LA GIUSTIZIA AMBIENTALE E DANILO DOLCI (original) (raw)
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APOCALISSE A DISNEYLAND. IL DESIGN E LA SFIDA ECOLOGICA NELL’IDCA
AIS/DESIGN JOURNAL STORIA E RICERCHE, 2023
Nata nel 1951 su iniziativa dell’industriale e filantropo Walter Paepcke, la IDCA (International Design Conference at Aspen) ha rappresentato indubbiamente un osservatorio privilegiato sulla cultura del design per tutta la seconda metà del Novecento, non solo in ambito nordamericano. Nonostante le intenzioni iniziali di Paepcke fossero dichiaratamente business-led (Allen 1983) – creare un’occasione di incontro annuale tra il mondo dell’impresa e quello del design nei suoi vari ambiti di applicazione – le questioni relative alla responsabilità ecologica e sociale del progetto non tardarono ad emergere, in particolare dal- la seconda metà degli anni Sessanta in poi. Nell’edizione del 1965, intitolata “The New World”, il chair George Nelson fece qualche passo in avanti nella considerazione dei temi ambientali; in “Order and Disorder” (1967) il j’accuse dell’architetto Alfred Caldwell allo stile di vita mo- derno tacciato di “avvelenare il pianeta e renderlo incompatibile con la vita” ebbe un grande impatto sulla stampa e, molto presumibilmente, su Victor Papanek presente tra il pubblico. L’IDCA “The Rest of our Lives” del 1969 – poco dopo la costituzione del Club di Roma, e proprio nell’anno in cui Buckminster Fuller pubblicava il suo Operating Manual for Spaceship Earth – assunse toni più preoccupati, anche e soprattutto per la coscienza sempre più chiara dell’entità delle sfide a cui dover far fronte. Per finire, la controversa edizione del 1970, intitolata proprio “Environment by Design”, vide l’attacco aperto all’élite degli organizzatori da parte di studenti, ambientalisti ed esponenti della sinistra radicale: la coscien- za ecologica non era più percepita come una premessa comune, ma come vero e proprio terreno di scontro ideologico e politico. Incentrandosi prevalentemente su fonti primarie dall’archivio IDCA del Getty Research Institute di Los Angeles, questo contributo si propone di gettar luce sul modo in cui le conferenze di Aspen contribuirono ad alimentare la rifles- sione sul rapporto tra pensiero ecologico e design in anni che, a tale riguardo, risultano cruciali.
ORIGINI, EVOLUZIONE E FRONTIERE DELLA GIUSTIZIA AMBIENTALE IN ITALIA
Chapter in Edited Volume, 2022
Il presente contributo propone una ricostruzione delle origini della giustizia ambientale in Italia, della sua evoluzione e dei suoi possibili sviluppi. A partire dalla figura di Danilo Dolci, vero precursore della giustizia ambientale in Italia, il contributo procede con una genealogia e topografia dei casi più rilevanti di ingiustizie ambientali attraverso la descrizione di casi e delle figure che hanno combattuto e raccontato le ingiustizie ambientali subite dalle comunità più fragili. Tra linee di continuità e discontinuità emerse dai diversi casi di studio e dalle diverse fasi storiche, questo contributo trova nel caso italiano una specificità sintetizzata dal trinomio criminalità, ingiustizie ambientali, impatti sulla salute. La comprensione dell’eredità storica, dei meccanismi di trasmissione e di mantenimento delle ingiustizie ambientali può offrire ai decisori politici un contributo per pianificare e attuare una transizione ecologica che non sia soltanto efficace ma sia soprattutto giusta.
POLITICHE PER L'AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO
CAPITOLO 1: LE RAPPRESENTAZIONI DELL'AMBIENTE Il concetto di ambiente è molto ambiguo anche a causa dei diversi contesti in cui viene utilizzato. Spesso si fa riferimento all'ambiente esterno a un dato oggetto osservato. Lo schema più semplice prevede la scomposizione dell'Ambiente in:
GLI ETRUSCHI -LE CICOGNE DARDANICHE
2020
Mirsilo di Lesbo (III sec. a.C.) affermava che i Tirreni provenienti dall’Etruria “assunsero nel corso dei loro spostamenti senza meta fissa il nome di Pelasgi a somiglianza degli uccelli chiamati Pelargi (cioè cicogne) perché come questi migrano a stormi per la Grecia e le regioni barbariche; essi innalzarono anche il muro si cinta che circonda l'acropoli di Atene, cioè il cosiddetto muro Pelagico”
L'Intellettuale Dissidente, 2021
A leggerla diversamente, l'esplosiva e sulfurea missiva a firma Agamben-Cacciari su cui i fucilieri della stampa e i lanzichenecchi della televisione hanno sparato le loro salve conterrebbe ancora qualche speranza, un larvato ottimismo, una visione del futuro tutto sommato positiva. Essa risiederebbe nella constatazione che, sebbene messi alle corde, discriminati e di "serie B", nel nostro Paese vi siano ancora dei cittadini; persone, cioè, alle quali si possa tributare un minimo di dignità e di rispetto.
IL FICO NELL’OPERA DANTESCA: DAGLI ASPETTI NATURALISTICI E CULINARI A QUELLI STORICI E SIMBOLICI
Se il sorbo è un apax in Dante, il fico viene citato tre volte, nelle forme fico, figo, fichi: una prima volta nel canto XV dell’Inferno, una seconda nel canto XXXIII sempre della stessa cantica, e una terza nelle Rime. Proponendo una contestualità con Omero, riguardo alla dolcezza del fico, si avanza anche una notazione codicologica per una lettura del verso 66 del canto XV dell’Inferno, comunemente letto fruttare al dolce fico, in una possibile lettura di fruttare il dolce fico. Nel Fiore, opera attribuita dal Contini a Dante, si hanno anche alcune occorrenze certamente utili ai fini botanici e descrittivi per conoscere meglio il frutto e la pianta, e quindi il contesto nell’opera dantesca, anche nell’ambito di alcune attinenti espressioni proverbiali. Nel corpus poetico del Fiorentino si evidenziano sostanzialmente tre aspetti diversi del fico: la pianta e la sua fruttificazione nel primo caso, le peculiarità del frutto nel secondo e infine l’utilizzo che ne fa l’uomo, quello di essiccarlo e conservarlo come alimento supercalorico per l’inverno, a parte ovviamente i significati metaforici. Un discorso a parte, ma sempre collegato con il fico, viene riservato all’espressione volgare, anche questa fondata su radici storico-sociali, del canto XXV dell’Inferno: «le mani alzò con amendue le fiche».
2019
La luce, concreta e intangibile, permette di vedere la realtà nella sua singolarità, creando relazioni, dando profondità ai volumi, ma è anche all'origine dell'esperienza del divino che illumina e trasfigura la storia umana. In un affascinante percorso interdisciplinare tra arte/architettura, filosofia/scienza, teologia/liturgia, il libro, che nasce da un convegno tenutosi alla Pontificia Università Gregoriana, raccoglie i contributi dei diversi relatori, mettendo a fuoco alcune sfide di grande attualità per l'uomo contemporaneo.
GELLI E BORGHINI SU DANTE E OMERO
«La letteratura italiana a Congresso. Bilanci e prospettive del decennale (1996-2006)». Atti del Congresso Annuale, Capitolo (Monopoli) 13-16 settembre 2006, a cura di Raffaele Cavalluzzi, Wanda De Nunzio, Grazia Distaso, Pasquale Guaragnella, Lecce, Pensa Multimedia, 2008, vol. II, pp. 351-359, - ISBN/ISSN: 9788882325831