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[IT] La Scuola dottorale Mondi mediterranei e Italia meridionale nel Medioevo, organizzata dall’Università degli Studi di Salerno (Dipartimenti di Scienze del patrimonio culturale e di Scienze umane, filosofiche e della formazione), dall’Università della Basilicata (Dipartimento di Scienze Umane), dall’Università degli Studi di Napoli Federico II (Dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche) e dall’École Française de Rome, ha lo scopo di fornire alta formazione per affrontare tematiche legate alla storia, alla civiltà e alla cultura dell’Italia meridionale e del più ampio ambiente mediterraneo in età medievale. La Scuola, pertanto, riunisce docenti esperti e giovani ricercatori al fine di offrire un’occasione di riflessione, di discussione, di approfondimento metodologico e di aggiornamento storiografico sulle diverse fonti storiche e sulle modalità di una loro corretta e proficua utilizzazione. Nell’edizione di quest’anno si intende affrontare lo studio di alcuni aspetti della storia religiosa che hanno particolarmente caratterizzato il mondo mediterraneo ed analizzare a vari livelli le fonti che consentano di ricostruirne specificità e valori. [FR] alerno (Dipartimenti di Scienze del patrimonio culturale e di Scienze umane, filosofiche e della formazione), l’Università degli Studi della Basilicata (Dipartimento di Scienze Umane), l’Università degli Studi di Napoli Federico II (Dottorato di ricerca in Scienze storiche, archeologiche e storico-artistiche) et l’École française de Rome, a pour but de fournir une formation spécialisée dans le domaine de l’histoire, de la civilisation et de la culture de l’Italie méridionale et de son environnement méditerranéen au Moyen Âge. Dans cet esprit, l’Atelier réunit des enseignants spécialisés et de jeunes chercheurs pour offrir une occasion de réflexion, de discussion, d’approfondissement méthodologique et de mise au point historiographique concernant les différentes sources historiques et les conditions convenables de leur utilisation. Dans l’édition de cette année, on abordera l’étude de certains aspects de l’histoire religieuse particulièrement caractéristiques du monde méditerranéen et on analysera, à divers niveaux, les sources qui permettent d’en reconstituer la spécificité et les valeurs.
ABSTRACT PANEL: "Un'impresa rischiosa e redditizia: scambi, scontri e incontri lungo la frontiera nordafricana (secc. XVII-XVIII)" In età moderna, capitani, mercanti e patroni di barca si muovevano abitualmente nello spazio mediterraneo seguendo le vie dei propri lucrosi traffici, e ben conoscevano i rischi e le insidie connessi alla navigazione in uno scenario costantemente militarizzato. Le rotte del profitto, che conducevano sulla sponda nordafricana e verso il Levante, attraversavano una frontiera marittima presidiata dai corsari barbareschi da un lato e dai loro antagonisti cristiani dall’altro. Tale frontiera, se per un verso rappresentava un ostacolo per gli scambi commerciali, per l’altro serviva a definire (o talvolta a creare) uno spazio economico elitario destinato esclusivamente a particolari attori. Vi erano insomma due tipologie di interazione, tra loro complementari: una era basata sullo scontro o sulla difesa del territorio; l’altra, importantissima, era centrata sullo scambio, sulle franchigie e i privilegi. La seconda beneficiava degli effetti della prima poiché più emergevano i conflitti più la forza dei privilegi si rivelava determinante nel garantire il successo di alcuni operatori commerciali. Si può leggere in questa chiave, ad esempio, la prosperità delle bandiere inglese e francese nel Mediterraneo: in virtù dei trattati siglati con le reggenze barbaresche, esse erano predilette dai negozianti di ogni nazione quando si trattava di noleggiare bastimenti per il trasporto di mercanzie a lunga distanza. Navigare con bandiera privilegiata, infatti, riduceva i rischi del viaggio e di conseguenza diminuiva i costi assicurativi. Ovviamente né la conflittualità né il privilegio erano dati in maniera definitiva: i rapporti tra gli stati che si trovavano sulle opposte sponde della frontiera erano infatti sottoposti ad una continua negoziazione. La conquista del privilegio era spesso frutto di una politica di potenza in grado di imporsi con le armi, occupando particolari aree strategiche o utilizzando le forze navali come elemento intimidatorio. A coloro che non potevano vedere la propria iniziativa privata supportata da adeguati strumenti