Paolo Fontana, Il censore censurato. Giacinto Parpera l’Inquisizione, il quietismo e l’antiquietismo a Genova tra il 1688 e la metà del XVIII secolo , in “Ricerche Teologiche “ 23(2011) 1, pp. 219-239 (original) (raw)

Il censore censurato. Giacinto Parpera l'Inquisizione, il quietismo e l'antiquietismo a Genova tra il 1688 e la metà del XVIII secolo

Giacinto Parpera, dell'Oratorio di Genova (1633-1700), ci è noto per le sue opere di devozione e di teologia mistica. 1 Una di queste non vide però mai le stampe perché, inviata dall'autore all'Inquisizione per essere approvata, venne proibita ancora manoscritta. La pratica di tale censura conservata nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede Sant'Officio, Censura Librorum 1688 n 24 è l'oggetto di questo studio. 4 1 Le sigle utilizzate sono Archivio Congregazione della Dottrina della Fede (ACDF), Archivio di Stato di Genova (ASG). Le parti segnate tra | | sono cancellate nel manoscritto originale. Per un'inquadratura del Parpera mi permetto di rimandare a Paolo Fontana, Celebrando Caterina. Santa Caterina Fieschi Adorno e il suo culto nella Genova Barocca, Genova, Marietti, 1999. 2 Su tale argomento esisteva già un'opera con un titolo simile Domenico Gravina, Ad discernendas veras a falsis visionibus et revelationibus hoc est Lapis Lydius, Venetiis, Typis Scipionis Boninis 1638. 3 Questio difficilis n 32 in Hugues de Balma, Theologie Mystique, Paris, Cerf 1996 (SC 409/2) che rimanda a Dionigi Div Nom 7. Parpera afferma di aver utilizzato l'edizione della Guida di Molinos, Roma, Michele Hercole 1675 che anche qui io ho seguito. 4 PG 75, coll. 119-122

PAOLO FONTANA, Tertulliano davanti all’Inquisizione. La censura dell’edizione di Froben del 1550 73

I Quaderni di Minerva VII. ANTICHI E MODERNI a cura di Davide Arecco e Giusy Cardellicchio, Genova, pp. 73-84, 2020

I quaderni di Minerva si propongono di ospitare saggi di storia intellettuale. La "storia della cultura" è stata spesso confusa con la "storia delle idee". In realtà, quest'ultima è anche e soprattutto "storia dei concetti", quindi una disciplina filosofica, in contatto, particolarmente, con gli itinerari della letteratura. La "storia culturale", al contrario, è storia di testi e contesti, di libri e viaggi (reali e figurati), di circolazione dei saperi e di relazioni di natura intellettuale. È storia europea e non solo, moderna e non solo. In Italia, la storia culturale è stata praticata da pochi, ma grandi maestri. Salvatore Rotta e Giuseppe Giarrizzo, due dei più grandi settecentisti del secolo scorso, non ci sono più, tuttavia il loro insegnamento è vivo e presente, pronto ad ispirare nuove ricerche e nuovi studi, come quelli che, appunto, I quaderni di Minerva accoglieranno. Se, nel mondo anglofono, complice anche la veneranda tradizione warburghiana e la produzione di Frances Amalia Yates, la storia della cultura è ampiamente riconosciuta, in Italia rimane ancora coltivata da pochi e non ha un inquadramento accademico-istituzionale esplicito e ufficiale. Anche per questa ragione sono nati i Quaderni.

