2018 La riscoperta di Origene nella teologia del XX sec.pdf (original) (raw)
La rivelazione di dio nel creato nella teologia della rivelazione del XX secolo
Annales theologici, 2006
SÁNCHEZ CAÑIZARES -Giuseppe TANZELLA-NITTI Sommario: I. Introduzione. II. La situazione antecedente al Concilio Vaticano II: 1. Il contesto degli insegnamenti del Magistero. 2. Il concetto di rivelazione: rivelazione soprannaturale e rivelazione naturale. 3. Le differenze fra rivelazione soprannaturale e rivelazione naturale. 4. Il rapporto fra le due rivelazioni. III. Lo sviluppo teologico a partire dal Concilio Vaticano II: 1. L'impostazione della Dei Verbum. 2. Le nuove coordinate biblico-teologiche per comprendere la natura della rivelazione. 3. Il riferimento alla rivelazione di Dio nel creato. 4. L'unità della rivelazione e l'articolazione fra la sua dimensione naturale e storica. IV. Valutazione di insieme. V. Dalla metafora dei due libri ad una comprensione creaturale della storia.
Misericordia e salvezza: un confronto tra Origene e Gregorio di Nissa
Rivista di ascetica e mistica, 2015
Il contesto del Giubileo della misericordia offre l’occasione per una riflessione su questa tematica così centrale nell'attuale pontificato. Come scrive papa Francesco nella bolla di indizione, essa «è la parola che rivela il mistero della santissima Trinità», «l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro», «la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita», «la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (Misericordiae Vultus, 2). I due passi principali del vangelo su tale argomento sono, come il santo padre ricorda, la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11-32) e la quinta beatitudine (Mt 5,7): nel primo si rivela l’azione di Dio nei confronti dell’uomo, mentre nel secondo la misericordia è designata quale via di salvezza per l’anima. Alle origini della cristianità, il primo autore che abbia commentato con più ampiezza la parabola di Lc 15,11-32 è stato Origene; invece, la quinta delle Omelie sulle beatitudini di Gregorio di Nissa costituisce la prima esegesi estesa e completa di Mt 5,7. Questo contributo intende operare un confronto tra le letture dei due Padri e i concetti da esse implicati, in particolare la preesistenza dell’anima nel primo e la libertà della persona nel secondo.
AGOSTINO, L’anima e la sua origine. Testo e traduzione, a cura di G. CATAPANO ed E. MORO (Nuovi Testi Patristici 2), Roma: Città Nuova, 2022
A presentation of the new Latin-Italian edition of Augustine's "De anima et eius origine", accompanied by a reading and commentary on selected passages.
Preceduto da un esperimento pilota nell'aprile del 1991 1 , nella primavera successiva Lorenzo Perrone inviò una lettera ad un gruppo ancora ristretto di amici in vista di una riunione da tenersi a Pisa il 9 e 10 giugno successivi sul tema: «Proposta per un Gruppo di Ricerca su Origene e la tradizione alessandrina». In essa venivano indicati alcuni obiettivi e delineate le possibili caratteristiche del Gruppo: un 'gruppo aperto' che condividesse obiettivi di immediata realizzazione quali: costituire un punto di riferimento per gli studiosi, creare periodici momenti di incontro intorno ad un tema comune, incrementare e promuovere contatti con studiosi di altre nazioni, ma che, in prospettiva, ne potesse affrontare altri più ambizioni: 'creazione di una Società di studi origeniani'; 'promozione dell'edizione bilingue delle opere di Origene'; 'creazione di una Rivista di studi origeniani'; 'istituzione di una Lectio Origenis' 2 . Nel 1991 apparve il primo Notiziario del Gruppo, redatto a cura di Lorenzo Perrone coadiuvato da Roberto Salani, come espressione della volontà di costituire un punto di aggregazione della ricerca italiana su O.; ne veniva indicato il campo di indagine che, nell'aggiungere la Tradizione alessandrina ad Origene, dimostrava la volontà di aprirsi a ricerche interdisciplinari che coinvolgessero gli studiosi dell'ellenismo giudaico, come della cultura alessandrina ellenistica tout court per giungere a comprendere, seguendo il Nachleben di tale tradizione, ricerche di carattere diacronico fino alla contemporaneità. Nasceva come Gruppo, si direbbe oggi, 'liquido', aperto e accogliente alle diverse collaborazioni nell'intento sia di sostenere e incoraggiare ricerche invidividuali sia di proporne alcune. Una frase -chissà quanto studiata -affrontava il problema in quel momento delicatissimo della collocazione di questa iniziativa nell'architettura accademica e scientifica degli studi sul Cristianesimo antico: «Il gruppo -si diceva -si concepisce come un'articolazione dialettica e feconda del Gruppo di Ricerca sulla storia dell'esegesi giudaica e cristiana». Allora questo Gruppo costituiva il punto di riferimento più importante per gli studiosi in quest'ambito e coordinava la ricerca e i rapporti accademici di diverse sedi universitarie: Roma capofila, con Manlio Simonetti, e poi Bari, Napoli, Udine, Bologna, Padova, Torino. Rileggendolo alla luce dei miei ricordi del tempo, il termine dialettica mi pare assai appropriato: è un termine insieme pugnace e ottimista, allude all'opposizione