Alle origini dei beni comuni, in Iura, 65, 2017, pp. 394-416 (original) (raw)

Beni comuni e domini collettivi tra storia e diritto, in Oltre il pubblico e il privato. Per un diritto dei beni comuni, a cura di M.R. Marella, Roma 2012, 43-59.

Beni comuni e domini collettivi tra storia e diritto 1 di Emanuele Conte 1. L'individualismo del diritto borghese e la fine del collettivismo -Sul tema dei beni comuni, più ancora che su altri temi con i quali si confronta la cultura giuridica, il ricorso alla storia è naturale e particolarmente praticato. Il modello del bene comune, inteso fin dall'Ottocento come alternativo alla proprietà privata, è mantenuto in vita, nei diversi ordinamenti occidentali, grazie allo spessore storico della scienza giuridica, che non si limita a interpretare il diritto vigente, ma considera come suo proprio oggetto anche il diritto del passato. Questa profondità storica della scienza giuridica si è imposta con maggior decisione a partire dall'inizio del secolo Diciannovesimo, in parte per reazione alle grandi novità introdotte negli ordinamenti europei dalle idee dell'illuminismo e dalla codificazione napoleonica.

Oggettivazione e storicità dei beni comuni

«Economia della cultura», a. XXVII, 2017, pp. 27-36

The progress of the commons as main subject in social sciences and in public debate has caused a new focus on the genealogy of proprietorship and his ideology. Framing this ideology, for a long time individual proprietorship has been represented as opposite to discourses that justified collective resource management. However, looking at the past of juridical systems, it is possible to highlight several links between individual property rights and collective rights. In particular historical analysis reveals that the main conceptual tool for producing both individual and collective ownership consists in instituting the goods as «objects». Both individual ownership and common goods are the effect of a overwhelming trend to making the «thing» an object of appropriation. With regard to commons this mechanism operates through a dual level: naturalization and quest for origins.

Per una storia giuridica dei beni comuni

Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. ISBN 978-88-8303-857-0 (print) ISBN 978-88-8303-858-7 (online) SOMMARIO 9 Premessa Alessandro Dani 15 La lettura giurisprudenziale dei 'beni comuni' in una decisione della Rota fiorentina del 1742 Rosario De Castro-Camero 37 La cautio damni infecti y otros recursos relacionados con la retirada de escombros Lauretta Maganzani 57 Per una revisione del concetto di 'colonizzazione fittizia' in Transpadana: nuovi dati da Verona Carla Masi Doria 87 Acque e templi nell'Urbe: uso e riti. Il caso della Vestale Tuccia Nicoletta Sarti 123 Dimensione urbana e territorio rustico nello specchio degli atti emulativi. Una prospettiva storica

Cose e appartenenza. I «beni comuni» nel diritto romano, in LR 8 (2019)

2019

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Premesse ricostruttive del concetto di beni comuni nella civilistica italiana degli anni Settanta

Rassegna di diritto civile, 2011

Sommario: 1. La costruzione pugliattiana delle proprietà conformate quale pietra angolare dell'elaborazione civilistica degli anni Settanta. I principali filoni culturali e metodologici del dibattito giusprivatistico in materia di proprietà. -2. Approdo alla compatibilità della funzione sociale con la figura del diritto soggettivo. Valenza economica della nozione là dove presuppone un rapporto giuridico connesso all'utilizzazione della cosa. Ispirazione della funzione sociale all'attuazione del valore della persona umana e sua riferibilità a ogni statuto proprietario. -3. La funzione sociale quale ragione giustificatrice del regime sostanziale dei beni comuni, orientati in via preferenziale alla conservazione e alla fruizione collettiva. Predeterminazione normativa della destinazione funzionale; conformazione ad essa delle facoltà del proprietario; limitazione della circolazione giuridica. -4. Attuazioni del principio della generale accessibilità: dalla limitazione dello ius excludendi all'apertura al godimento collettivo. Rilettura personalistica della proprietà collettiva. -5. Incidenza della solidarietà sulla disciplina delle forme di utilizzazione e tutela. Ribaltamento della tradizionale logica produttivistica e garanzia di conservazione dei beni per le generazioni future. Promozione della partecipazione delle comunità nella gestione dei beni. -6. Conclusioni: il concetto di beni comuni quale espressione riassuntiva di soluzioni normative omogenee, che manifestano il collegamento dell'oggettivazione giuridica agli interessi esistenziali della persona umana. Dalla neutralità assiologica della dogmatica positivista alla recente impostazione dualistica del rapporto fra princípi e concetti. Integrazione delle norme costituzionali nel processo di elaborazione degli strumenti concettuali di una moderna dogmatica. * Il saggio, destinato agli Studi in onore di Antonino Cataudella, riproduce, con l'aggiunta delle note, la relazione al Convegno di studi «Dalle "proprietà" al bene comune. Analisi e prospettive intorno alla fondazione della nozione giuridica di bene comune attraverso una rilettura di studi classici sulla proprietà», svoltosi il 20 maggio 2011, presso l'Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli.

Riflessioni sui beni comuni fra pubblico e Costituzione

I beni comuni hanno il fascino potente del nuovo, della corsa verso l’oltre, ma cosa sono? Il saggio, cogliendo la sfida del “comune”, ne ricerca una definizione, individuandone il fil rouge nella funzione (la salvaguardia e la fruizione comune del bene), per poi rilevare le ambiguità e le domande sollevate dal “di chi sono” e dal “come funzionano” i beni comuni, ovvero dalla loro titolarità diffusa e gestione partecipata. Si approda così all’immaginario che i beni comuni veicolano, al loro potenziale trasformativo e dirompente nei confronti della proprietà, della sovranità e del pubblico. I beni comuni scardinano il paradigma proprietario e la logica del profitto, sfidano la sovranità e lo Stato, ma perché “oltre il pubblico”? Una domanda scomoda, ma ineludibile, se si muove dal “pubblico” del costituzionalismo. È una questione che si lega al rapporto fra beni comuni e Costituzione: un’amicizia che traspare accostando la prospettiva dei beni comuni a principi e norme costituzionali. Il saggio si chiude, infine, con una suggestione sul paesaggio come bene comune tutelato dalla Costituzione e una riflessione sulla tensione rivoluzionaria dei beni comuni, visti non come mantra magico per evocare il mondo nuovo, ma come un oltre che, nel proiettarsi verso un futuro altro da immaginare e da costruire, poggia sulle spalle delle lotte del Novecento. The commons have the charm of the new, but what are they? The essay, accepting the challenge of the “common”, looks for a definition, identifying the common thread in the function (the preservation and enjoyment of the common good), and then detects the ambiguities and questions raised by “whose they are” and “how they work” by their widespread ownership and participatory management. This leads to the transformative potential and disruptive nature of the commons against property, sovereignty and the public. The commons unhinge the paradigm of property and the logic of profit. They challenge sovereignty and the State, but because they also appear to be “beyond the public”? An awkward question, but unavoidable if it is raised by the “public” of constitutionalism. It's a question linked to the relationship between the Constitution and the commons: a kinship that is revealed through the association between the perspective of the commons and constitutional rules and principles, viewing the commons as a constitutional expression. The essay closes with a suggestion for the landscape of common and constitutional good, and a reflection on the revolutionary tension of the commons, seen not as a magical mantra to summon the new world, but rather as a projection for an alternative future that leans on the shoulders of the achievements of the twentieth century.