Un censore censurato: padre Sebastiano Salelles a Malta (1604-1666). L'avventurosa edizione della monumentale opera 'De materiis tribunalium Sanctae Inquisitionis' (Roma, 1651-1656)

in The Roman Inquisition in Malta and Elsewhere, Conference proceedings, 18-20 September 2014 at the Inquisitor’s Palace, Birgu, Malta, 2017, pp. 30-42

Born in Spain in 1574, the Jesuit Sebastiano Salelles lived in Malta for 62 years, from 1604 until his death, in 1666, during which he served as consultor to the Inquisition. In 1646 he wanted to print in Venice his own book entitled De materiis tribunalium Sanctae Inquisitionis. On 27 January 1646 the inquisitor of Venice, fra Anselmo Oliva from Brescia, writes to the Roman Congregation of the Holy Office in Rome to illustrate his doubts about Salelles’ work. Oliva had also sent the manuscript work to Rome. Salelles only managed to publish his book in Rome with imprimatur in 1651. So as to secure a much desired protection, Salelles dedicated the volumes to three different persons namely, Mgr Fabio Chigi, Mgr Gerolamo Farnese and Mgr Giacomo Tassi.

La censura dei manoscritti nella manualistica inquisitoriale trecentesca, in Tommaso Dell’Era, Gian Luca D’Errico, Vincenzo Tedesco (a cura di), A 25 anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, «Giornale di Storia», 43 (2023), pp. 1-16.

2023

A fronte della grande mole di studi sulla censura ecclesiastica della carta stampata, in particolare a partire dalla creazione degli Indici dei libri proibiti (il primo fu quello paolino del 1559, ma a Venezia era già stato pubblicato un catalogo specifico nel 1554) e di un’apposita congregazione all’uopo preposta (1571), sembra decisamente meno florido il filone di studi sulla censura dei libri che circolavano manoscritti in Europa prima dell’intuizione di Gutenberg. Eppure quest’attività censoria ci fu e fu importante, come mostrano, ad esempio, i lavori dedicati ai roghi del Talmud e in generale alla condanna e distruzione dei libri ebraici posteriori all’Antico Testamento, che erano intesi dalle autorità cattoliche come “deformazioni” successive. In tal senso, Marina Caffiero ha dimostrato che le dinamiche repressive contro la cultura talmudica funsero da archetipi per le successive azioni primo-modernistiche sul controllo librario. Tuttavia, la censura dei manoscritti nel basso Medioevo non si limitò alla questione ebraica, ma riguardò tutta una serie di testi ritenuti in vario modo “ereticali”, e su questo aspetto la storiografia non sembra aver prestato particolare attenzione. L’intento della ricerca è quello di analizzare come la cosiddetta “Inquisizione medievale” predispose, nel secolo della grande manualistica (il XIV), la distruzione o il controllo della circolazione di tali opere, facendo riferimento, in particolare, agli scritti di Bernard Gui, Zanchino Ugolini e Nicolau Eymerich, che consentono di comprendere l’evoluzione del fenomeno lungo tutto l’arco del secolo in aree differenti d’Europa (rispettivamente: Francia, Italia, Spagna). Despite the extensive body of research on ecclesiastical censorship of printed books—particularly following the creation of the Indexes of Prohibited Books (the first being the Pauline Index of 1559, though a specific catalogue had already been published in Venice in 1554) and the establishment of a dedicated congregation for this purpose in 1571—studies on the censorship of manuscripts circulating in Europe prior to Gutenberg's invention appear significantly less developed. Yet, such censorship existed and played a pivotal role, as evidenced, for example, by works examining the burnings of the Talmud and the condemnation and destruction of post-Biblical Jewish texts. These were perceived by Catholic authorities as later “distortions.” In this regard, Marina Caffiero has shown that repressive measures against Talmudic culture served as archetypes for early modern book-control practices. However, manuscript censorship in the late Middle Ages extended beyond the Jewish question to encompass a broader range of texts deemed “heretical” in various ways—a subject to which historiography has paid relatively little attention. This research aims to analyse how the so-called “medieval Inquisition” orchestrated, during the century of major inquisitorial manuals (the 14th century), the destruction or regulation of the circulation of such works. Particular focus is given to the writings of Bernard Gui, Zanchino Ugolini, and Nicolau Eymerich, which shed light on the evolution of the phenomenon throughout the century in different regions of Europe (specifically France, Italy, and Spain).

