Festival dei Popoli 59 - Ver a una mujer, di M. Rovira e Roman National, di G. Beil - Sentieri Selvaggi (original) (raw)
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Festival dei Popoli 58 - Dancer, di Steven Cantor - Sentieri Selvaggi
2017
Il film biografico diretto dal regista statunitense Steven Cantor, "Dancer", non vuole presentarsi (solo) come un classico documentario-elogio di un grande artista contemporaneo colto al culmine del successo, riattraversando in modo cronologicamente ordinato e tradizionale le tappe della sua considerevole evoluzione. "Dancer" è prima di tutto un film che incontra il corpo del suo protagonista nella sua materialità, il suo sguardo intenso e fiero, il suo movimento nevrotico, i fra-momenti di sacrificio e sofferenza nei quali inizia lentamente a decidersi il destino di quello che sarà un grande danzatore, che nasce però uomo comune, in preda come tutti alle ansie del quotidiano e alle incertezze del futuro, preoccupato del successo e della gloria, ma anche inesorabilmente schiacciato dal peso di un mondo che non sa affrontare.
Visions du Réel 2020 - Punta Sacra, di Francesca Mazzoleni - Sentieri Selvaggi
2020
Quel ritaglio di terra desolata situato nel punto di intersezione tra il Tevere e il mare è lo spazio in cui "resistono" le ultime abitazioni dell'idroscalo di Ostia. Area di notorio abusivismo edilizio, per lo più priva di piani di regolarizzazione; terra di pubbliche tribolazioni, sempre dimenticata o da dimenticare; oppressa costantemente dalla minaccia della demolizione e dello sgombero delle famiglie tutt'oggi residenti che, scampate all'ordinanza del 2010, continuano ad abitare nel luogo noto come "Punta Sacra". E Punta Sacra sia, allora. Cartolina dell'abbandono apparente, con le cui immagini di cruda fissità si apre il lungometraggio di Francesca Mazzoleni.
M.FAVILLA - R.RUGOLO, "Con pena, e con penello": Simone Brentana e Sebastiano Ricci
in «Verona Illustrata», n. 22, 2009
F. Flores D'Arcais, Simone Brentana, in Arte nelle Venezie: scritti di amici per Sandro Sponza, a cura di C. Ceschi, Saonara (Padova) 2007, p. 161-164. 2. G. Boerio, Dizionario del dialetto veneziano, Venezia 1856, p. 171. Archivio Storico del Patriarcato di Venezia (d'ora innanzi ASPVe), Parrocchia di Santa Margherita, Battesimi, reg. 6 (1651-1666), c. 25r: «1653 [more veneto = 1654] adì 29 gennaro. Simon Sebastian figlio di messer Domenego quondam Benetto Brentana cimador et donna Cattarina iugali, natto ieri sta in calle del Gallo, il compare messer Zuanne de Zuanne Paolo Colarto mercante de lana in contrà della Croce, la comare Zanetta de Lodovico Borseti». Il testamento di Simone Brentana, morto a Verona il 5 giugno 1742, è stato pubblicato da Rigoli, Inediti d'archivio cit., pp. 90-91.
Visioni di Cinema Indipendente / Après mai - Sperimentare il cinema - Sentieri Selvaggi
Quando si parla di cinema e Sessantotto, è doveroso rivolgere un attento sguardo analitico nei confronti della forma tout court dell’immagine chiamata in causa; laddove per immagine si intenda non l’icona presunta, rappresentativa del fatto o periodo, bensì il nodo linguistico-estetico attraverso il quale vedere e sentire ancora al presente la miccia accesa della lotta per la vita sessantottina. L’immagine come spazio poliedrico della sperimentazione di nuove forme e modalità espressive, quando non depotenziata da sterili ideologie o costruzioni storiografiche, diventa il luogo prioritario della lotta, quella condotta per/dall’estetica. E in tale lavoro del figurare, dell’occuparsi cioè della forma e delle forme di vita a essa associate, risiede il vero e incalcolabile potere del Sessantotto che equivale molto più a una potenza, del vero e del falso, dell’uno e del molteplice, dell’immagine politica e, viceversa, della politica dell’immagine.
M.FAVILLA - R.RUGOLO, Giambattista Tiepolo a Venezia
in «il Finanziere», n. 128, gennaio , 2014
,后 , -0 • y il futuro della comunicazione CULTURA GIAMBATTISTA TIEPO LO A VENEZIA A PALAZZO CORNER DI SAN POLO, ORA SEDE DELLA GUARDIA DI FINANZA, LE PREZIOSE TESTIMONIANZE DELL'ARTISTA CHE CON IL CASATO VENEZIANO INSTAURÖ UN SODALl ZIO DURATURO E FRUnUOSO
Comune di Asola - Cierre edizioni, Asola (MN) - Sommacampagna (VR), 2021
Prologo di Sebastiano Pedrocco; Introduzione di Andrea Pelizza; Appendice di Giorgia Busetto e Sara Grinzato. Sopravvissuti al furore iconoclasta che si accanì contro i simboli della Repubblica di Venezia dopo la sua caduta nel 1797 e rimasti a lungo nell’oblio, i ritratti dei dogi e dei provveditori veneti costituiscono una preziosa testimonianza della devozione di Asola verso la Serenissima. I dipinti restituiscono i sembianti dei provveditori Giovanni Marco Michiel (1686), Alberto Gozzi (1687) e Gasparo Luca (1688?); a questi si aggiungono le effigi dei dogi Alvise Pisani (1735-1741) e Francesco Loredan (1752-1762). Un caso singolare è costituito dal ritratto del “protettore” della comunità di Asola Marcantonio Dolfin (1755). Un’opera nella quale avrebbe dovuto cimentarsi Giambattista Tiepolo, ma che alla fine fu assegnata all’amico Fortunato Pasquetti, uno dei più quotati ritrattisti sulla piazza veneziana dell’epoca. Lo studio diretto delle opere, corroborato da un’escavo negli archivi e da un opportuno restauro, ha consentito di gettare una nuova luce su un ricco contesto e sulle sue implicazioni con la dominante Venezia.
Un lucido e serrato dialogo con i temi di Mario Pani: la repubblica romana, partes Cesaris, ‘Augusto e il principato’, ‘Politica antica’, storia locale. Interventi di Gino Bandelli, Luciano Canfora, Luigi Capogrossi Colognesi, Vincenzo Caputi Jambrenghi, Paolo Desideri, Francesco Grelle, Luigi Labruna, Umberto Laffi, Elio Lo Cascio, Leandro Polverini, Sergio Roda, Barbara Scardigli, Giuseppe Zecchini.