Un nobiluomo della Piana di Gioia feudatario di Montebello nella seconda metà del XVIII secolo: Francesco Antonio Piromalli. pdf (original) (raw)
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Il rapporto con i signori di Spilimbergo Nei primi giorni di agosto del 1274 il nuovo patriarca di Aquileia Raimondo della Torre (1273-1299) 1 raggiunse il Friuli. Tra gli esponenti della nobiltà locale che accolsero il presule vi fu anche Walterpertoldo di Spilimbergo. 2 Al seguito del potente feudatario raggiunsero prima Udine e poi Cividale anche alcuni dei suoi alleati del Friuli occidentale, tra cui Sibello di Montereale. 3 La famiglia di Montereale non apparteneva alla grande nobiltà friulana, ma era rappresentata in Parlamento 4 e deteneva in feudo dal patriarcato il castello di Montereale e l'avvocazia sulla villa di Malnisio. 5 Sibello, contrariamente ad altri suoi consanguinei, non risiedeva stabilmente presso il proprio maniero, ma a Spilimbergo e per questo motivo nella documentazione è indicato anche come Sibellus de Spinigbergo. 6 La sua presenza presso il castello di Walterpertoldo è giustificata dal rapporto di stima e di collaborazione che lo univa al nobile friulano, un rapporto che nel corso degli anni si sviluppò in amicizia, o forse in parentela, quanto meno spirituale, dato che Sibello decise di dare al suo primogenito il nome, alquanto desueto in Friuli, del signore spilimberghese. In questi anni, nei momenti importanti, Sibello di Montereale fu sempre al fianco di Walterpertoldo. Nel 1281 partecipò alle iniziative messe in atto dallo Spilimbergo, che all'epoca non aveva eredi diretti, per garantire la successione nei feudi patriarcali al nipote Giovanni di Zuccola, figlio della
A Groppoli di Lunigiana. Potere e ricchezza di un feudatario genovese (secc. XVI-XVIII)
1996
Nell'anonimo Scrutinium juridico-politìcum prò regimine dando in re monetaria Parmae et Placentiae del 1738, edito dall'Argelati, si fa esplicito riferimento alla «nostra "moneta" imma ginaria degli Scudi o d'altra specie fantastica» (De monetis Italiae variorum illustrium virorum dissertationes quarum... in lucem prodit Philippus Argelatus bononiensh, parte II, Mediolani MDCCL, p. 387).
Questa pubblicazione ci permette di aggiungere il ticinese Giovanni Anastasia (1797-1883) all'elenco di quei rari artigiani, e ancor più rari piccoli agricoltori, vissuti tra Seicento e primo Ottocento e passati alla storia poiché, malgrado una scrittura talvolta esitante, in un certo momento della loro vita, spinti dall'urgenza di esteriorizzare il loro vissuto, intrapresero la redazione di una cronaca, di un diario o di un'autobiografia allo scopo di lasciare una testimonianza di se stessi e del loro milieu.
2020
Estratto da «Pazzi innocui che consumano il tempo a frugare vecchie carte». Raccolta di saggi per il centenario de I Comuni di Campagna e Marittima di Giorgio Falco, volume I, Roma, UniversItalia, 2020, ISBN 978-88-3293-417-5 ANTONELLA MAZZON Un bolognese a Cori nel XIV secolo Spigolature dal "mancato" archivio di San Matteo in Merulana Già Paul Fridolin Kher nel suo progetto di censimento generale dei documenti pontifici oramai più di un secolo fa dichiarava che relativamente alla chiesa-ospedale romana di San Matteo in Merulana «de archivo nullam habemus notitiam». 1 Allo stato attuale le tracce documentarie più consistenti lasciate da questo ente 2 sono state rinvenute (anche se quasi esclusivamente riguardanti il XIV secolo) all'interno del patrimonio documentario della chiesa parrocchiale di San Trifone e del contiguo convento di Sant'Agostino, entrambi gestiti dagli eremitani a partire dal XIII secolo. 