Paolo Fontana, Eremiti, pellegrini e controllo degli spazi nella Repubblica di Genova in età moderna. Note attraverso le fonti giudiziarie ,Uscito su “Sanctorum” 6(2009), 241-257

Attraverso lo studio d'alcuni casi nei quali il tribunale diocesano di Genova o analoghi apparati della repubblica di Genova hanno affrontato i problemi posti da eremiti e pellegrini possiamo cercare di ricostruire le linee del modo di gestire tali fenomeni nella Genova dei secolo XVII e XVIII. Affronterò in questo primo articolo gli eremiti ed i pellegrini per dedicarne uno futuro ai processi relativi a pretesi miracoli. Si tratta di un numero di casi ristretto, ma significativo in quanto riguarda la totalità di quelli presi in esame dal tribunale diocesano mostrandoci in questo modo come l'autorità giudiziaria della diocesi abbia affrontato la questione. Quelli presi in esame dalle autorità civili (Giunta di Giurisdizione, Inquisitori di Stato) non esauriscono la totalità dei casi affrontati da tali istituzioni, ma ci permettono di fare alcuni paragoni. Posso qui anticipare alcuni risultati della ricerca. Eremiti e pellegrini sono figure utilizzate nella documentazione giudiziaria per risolvere un problema di governo ed ancor di più di produzione di località. Abito da eremita o pellegrino, bastone, facoltà per mendicare, creano una figura sociale e giuridica che ha come caratteristica la non fissabilità e quindi, in una situazione nella quale lo sforzo delle istituzioni ecclesiastiche dopo Trento è quello di governare localizzando, l'ingovernabilità. Questa liquidità sociale fa sì che lo spazio pubblico, la piazza e la strada, siano i luoghi nei quali sono intercettati i pellegrini che convidono tali spazi con altri personaggi sospettati da autorità civili ed ecclesiastiche: ciarlatani e attori girovaghi. Gli eremiti tendono invece ad appropriarsi di spazi preesistenti e di ruoli, come custode di chiesa catechista, sacrestano o a sottrarre elemosine ai francescani, in altri casi a creare loro località costruendo o abitando cappelle abusive.

Recensione di Arnaldo Ganda, I libri dei Minori Osservanti del convento di S. Francesco in Viadana alla fine del Cinquecento, Viadana, Società Storica Viadanese, 2011 (“Quaderni della Società Storica Viadanese”, 3)

in "La Bibliofilia", 114 (2012), pp. 283-286

Il volume di Arnaldo Ganda edito dalla Società Storica Viadanese sul convento e la biblioteca dei frati Minori Osservanti di Viadana (Mantova) si articola in più sezioni: un corposo saggio iniziale, l'edizione critica di un'importante fonte settecentesca, la trascrizione del catalogo dei libri compilato su richiesta della Congregazione dell'Indice fra il 1598 ed il 31 maggio 1602 e cinque indici per la consultazione del catalogo stesso (degli autori principali; delle opere senza indicazione dell'autore; degli autori secondari, dei commentatori, traduttori, curatori e dedicatari; dei manoscritti; dei tipografi e degli editori con i luoghi di stampa). Anche se il titolo dell'opera indica come oggetto della ricerca i libri presenti nel convento alla fine del XVI secolo, in realtà l'indagine spazia su più secoli (dal XV al XIX) e su più aspetti: la fondazione del cenobio nel 1492, i progressi della fabbrica e della sua decorazione artistica, la presenza di frati che esercitarono la loro attività pastorale, di studio, didattica o artistica (nelle sue varie espressioni figurative e musicali) al servizio della comunità viadanese e dell'Ordine francescano, la partecipazione di numerose personalità laiche ed ecclesiastiche all'affermazione della comunità religiosa nel contesto locale e nel più ampio sistema di relazioni politiche che coinvolgevano i Gonzaga, il papato, la municipalità viadanese e le Province religiose Bolognese e Lombarda dell'Ordine francescano Osservante.