fra tesi e antitesi e mostra fiducia nel superamento della sintesi. In realtà, se si guarda al gruppo, per così dire, costituente del Gruppo, con uno sguardo sociologico alla Bourdieu, ad entrare in campo e a trovare una prima forma di aggregazione autonoma era la generazione dei trentenni e dei quarantenni, che, ad eccezione di Pier Cesare Bori, non occupavano posizioni di apice e che, proprio a partire dall'appartenenza al Gruppo di Storia dell'esegesi, aveva maturato una rete di relazione e di condivisione di interessi e stima reciproca . L'iniziativa di costituire un Gruppo origeniano suscitava una certa sorpresa e qualche inquietitudine, in un'Accademia, molto diversa dall'attuale in cui -giustamente -proprio quella fascia di età viene incoraggiata con finanziamenti appositi a formulare iniziative autonome. A tali inquietudini forse deve ricondursi il fatto che dall'esperimento pilota del 1991 si arrivò soltanto tre anni dopo ad una prima formalizzazione del Gruppo; ma va anche detto che queste non impedirono mai collaborazione scientifica e sostegno alle iniziative del Gruppo che vennero finanziate almeno in parte proprio attingendo dai fondi delle sedi locali collegati al Gruppo di Storia dell'esegesi. Ponendo l'accento sulla ricerca condivisa, al Gruppo appartennero fin dall'inizio studiosi appartenenti a istituzioni ecclesiastiche di carattere accademico o semplicemente ad ordini regolari: Padri Barnabiti, Domenicani, Piccola Famiglia dell'Annunziata, una presenza che si arricchì già dall'anno successivo della presenza dei Salesiani; e studiosi che, accanto ad altre attività professionali, continuavano a coltivare interessi scientifici e con la maggioranza di costoro siamo ancora compagni di viaggio. Nella vita e nelle iniziative del Gruppo si possono individuare alcuni periodi in particolare: una prima fase è rappresentata dagli anni 1994-1998 che accompagnano la trasformazione di Adamantius in una Rivista di ricerca vera e propria. Già dai primi numeri del Notiziario (1995-1997) emergono con chiarezza le linee su cui si svilupparono successivamente le iniziative del Gruppo e vennero lanciati progetti di ricerca. 1) Una prima linea fu la riflessione di carattere critico e storiografico sugli studi su Origene e la tradizione alessandrina degli ultimi decenni partendo dagli studi italiani 3 per poi allargarsi alla ricerca internazionale: in
«Adamantius», 2021
The manifold insights emerging from the commentaries on the Psalms in the «Philocalia» let us regret that the anthologists did not extract them even more extensively. In any case, the underlying convergence that distinguishes them as a whole cannot fail to impress, regardless of the fact that Phil. 26 is placed in the second section of the anthology to support the discourse on free will. In reality, the primacy of hermeneutical problems is also confirmed in this excerpt as the constant of Origen’s reflection. In all the fragments he is concerned with reaffirming his view of the Bible as an inspired text and consequently the need for spiritual interpretation. Even the use of a philosophical conceptuality, as occurs in Phil. 26, is strictly instrumental to the examination of the Scriptures, which constitutes the core of the argument. In spite of the caution requested by an evidence of a fragmentary nature, the image of Origen corresponds once again to what he always proposed to be: an interpreter of the Bible, a master of the divine Word, following the very example of the Logos who reveals himself in the Scriptures. Paper presented at Conference «Philocalia: Questioni filologiche, esegetiche e storico-letterarie» (XVII Convegno del Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina, Gubbio 29-30 maggio 2019).
Origene, la filosofia, l'esegesi
Origene (Alessandria 183/185 -Tiro 253/254) va considerato come il primo grande sistematizzarore del Cristianesimo in termini filosofico-teologici ed esegetici, sebbene molte delle sue tante opere siano andate perdute. L'incontro mirerà a fornire in maniera divulgativa una panoramica introduttiva a questo cruciale pensatore che fonda la sua interpretazione del fenomeno cristiano sulla filosofia platonica e sull'interpretazione genuinamente allegorica della Scrittura.
A preliminary examination of the problem of the attribution to Origen of the homilies on the Psalms, discovered by Marina Molin Pradel in the Greek Ms. 314 of the Bayerische Staatsbibliothek, Munich. The importance of this discovery for the study of Origen as exegete, preacher and commentator of the Psalms cannot be overestimated. Apart from a few fragments figuring in the «catenae» the new homilies provide an authentic origenian flavour and important materials for comparison. It is already possible to point to significant parallels in other Origen’s writings with regard, for instance, to the philological approach to the biblical text, in the tradition of Alexandrian philology. In addition, several features typical of Origen’s rhetorics as preacher are well attested in the new homilies. The historical and doctrinal aspects also confirm that we have to do with the milieu familiar to the great Alexandrian authors.