Prima di Amadeo: sculture in terracotta in Lombardia attorno alla metà del Quattrocento, in Terrecotte nel Ducato di Milano: artisti e cantieri del primo Rinascimento, atti del convegno (Milano e Pavia, 17-18 ottobre 2011), a cura di M.G. Albertini Ottolenghi e L. Basso, Milano, ET, 2013, pp. 43-58 (original) (raw)

M. Scansani, Giovanni de Fondulis a Padova, in A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento da Donatello a Riccio, catalogo della mostra (Padova, Museo Diocesano, 15 febbraio-27 settembre 2020) a cura di A. Nante, C. Cavalli, A. Galli, Padova 2020, pp. 79- 89.

A nostra immagine, 2020

>Donatello e la terracotta<, in «A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento, da Donatello a Riccio», catalogo della mostra (Padova, Museo Diocesano, 15.2-2.6.2020), a cura di A. Nante, C. Cavalli e A. Galli, Museo Diocesano di Padova - Scripta Edizioni, Padova-Verona 2020, pp. 34-65

2020

>Pietro Lombardo […], Madonna col Bambino (Madonna da Schio), […]<, in «A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento, da Donatello a Riccio», catalogo della mostra (Padova, Museo Diocesano, 15.2-2.6.2020), a cura di A. Nante, C. Cavalli e A. Galli, Padova-Verona 2020, pp. 124-129 n. 5

E. Venturelli, Terrecotte a stampo per l'arredo della casa e del giardino, un prodotto di successo della fabbrica milanese di Andrea Boni (1815-1874), "Faenza, Bollettino del Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza", 2013, 2, pp. 81-91.

Terrecotte a stampo per l'arredo della casa e del giardino, un prodotto di successo della fabbrica milanese di Andrea Boni (1815-1874) 81 A metà Ottocento, dopo secoli di abbandono, tornò in vita la produzione

>Donato di Niccolò di Betto, detto Donatello […], Madonna Vettori, […]<, in «A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento, da Donatello a Riccio», cat. della mostra (Padova, Museo Diocesano, 15.2-2.6.2020), a c. di A. Nante, C. Cavalli e A. Galli, Padova-Verona 2020, pp. 104-109 n. 1

Moretti Sgubini A. M., Ricciardi L., «Terrecotte architettoniche da Guadocinto di Tuscania», in Lulof P., Rescigno C. (a cura di), Deliciae Fictiles IV. Architectural Terracottas in Ancient Italy: Images of Gods, Monsters and Heroes, Oxford 2011, pp. 155-163.

I1 contributo che presentiamo offre importanti testimonianze provenienti ancora una volta da Túscani4 centro dell'Etruria interna che in epoca arcaica vive una fase di particolare fulgore come indicano le scoperte di questi ultimi decenni e come confermano Ie più recenti acquisizioni che meglio focalizzano la complessità, dell'ortzzonte culturale di quello che un tempo era ritenuto un insediamento minore gravitante nellbrbita tarquiniese. I nuovi dati sono esito di ricerche sistematiche condotte a Guadocinto, necropoli che individuata su una balza di terreno presso la sponda destra del Mart4 poco più a sud di Madonna dell'Olivo, non era in precedenza conosciuta ( . A seguito di segnalazioni e di voci raccolte localmente che indicavano in questa parte del territorio Ia presenza di architetture costruite e menzionavano rinvenimenti di sculture che poi sarebbero state disperse sul mercato clandestino, sono state avviate dal 2006 sistematiche indagini di scavol che hanno interessato un terreno di proprietà delia marchesa Maria Teresa Rebecchini Ferrari. Sin dalia prima campagna ha trovato piena conferma l'importanza dell'area: sono state infatti individuate tre monumentali tombe a tumuio aventi un diametro di circa venti metri e interamente realizzate in blocchi di tufo, nel caso dei tumuli 7 e 2, e di nenfro nel caso del tumulo 3 (hg. 2). A tali complessi funerari, almeno in due casi con tamburi ornati di cornici, si è venuta ad aggiungere una quarta struttura anch' essa costruit4 ma a pianta quadrangolare, nella quale si è proposto di riconoscere una tomba del tipo a edicola preceduta da una fronte colonnata2. Tale ipotesi si fonda sulle caratteristiche degli elementi architettonici in nenfro (tre colonne. un raffinato capitello di tipo dorico etrusco e parti di tegole di gronda)3, tutti di accurata esecuzione, ai quali si aggiungono raffinate sculture acroteriali, sempre in nenfro, di scuola vulcentea che, rinvenute insieme agli altri elementi, come quelli sono state ricondotte alla struttura sulla base di comuni dinamiche di crollo rapportabili ad un evento traumatico che ha determinato un movimento franoso riconoscibile in tutta l'area dello scavo. In generale la situazione si è rivelata di particolare complessità a causa non solo delle ampie alterazioni subite nel tempo dai monumenti, ma anche per la lunga frequentazione dell'area interessata da modifiche e spoliazioni risalenti ad epoca medievale. Malgrado ciò lo scavo è stato particolarmente generoso di scoperte che spaziano dalla varietà delle tipologie funerarie alle già ricordate sculture in nenfro recuperatebasterà citare la presenza di ben tre gruppi raffiguranti giovani su ippocampo -, alle ceramiche pertinenti i corredi fra Ie quali figurano vasi del Pittore di Berlino, di Douris, di Brygos o della sua cerchi4 ecc. Si affianca a tali importanti testimonianze una cospicua quantità di terrecotte architettoniche di età arcaica di vari tipi che analizziamo in questa sede che ci offre anche l' occasione di aggiornare i dati già resi noti grazie ai risultati acquisiti nella campagna di scavo condotta nel 2009. Sono presenti in percentuali diverse tutte le parti che compongono il tettg ovvero acroteri, elementi lavorati a tutto tondo, tegole, embrici -tra cui parti di un coppo di colmo-, tegole di grond4 antefisse, sime, gocciolatoi a testa felina e lastre figurate a stampo, tutti in stato frammentario. La maggiore concentrazione di tali materiali si è riscontrata nel settore settentrionale del fossato del tumulo 3, in numero minore e piuttosto rarefatti i Fig. 1. Tuscania (VT), Guadocinto. Carta con I'ubicazione della necropoli di Guadocinto.