coercitivi non restavano che due soluzioni: ricorrere a bandiere “sicure” o percorrere la via della cauta diplomazia. Tenendo conto di tre differenti prospettive – quella diplomatica, quella economica e quella militare – gli interventi qui proposti sono mirati a evidenziare alcune delle modalità attraverso le quali diversi attori mediterranei hanno avvicinato e, talvolta, affrontato il Maghreb tra il XVII e il XVIII secolo. ABSTRACT INTERVENTO: "Tangeri tra guerra e commercio: una porta inglese al Nord Africa" Quando, nel 1684, gli inglesi lasciarono Tangeri dopo un solo ventennio di occupazione, furono molte le voci che si levarono contro la decisione di abbandonare un avamposto così rilevante sotto molteplici punti di vista. Le divisioni politiche e gli aspri contrasti religiosi all’interno del parlamento avevano però costretto Carlo II, seppur a malincuore, all’infelice risoluzione. Tangeri aveva rappresentato, dal 1662, una testa di ponte importante per la penetrazione inglese nel Mediterraneo, fornendo una base d’appoggio per le operazioni della Royal Navy sulle coste nordafricane. Secondo il pensiero di alcuni dei suoi principali sostenitori, la colonia non era però destinata ad una funzione esclusivamente militare: essa sarebbe dovuta divenire un rilevante scalo commerciale, punto cruciale del sistema convogliare verso gli stretti e, infine, luogo d’incontro aperto a tutti gli attori che, in un modo o nell’altro, dal Mediterraneo traevano profitto. Questa era l’idea espressa, ad esempio, da Henry Sheeres, l’ingegnere impegnato nella costruzione del poderoso molo, nel suo A discourse touching Tanger: in a letter to a person of quality (stampato nel 1680) dove egli suggeriva che il nuovo porto avrebbe dovuto accogliere non solo vascelli europei, ma anche moreschi, turchi e persino corsari barbareschi desiderosi di vendere le loro ricche prede al miglior offerente. Lo studio – basato principalmente su documenti prodotti e raccolti dal Board of Trade , oltre che su diverse pubblicazioni d’epoca – della breve ma incisiva parentesi coloniale britannica sulle coste marocchine offre la possibilità di gettare uno sguardo non solo alla politica di potenza esercitata dagli inglesi nei confronti delle reggenze barbaresche nella seconda metà del XVII secolo, ma anche agli aspetti economici più pragmatici della gestione di Tangeri, potenziale città-frontiera nordafricana.
Il convegno internazionale Le grotte tra Preistoria, età classica e Medioevo: Capri, la Campania, il Mediterraneo si inserisce all’interno di un’articolata progettualità, inaugurata nel 2019, che si pone l’obiettivo di indagare i più caratteristici temi storico-archeologici dell’isola di Capri. Le grotte rappresentano nell’immaginario comune, che sia antico o moderno, una specifica peculiarità di Capri: la conformazione rocciosa, per lo più di natura calcarea, ha contribuito a generare nel corso dei millenni uno smisurato numero di cavità, talvolta terrestri talaltra marine, spesso inaccessibili o pericolosamente frequentabili o immerse in una natura selvaggia e aspra. Da qui lo sguardo si allarga alla Campania e poi al Mediterraneo. Il punto di partenza è la cavità, l’artificio della natura cui l’uomo da sempre si ispira. La grotta naturale quindi si associa tematicamente e materialmente alla sua omologa artificiale, la cavità creata dall’uomo nella roccia naturale. Di conseguenza, in un istintivo processo mimetico, si giunge alla grotta ricostruita ex novo: dalla funzione all’idea e viceversa. La grotta, la natura e l’uomo e la loro interazione sono quindi il centro di questo testo.
In: Ricerche storiche, LII, n. 3, 2022
Recensione degli atti del convegno tenuto a Torino e Cherasco il 20-22 ottobre 2017.
This study analyses the spread and transmission of scientific knowledge within the Iranian world during Sasanian times (3rd to 7th Century AD). It explores the figures of Sasanian kings, who were interested in philosophy and Greek science. It also looks at a number of theological study centers, as well as scholars and physicians, who, through the work of East-Syrian Christians, became promoters of Greek scientific medical knowledge concerning the anatomy and physiology of the body. The historical memory of these men appears dim and blurred, and seems to have fallen into a semi-legendary dimension. The few references to their ideas and their deeds, sometimes confined to an anecdotal or fabulous sphere, could perhaps be due to the choices of a certain historiographical tradition.