3 L'ospedale di San Matteo viene infatti Il presente contributo prende spunto dal mio Pergamene agostiniane relative a Cori, in «Annali del Lazio Meridionale. San Trifone e Sant'Agostino saranno a lungo unite in una sola amministrazione da parte degli Eremitani ma, sia nei cataloghi delle chiese che negli atti notarili, saranno citate alternativamente assieme oppure come se ognuna facesse storia a sé, cfr. G. Falco, Il Catalogo di Torino delle chiese, degli ospedali, dei monasteri di Roma nel sec. XIV, in «Archivio della Società romana di storia patria», 32 (1909), pp. 411-443: 429 e nr. 73; Huelsen, Le chiese di Roma nel medio evo cit., pp. 45, 51, 60; P. Egidi, Libro di Anniversari in volgare dell'Ospedale del Salvatore, in «Archivio della Società romana di storia patria», 31 (1908), pp. 169-209: 192; P. Egidi, I necrologi, i libri affini della provincia romana nel Medioevo, I, Roma 1904, p. 546; A. Mazzon, Il patrimonio documentario delle più antiche fondazioni agostiniane a Roma, in Alle radici dell'Ordine Agostiniano, Atti del Convegno (Roma, 13-17 ottobre 2006), in «Analecta Augustiniana», 70 (2007), pp. 473-506: 486-487; Ead., Note sulla famiglia romana dei Roffredi tra XIII e XIV secolo, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerti a Isa Lori Sanfilippo, a cura di A. Mazzon, Roma 2008 (Nuovi Studi Storici,
The «Poliorama pittoresco» (1836-1860) was the most popular Neapolitan illustrated magazine in the first half of the 19th century thanks to the «drawings useful to explain the articles about arts, history, archeology and delicious places». Many contributions were to the describe «countries of the Old and New World», and the many illustrations represent a valiant support to narrations characterized, instead, by a generic superficiality. Aimed at the rediscovery of little-known places (as the reportage in Pontine Islands) or the ones deeply transformed in those years (for example, the new industrial landscapes of the Ponte della Maddalena near Naples, or Sora and the Irno valley), the picturesque travels in the Neapolitan provinces play an important role supporting the socio-economic studies of the kingdom – outcome of the established 18th century tradition – with the easier demology and historical-descriptive observation.
Feudalesimi nella Toscana moderna - Il caso di Camporsevoli.pdf
This paper deals with the category of ‘benevolent’ feudalism, especially interesting for going deeply in when the feudal lord was the grand duke, as for camporsevoli between 1608 and 1630. The aim is also to show, through the analysis of a series of petitions, how life in the feud and his government should take into account that camporsevoli stood at the border with the Papal State, far from the center of power represented by Siena, the New State capital and, at the same, its jurisdiction was at the center of a dispute between the Medici and the Papacy. In the paper a particular attention is paid to the pleas of women, for whom the community of camporsevoli tried to get the inheritance’s right.
Scritture e potere. Pratiche documentarie e forme di governo nell’Italia tardomedievale (XIV-XV secolo). A cura di Isabella Lazzarini (Reti Medievali Rivista, IX - 2008), 2008
In un certo numero di città italiane, tra Duecento e Trecento il potere politico è assunto da un signore, al quale i consigli comunali conferiscono l’arbitrium (e ai quali più tardi, ai primi del Trecento, il potere imperiale o papale offre un riconoscimento attraverso il vicariato). Sia dal punto di vista del personale, sia dal punto di vista dell’organizzazione degli uffici, sia infine dal punto di vista della tipologia della documentazione prodotta, i signori cittadini adottano pratiche nuove, ed elaborano modelli documentari nuovi, con molta prudenza. Il sistema documentario comunale, e i notai che ne erano gli artefici e i protagonisti, poté infatti adattarsi, almeno per un certo lasso di tempo, alla nuova situazione politica. Il saggio esamina queste problematiche per Mantova bonacolsiana, riprendendo le ricerche di Pietro Torelli. Sono dunque approfonditi (con particolare attenzione agli anni tra il 1290 e il 1310) i rapporti tra i signori e uno scelto gruppo di notai: fedeli alla loro funzione di officiali comunali, ma anche attenti alle esigenze documentarie della famiglia al potere.
S iamo nel 1504, anno in cui papa Giulio II Della Rovere (1443-1513), salito al soglio pontificio l’anno precedente, decise di nominare come castellano e governatore del feudo di Soriano il nobile Bertrando Alidosi (1460-1520), figlio di Giovanni della discendenza della nota famiglia originaria della signoria di Imola, e fratello di Francesco, cardinale di Pavia, suo amico. In questi anni gli Alidosi erano in ottimi rapporti con molte casate fiorentine e in particolare molti di loro, come in questo caso Bertrando, furono vicari pontifici.