Il futuro dell'Amazzonia (original) (raw)
Amazzonia le maschere anarchiche
Amazonia, the Anarchist Masks, 2023
Mi sono imbattuto nell'arte cosiddetta Amazzonica, ovvero quell'insieme di oggetti creati dai nativi della zona delle grandi foreste pluviali cresciute attorno ai fiumi Orinoco, Rio delle Amazzoni e Paraná-Río de La Plata, in modo casuale e sorprendente. Grazie al caro amico Fernando Pujol ho potuto visitare un antico palazzo di Barcellona che ospita una collezione formidabile per ora poco conosciuta. In una ex Cappella privata in stile Art Noveaux ho trovato l'origine dell'arte di Picasso e della sua famiglia artistica. Segno potente, colore netto e suggestivo, forme antropozoomorfe immaginifiche, materiali essenziali usati con grande creatività e maestria. La mia natura complulsiva mi ha spinto ad approfondire e a ricercare manufatti disponibili sul mercato. Ho scoperto così che questi linguaggi dell'arte, per altro potenti e suggestivi come ad esempio quelli africani ed oceanici, sono decisamente meno appetiti dal mercato dei collezionisti. In sostanza sono difficili da trovare e non troppo costosi. L'ansia monetizzatrice dell'occidente non li ha (ancora) ritenuti così interessanti. E' curioso. mi pare che chi ama Picasso e i Surrealisti dovrebbe andare fuori di testa davanti a queste opere. Ho iniziato ad approfondire, e anche per questo aspetto la ricerca non è facile. I testi di riferimento non sono molti, pur essendo difficili dai trovare stranamente non costano le migliaia di euro chiesti per certi tomi di Arte Africana di sessanta anni fa.… Perché le opere delle culture Aparai, Bakairi, Piaroa, Wayana, (per fare qualche esempio…) risultano essere figlie di un Dio Minore? Ci sono certamente aspetti oggettivi: le opere sono essenzialmente realizzati in fibre naturali e quindi facilmente degradabili, è ancora più difficile definirne epoca e funzioni rispetto ad opere provenienti da altre culture extraeuropee, anche per la natura "selvaggia" delle culture che le hanno espresse, sembrano esserci meno livelli di mediazione culturale tra l'oggetto rituale e chi lo usa. Non credo si conoscano Società Segrete o organizzazioni similari preposte alla gestione dei diversi riti. Non pare esserci mediazione tra l'origine motivante del rito (vita, morte, caccia o raccolta) e chi lo pratica, ancorché in modo comunitario. Mi affascina pensare che quelle culture siano "anarchiche", nel senso più romantico che si possa dare a questa definizione. Almeno sotto il profilo rituale non sembrano esserci caste "sacerdotali" o similari che gestiscono il "business" del sovrannaturale con conseguenti profitti. La relazione con il Mistero della vita, presente in ogni aspetto della vita quotidiana a volte in modo drammatico considerando la natura selvaggia di quelli luoghi , sembra ricondotta alle singole coscienze, pur dentro una dimensione cultuale complessa e profonda che coinvolge l'intera comunità ma lascia alla azione del singolo l'individuazione e la costruzione degli strumenti necessari per affrontare e tentare di governare la complessità dell'esperienza della vita. Pare che le dinamiche cultuali siano simili a quelle anteriori alla rivoluzione neolitica che, come dice giustamente Jaques Attali, non ha inventato solo la ceramica, la tessitura, l'agricoltura ma anche gli eserciti, i preti, i "recinti "fisici e sociali….Maschere e oggetti d'uso provenienti da quelle culture associano alla formidabile potenza archetipica di segno, colore, materia, una altrettanto formidabile natura energetica primaria, determinata dal come e dal perché sono realizzate, e dal modo in cui vengono usate. E riemerge, potente ed impegnativa, l'origine dell'essere umano. E forse è questo il motivo della loro apparente marginalità.
Messianismo e conflitto sociale in Amazzonia
Nel 1975 Stefano Varese differenzia l'ideologia messianica dal movimento millenarista, definendo la prima come "spiegazione cosmologica che si adatta alle nuove circostanze prodotte dal contatto tra il gruppo tribale e la società nazionale" e la seconda come "attività organizzata di resistenza e ritualità con durata storica limitata". Questa distinzione ha permesso di analizzare diversi aspetti, in grado di produrre dibattiti accademici e scientifici transnazionali che possiamo provare ad enucleare in tre domande principali
Amazzonia. La vita nel polmone del mondo. Calendario della Nonviolenza 2020
Fotografie di Erminia Scaglia, 2020
Questo calendario, giunto ormai alla sua quinta edizione, parla di denuncia e di denuncia ambientale, ma soprattutto è un viaggio nella memoria per presa coscienza di quello che si è già vissuto ma che non si immaginava potesse raggiungere punte drammatiche. È il reportage di Erminia Scaglia nel cuore della foresta Amazzonica, la più grande foresta del mondo e il più grande bacino fluviale del pianeta. Da quell’agosto del 2004 è commovente, se non sconvolgente, scoprire – a distanza di ben 15 anni – quanto le parole che accompagnavano le fotografie nel catalogo di una mostra si rivelino oggi presaghe e, purtroppo attuali. I volti, le situazioni, gli scenari di un’esperienza di volontariato ritornano a interrogarci sulle sorti del nostro pianeta: le immagini viste con gli occhi del poi si rivelano una scoperta, premonitrici di fatti e avvenimenti giunti purtroppo al loro inevitabile epilogo.