The Roundtable, organized by Filomena Ranaldo and Daniele Aureli, is held in collaboration with CAMNES (Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies). The main objective is to provide a space that enables the possibility to structure a research method for the future, which will take advantage of a direct comparison of all scholars currently engaged in research project over the Middle Paleolithic of Italy. This meeting focuses specifically on the issues posed by the observation of lithic material (the role of Levallois, evolution and variability of technical systems, the origin and role of laminarity, the concept of techno-cultural area and the transition to the Upper Paleolithic) and we also express the hope that others will follow to respond to other sectors involved in the research of this phase of the Paleolithic. La Tavola Rotonda, organizzata da Filomena Ranaldo e Daniele Aureli, si svolge in collaborazione con il CAMNES (Center for Ancient Mediterra- nean and Near Eastern Studies). Il principale obiettivo è fornire uno spazio entro il quale strutturare una modalità di progetta- zione delle ricerche future in grado di avvalersi del confronto diretto tra tutti gli studiosi attual- mente impegnati in ricerche sul Paleolitico medio italiano. Questo incontro si concentra specificatamente sui temi posti dall’osservazione del materiale litico (il ruolo del Levallois, l’evoluzione e la variabilità dei sistemi tecnici, l’origine e il ruolo del laminare, il concetto di area tecno-culturale e il passaggio al Paleolitico superiore) ed espri- miamo l’auspicio che ne possano seguire altri per tutti i settori coinvolti nella ricerca di questa fase del Paleolitico.
2022
Il paper esamina l’ampia citazione di Aristotele, Metafisica, Λ.7, 1072b24-26, che compare nella sezione metafisica della summa filosofica Dānešnāme-ye ʿAlāʾī (Libro di scienza per ʿAlāʾ al-Dawla), scritta da Avicenna (Ibn Sīnā, m. 1037) in persiano. In questa citazione, che riguarda una dottrina cruciale della Metafisica, Aristotele è chiamato in maniera altisonante “guida dei saggi e regola e maestro dei filosofi”, contrariamente al modo succinto o velato di riferirsi a lui che Avicenna di solito utilizza nelle altre sue opere, o tramite il solo nome, o tramite l’epiteto “Maestro Primo”, o tramite riferimenti indiretti (“È stato detto” etc.). L’esistenza di una traduzione integrale persiana della Metafisica di Aristotele non è attestata ai tempi di Avicenna, a differenza delle almeno due traduzioni arabe dell’opera già circolanti. Il passo esaminato, sia che rappresenti un estratto di una traduzione persiana da cui Avicenna attinge, sia – come è più probabile – che costituisca una traduzione arabo-persiana del testo aristotelico eseguita per l’occasione da Avicenna stesso, rappresenta un’evidenza importante da tenere in considerazione nel campo di studi ancora in divenire della trasmissione del patrimonio filosofico greco al mondo di lingua persiana.
2020
La necropoli di Arles Fontvieille, nel sud della Francia, è composta da quattro ipogei monumentali della fine del Neolitico con un architettura fuori dalle norme e un dolmen. Uno degli ipogei, la Grotte des Fées, è, per le sue dimensioni, una delle più grandi cavità artificiali del Mediterraneo occidentale. La necropoli è stata oggetto di un programma di ricerca tra il 2013 e il 2016, che ha permesso di rivedere la documentazione disponibile e di ottenere nuovi dati. L'architettura unica e la parure presente nei reperti sono stati oggetti di lavori di dottorato (Porqueddu, 2018, Viel, in corso). Questo duplice approccio ci permette di cogliere e mettere in discussione lo status di questi monumenti in un contesto archeologico difficile (scavi antichi, mancanza di stratigrafia) e di chi li occupano. In effetti, la particolarità di queste architetture risedie nell'uso di elementi scavati e costruiti. Questi ipogei hanno una parte inferiore scavata su diversi metri di profondità e una parte superiore costruita con lastre megalitiche del peso di diverse tonnellate. La cavità e le lastre sono poi coperte da un tumulo. La necropoli di Fontvieille è unica sia per le sue dimensioni che per il suo concetto architettonico. Questa necropoli è notevole anche dal punto di vista dei reperti che sono stati depositati, e in particolare della parure composta da elementi probabilmente di alto valore sociale (materie prime esogene, rarità di forme o dimensioni, alta tecnicità) ma anche elementi di status ambiguo (materiale esogeno ma frequente, oggetti calibrati, bozzetti) e altri che sembrano comuni (frequente nella regione, materiale locale). Tenendo conto delle difficoltà legate agli scavi essenzialmente antichi, questa communicazione metterà in discussione la presenza di questi statuti combinati all'architettura fuori dalle norme di questi monumenti per percepire meglio lo status particolare di chi li occupano.