Estratto del n° X (2018) - Abstract n° X (2018) (original) (raw)
Related papers
Estratto del n° IX (2018) - Abstract n° IX (2018)
2018
I saggi pubblicati da «Ticontre», ad eccezione dei Reprints, sono stati precedentemente sottoposti a un processo di peer review e dunque la loro pubblicazione è subordinata all'esito positivo di una valutazione anonima di due esperti scelti anche al di fuori del Comitato scienti co. Il Comitato direttivo revisiona la correttezza delle procedure e approva o respinge in via de nitiva i contributi.
Estratto del n° VIII (2017) - Abstract n° VIII (2017)
La poesia italiana dal 1975 a oggi. Ricostruzioni e interpretazioni del contemporaneo a cura di Andrea Afribo, Claudia Crocco, Gianluigi Simonetti v La poesia contemporanea dal 1975 a o i. Ricostruzioni e interpretazioni del contemporaneo vii Guido Mazzoni, Sulla storia sociale della poesia contemporanea in Italia 1 Giacomo Morbiato, Metrica e forma nella poesia di o i 27 Francesco Roncen, Tra il «pedale» e il «pendolo»: il ritmo nei romanzi in versi italiani dagli anni Ottanta a o i 47 Damiano Sinfonico, Scuola deangelisiana: l'esempio della collana Niebo 73 Emmanuele Riu, Un tempo assoluto in piena contingenza. Un parallelo fra Mandel'štam e Celan e i "poeti nuovi" di «Niebo» e de La parola innamorata 87 Maddalena Bergamin, Il so etto contemporaneo nella poesia di Anedda, Cavalli e Gualtieri. Appunti per un rinnovamento dello sguardo critico 107 Daria Catulini, Spazi fisici e filosofici nell'opera di Andrea Zanzotto 131 Samuele Fioravanti, Poesia operativa. Per un approccio do it alla poesia italiana 151 Ada Tosatti, Ragione poetica e ragione grafica nella poesia di ricerca: elencazioni, sequenze, stringhe 177 saggi
Estratto del n°I (2014) - Abstract n°I (2014)
Negli ultimi trent'anni la critica anglosassone interessata agli studi culturali ha contribuito in maniera determinante all'analisi dell'opera di Primo Levi, riconoscendo principalmente la dimensione memorialistico-fattuale di quest'ultima, vista nella sua natura etica e civile in relazione alla barbarie nazifascista. Levi custode della memoria del campo di sterminio, Levi cronachista: tale impostazione ha rilevato un dato costantemente espresso dall'opera leviana, il ricordo, a scapito però dell'aspetto più propriamente letterario della sua produzione.
Estratto_Luigi Capitano_AL (10) 2, 2015.pdf
Le leopardiane «cose che non son cose» (ovvero le chimere poetiche) che compaiono in una pagina zibaldonica del 1826 contengono forse qualche reminiscenza dantesca della Vita Nova in un gioco di risonanze che rimanda anche a Vico?
La custodia francescana di Camerino nel Duecento 95 Mariano Dell'Omo Autorità degli abati di Montecassino ed esercizio del notariato nella Terra Sancti Benedicti fra XII e XIV secolo 117
Estratto_ΑΓΩΓΗ VIII-IX_AA.VV..pdf
Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi -Centro Licenze e Autorizzazione per le Riproduzioni Editoriali -Corso di Porta Romana, 108 -20122 Milano -Tel. (+39) 02 89280804 -E-mail: info@cleareadi.org -Sito web: www.cleareadi.org Pisa, Piazza dei Miracoli: materiali dagli scavi del 1998 antonIo albErtI -marIa lEtIzIa GualandI -fEdErIca loGIudIcE -ornElla raffo -claudIa rIzzItEllI -PatrIzIa SIclarI -GErmana SorrEntIno AbStRAct this paper presents a collection of pottery that was found in the 1998 excavations at Piazza dei Miracoli, Pisa. the artifacts illustrate a wide range of imports, from Gallia to the Near East, which, in combination with local productions, portrait the material culture of a northern Etruscan city from circa 300 b.c. to Late Antiquity.