La censura libraria a Parma e Piacenza dal 1749 al 1805 attraverso le letture di uno pseudo inquisitore

in L'italianistica oggi: ricerca e didattica. Atti del XIX Congresso dell'Associazione degli Italianisti (Roma, 9-12 settembre 2015), a cura di B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio, E. Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017

In L'Italianistica oggi: ricerca e didattica, Atti del XIX Congresso dell'ADI -Associazione degli Italianisti (Roma,(9)(10)(11)(12) settembre 2015), a cura di B. Alfonzetti, T. Cancro, V. Di Iasio, E. Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017 Isbn: 978-884675137-9 Come citare: Url = http://www.italianisti.it/Atti-di-Congresso?pg=cms&ext=p&cms\_codsec=14&cms\_codcms=896 [data consultazione: gg/mm/aaaa] L'Italianistica oggi © Adi editore 2017 1 FEDERICA DALLASTA La censura libraria a Parma e Piacenza dal 1749 al 1805 attraverso le letture di uno pseudo inquisitore La censura libraria nei Ducati di Parma e Piacenza all'epoca dei primi Borbone (1749-1802) viene attuata con strategie, obiettivi, mezzi e istituzioni che mutano nel corso del cinquantennio considerato: dal '49 al '68 il primo ministro Guillaume Du Tillot esautora le due sedi inquisitoriali e, pur mantenendone formalmente l'assetto tradizionale, getta le basi della politica giurisdizionalista, che dal '68 al '71 riesce ad affermare appieno attraverso molti provvedimenti, fra cui l'espulsione dei gesuiti dallo stato e la soppressione delle sedi inquisitoriali. Dal '71 al '96 si verifica un ribaltamento politico, con la cacciata del Du Tillot da parte del duca Ferdinando e la riapertura (dal 1780) del S. Ufficio nello stato tramite un Concordato con la Santa Sede; dal '96 al 1802 il potere ducale è del tutto subordinato alla politica napoleonica anti-ecclesiastica. Per far luce su questi fatti si esaminano documenti custoditi in archivi parmensi e in particolare l'inventario bibliografico di un prete secolare che dal 1769 al 1780 funse da inquisitore dopo la soppressione del S. Ufficio. Si prendono in considerazione, inoltre, i titoli dei libri interdetti dal governo austriaco, i quali, specialmente a partire dal 1776, coincidono in parte con quelli proibiti dalle congregazioni romane del S. Ufficio e dell'Indice. 1 Ringrazio Herman Schwedt per i preziosi consigli e le indicazioni bibliografiche che mi ha gentilmente fornito. 2 L'ampia bibliografia sul Du Tillot è raccolta in C. MADDALENA, Il governo del ministro Du Tillot, in A. Mora (a cura di), Storia di Parma. V. I Borbone: fra Illuminismo e Rivoluzione, Parma, MUP, 2015, 101-137. 3 Manca ancora uno studio sui reciproci rapporti fra censura laica ed ecclesiastica nello stato parmense. Sul tema, in generale, si vedano: G. BERTI, Censura e circolazione delle idee nel Veneto della restaurazione, Venezia, Deputazione, 1989; M. INFELISE, I libri proibiti: da Gutenberg all'Encyclopédie, Roma-Bari, Laterza, 1999; S. LANDI, Il governo delle opinioni: censura e formazione del consenso nella Toscana del Settecento, Bologna, il Mulino, 2000; M. I. PALAZZOLO, I libri il trono l'altare: la censura nell'Italia della restaurazione, Milano, Angeli, 2003; P. DELPIANO, Il governo della lettura. Chiesa e libri nell'Italia del Settecento, Bologna, il Mulino, 2007; V. FRAJESE, La censura in Italia: dall'Inquisizione alla polizia, Roma-Bari, Laterza, 2014.