Aristotle, Virgil, Livy, Ovid, Valerius Maximus, Sallust, Juvenal, Cicero and Terence. The paper identifies these references and allusions in relation to Herodotus’ text, and examines the annotator’s preference to Livy as the Roman historian favoured also by Palmieri and matching Herodotus’ iucunditas and candor, as put by Quintilian in his Institutio Oratoria (10.1.101).
2001
Uinsieme della tradizione manoscritta di ben. e di demo è stato recensito da Giancarlo Mazzoli in un ricco e prezioso lavoro di alcuni anni faI, dal quale traggo lo stemma seguente: sec. IX N * Questo studio costituisce uno sviluppo rispetto ai Prolegomeni della mia edizione del De clementia (L. ANNAEI SENECAE De clementia libri duo, Prolegomeni, testo .critico e commento a cura di E. MALASPINA, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 2001), presentato e discusso il IO-XI-1999 a Torino nel Seminario di Filologia classica e Storia del pensiero politico antico guidato da Marina Scialuga e Raffaella Tabacco hanno rivisto il testo, suggerendomi in pill punti utili modifiche e doverose correzioni: a tutti il mio sentito ringraziamento. 1. G. MAzZOLI, Ricerche sulla tradizione medievale del De beneficiis e del De clementia di Seneca, 3 Storia della tradizione manoscritta, in Bollettino dei classici, s. 3", t. 3, 1982, p. 165, cui rinvio anche per l'analisi dei contributi storico-testuali precedenti. 148 ERMANNO MALASPINA TRADIZIONE RECENZIORE DEL DE CLEMENTl.4
M. Capasso (ed.), ‘Sulle orme degli Antichi. Scritti di filologia e di storia della tradizione classica offerti a Salvatore Cerasuolo’, Lecce-Brescia 2016., 2016
1. un elemento che accomuna le due più recenti edizioni apuleiane -gli opuscoli filosofici teubneriani di C. Moreschini (1991) e le Metamorfosi oxoniensi di M. Zimmerman (2012) -è l'ampio spazio concesso in apparato all'editio princeps degli opera omnia di apuleio pubblicata a Roma nel 1469, per i tipi di C. sweynheym e a. pannartz, dal vescovo di aleria G.a. Bussi (Joannes andreas de Buxis, 1417-1475). l'obiettivo di Moreschini e di Zimmerman è duplice: chiarire la configurazione di partenza del testo vulgato e affiancare ai codici sopravvissuti la testimonianza, preziosa seppure virtuale, dei codici perduti su cui si fondò la prima stampa apuleiana. Com'è noto, la tradizione di apuleio "romanziere" e oratore e quella di apuleio filosofo procedono separate dalla tarda antichità a tutto il medioevo, per poi ricongiungersi in alcuni manoscritti umanistici del XiV-XV secolo. Che Bussi non si sia avvalso di un codice portatore di tutto apuleio, per pubblicare, nell'ordine, Metamorfosi, Florida, Apologia, De deo Socratis, De Platone e De mundo (oltre all'Asclepius e ad una traduzione latina dell'Epitome platonica di alcinoo), è suggerito dalla sua epistola prefatoria a paolo ii: «l. igitur apuleium platoni-cum… mediocri vigilantia, ut in exemplariorum penuria licuit, redegi in unum corpus, variis in locis membratim perquisitum». una conferma giunge dall'identificazione della famiglia cui apparteneva il manoscritto sottostante all'editio princeps delle prime tre opere. esse, ed esse soltanto, sono autorevolmente testimoniate dal laurentianus 68.2 = F (sec. Xi), dal suo apografo laurentianus 29.2 = f (ca. 1200) e dal cosiddetto primo gruppo di re-
276 revue des études anCiennes Prosegue la pubblicazione della Storia Romana di Cassio Dione nella Collection des Universités de France. Il libro 47 completa il periodo tra le Idi di Marzo e il trionfo aziaco di Ottaviano, che comprende i libri 45-46, editi anch'essi da V. Fromentin ed E. Bertrand nel 2008, e i libri 48-51, editi da M.-L. Freyburger e J.-M. Roddaz nel 1991 e 1994 1 . Il testo greco con traduzione francese a fronte è preceduto da un'ampia Notice e seguito da un ricco apparato di note. Chiudono il volume gli indici dei nomi di persona e dei toponimi, e tre tavole geografiche.
Iuris Antiqui Historia, 2019
Nel percorrere il lungo sviluppo della concezione dell'Aeternitas, dalla nascita di Roma alla fine dell'Impero, un momento significativo è costituito dalla svolta augustea, quando il princeps, accentuando il valore degli antichi culti di Roma e travagliato dal problema della successione, diede visibilità a Vesta, ponendone la statua nella sua Domus, determinando così ambiguamente una commistione tra privato e pubblico, tra 'corpo' del principe e 'corpo' dello Stato, tra la propria posizione istituzionale e la propria casata. Così l'Aeternitas, che era di Roma, si trasmise all'imperatore e ai suoi discendenti, collegandosi ad uno dei più importanti e persistenti simboli della tradizione politica greco-romana. In traversing the long development of the conception of Aeternitas, from the birth of Rome to the end of the Empire, a significant moment is represented by the Augustan turning point, when the princeps, emphasizing the value of the ancient cults of Rome and troubled by the problem of succession, gave visibility to Vesta, placing the statue in his Domus, thus ambiguously determining a mixture of private and public, between the prince's 'body' and the 'body' of the State, between his own institutional position and his own house. Thus Aeternitas, which was from Rome, was transmitted to the emperor and his descendants, connecting to one of the most important and persistent symbols of the Greek-Roman political tradition. .KEY-WORDS Aeternitas Augusti, Aeternitas Imperii, Roma Aeterna.
Hostiensis, Commentaria de Judeis (Select canons from vol. 2-5)
Hostiensis [Henrici de Segusio Cardinalis]. In Secundum/Tertium/Quartum/Quintum Decretalium librum Commentaria. Venetiis: Apud Iuntas, 1581. Primary source: Some of Hostiensis's commentaries which address Jews outside of the 'De Judeis' section of vol.5 It's not much, but in light of the confinement period we are all living through- perhaps someone will find this useful.
The contribution proposes a first and provisory bilingual vocabulary, limited to the letter alpha, of the Greek terms and of the corresponding Latin ones as they can be found in the translations of some works by Gregory of Nazianzus (Or. 45, Or. 19, Epist. 102 and 101) preserved in MS Laur. S. Marco 584. The contribution thus highlights the lexical choices of the anonymous author of these translations.