L'ARBITRATO - CAPITOLO X - IL LODO
Giuffré, 2018
SOMMARIO: 1. Natura giuridica del lodo (rituale). 2. Natura giuridica della decisione arbitrale irrituale e differenze dal lodo (rituale). 3. Termine per l'adozione del lodo. 4. Segue. Scadenza del termine, decadenza degli arbitri e nullità del lodo. 5. Deliberazione del lodo: principi di diritto o equità. 6. Requisiti del lodo. 7. Deposito del lodo. 8. Lodo non definitivo, lodo parziale. 9. Il lodo e i terzi. 10. La correzione del lodo. 1. Natura giuridica del lodo (rituale). Quando ci si riferisce al lodo arbitrale si allude al provvedimento (o meglio all'atto) finale del procedimento di arbitrato rituale. Il lodo, in generale (e senza tener conto delle varianti del lodo parziale e del lodo non definitivo, sulle quali v. infra), è infatti il provvedimento decisorio e conclusivo del procedimento arbitrale, "equiparabile" alla sentenza resa dall'autorità giudiziaria (ex art. 824-bis c.p.c.). Non sussistono, dunque, ormai dubbi circa il fatto che il lodo abbia assunto la piena dignità di decisione autoritativa della controversia: di atto eteronomo e decisorio. In virtù di tali caratteri, la decisione arbitrale rituale è, pertanto, tendenzialmente assimilata alla sentenza del giudice togato (sia dal punto di vista processuale, che da quello sostanziale). Tale assimilazione dipende, peraltro, dalla comune funzione decisoria propria ai due atti in discorso e-come diremo-deve reputarsi tendenziale, più che integrale. Una prima lettura dell'art. 824-bis c.p.c. porterebbe ad affermare placidamente che la sentenza ed il lodo, non siano solo assimilabili tra loro ma abbiano, vieppiù, i medesimi effetti. Purtuttavia tale equiparazione completa tra lodo e sentenza continua-da più parti-ad essere evocata in dubbio, in ragione della "natura" del lodo; più specificamente, in ragione del fatto che gli effetti del lodo non si fondano sul potere autoritativo dello Stato (il c.d. imperium), bensì, sul consenso degli interessati (cioè, le parti litiganti). La natura del lodo non sarebbe, dunque, esattamente riconducibile a quella della sentenza, intesa questa quale accertamento autoritativo di un diritto controverso. Si osserva al riguardo che l'autoritatività-scaturente dalla giurisdizionalità (in senso proprio)-del processo, manca nella pronuncia arbitrale, stante la carenza di jus imperii in capo agli arbitri. L'imperatività dei provvedimenti decisori, ovvero l'idoneità degli stessi ad imporsi coattivamente tra le parti, è infatti prerogativa esclusiva delle statuizioni rese dall'autorità giudiziaria ordinaria (potere questo costituzionalmente tutelato dall'art. 102 Cost.); laddove, invece, il vinculum juris prodotto dal lodo può imporsi ai compromittenti solo "volontariamente". Tuttavia, la natura non autoritativa del lodo, lungi dal costituire una negazione della funzione giurisdizionale dell'arbitrato (rituale), non sembra implicare una regolamentazione meramente negoziale della controversia; come invece affermato, nel passato, da una discussa giurisprudenza (in tal senso, v. Cass., s.u., 3.8.2000, n. 527, in Foro it., I, 2001, 839), in seguito superata dalla stessa evoluzione della cornice normativa (si v. l'art. 824-bis c.p.c.). Occorre dunque oggi affermare che, ferma l'assegnazione ex lege di efficacia dichiarativa e costitutiva tra le parti, al fine di munire il lodo di condanna (anche) di efficacia esecutiva-garantendo, così, la coercibilità della decisione e l'effettività della tutela-l'art. 825 c.p.c. esige la cooperazione dell'attività giudiziaria, per il tramite di un apposito procedimento di omologazione. L'intervento del giudice togato si rende, infatti, necessario al solo fine di colmare, con l'exequatur, la mancanza d'imperium degli arbitri, assicurando al contempo all'arbitrato (rituale) funzione alternativa e (pienamente) sostitutiva della giurisdizione ordinaria. Come già accennato non si è, tuttavia, ancora del tutto sopita la questione se sia possibile (o meno) sostenere la completa parificazione di regime (e di effetti), tra la decisione arbitrale (i.e. il lodo rituale) e la sentenza. In particolare, la questione ruota attorno alla possibilità di ammettere (oppure no) anche per il lodo quell'attitudine al giudicato materiale che, ai sensi dell'art. 2909 c.c., spetta espressamente solo alla sentenza.