Pacem in Terris. Un'enciclica viva e incompiuta (original) (raw)
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La rinnovata concezione della pace nella Pacem in terris
Il contributo intende riflettere sulla concezione della pace nell’enciclica «Pacem in terris». Anche se l’impianto teoretico del documento è molto classico, vi è la presenza di un dinamismo che comporta due poli complementari, definibili rispettivamente come «ordine» e «fecondità». Il primo termine indica la struttura o la forma della pace, radicata nel cuore della persona e da estendere ai rapporti tra i popoli; la seconda categoria allude alla «prassi» di pace che l’enciclica propone, basandosi su tre strumenti: ermeneutica dei segni, forza dell’autorità, attitudine dialogica. Con questa idea di pace, Giovanni XXIII propone così un’«utopia» che fa camminare la storia.
Ha ragione chi dice che dobbiamo capire che esistono le Paci e che ognuna dipende dalla storia di quella regione del mondo. E che regioni diverse possono avere stili e percorsi opposti e apparentemente divergenti. Quindi, quando mi trovo di fronte all’ennesimo conflitto, la prima domanda che mi faccio è: quale idea di Pace avete fratelli? Somiglia alla mia? Possiamo costruire insieme una Pace che sia buona per entrambi? Oppure, siamo portatori di valori e di visioni del mondo che non possono mai convivere senza generare conflitto e inimicizia? Siamo pronti, entrambi, a rinunciare alla nostra idea di Pace per costruire una Pace diversa ma che ci permetta di vivere in comunione fraterna?
Le città invisibili. La Karalis di Antonio Taramelli 150 anni dopo
ANTONIO TARAMELLI E L’ARCHEOLOGIA DELLA SARDEGNA, 2019
Gli scavi di Antonio Taramelli, riproposti dalla documentazione originale degli archivi storici della Soprintendenza, offrono importanti spunti di riflessione sia sulla fisionomia mo- numentale e urbanistica di Cagliari in età romana sia sui modi del fare archeologia in una città a continuità di vita. Un percorso sospeso tra conoscenza, a brandelli, e oblio, tra rigenerazione e conservazione, tra memoria e restituzione della memoria.
Joyce Dedalus ed il Templum in Aere
Zenodo, 2024
Nel romanzo di James Joyce, Dedalus: Ritratto dell’artista da giovane, 1916, troviamo il protagonista Stephen Dedalus, appoggiandosi al suo bastone di frassino, costituire un Templum in aere ed osservare in esso il volo degli uccelli, interpretandone i messaggi. Quella di Joyce è una eccezionale rappresentazione, in chiave moderna, del ruolo dell’àugure, che doveva comprendere i messaggi che Iuppiter gli mandava attraverso le aves, gli uccelli.
Il Tempio della Velocità di Roma
2023
Di seguito si racconta una storia poco conosciuta che, dipanandosi lungo il Secolo della Velocità, ben lo esemplifica perché proprio dalla velocità trae la propria motivazione. Con la dizione Secolo della Velocità ci si riferisce al XX secolo, un periodo caratterizzato da una rapida accelerazione dell'innovazione scientifica, tecnologica, industriale, che ha un impatto significativo sulla velocità e l'efficienza: della produzione di beni, dei viaggi, della comunicazione. La nascita dell'industria meccanica, della catena di montaggio, la diffusione dell'uso del motore a combustione interna (motore a scoppio) applicato all'Automobile, alla Motocicletta, all'Aeroplano, a cui si aggiunge l'utilizzo dell'elettricità prima e dell'elettronica poi, che producono l'avvento della Radio, della Televisione, del Computer, di Internet, generano un insieme di cambiamenti che hanno un grande impatto sulla vita quotidiana delle persone: danno alle persone la possibilità di fare più cose in meno tempo, modificando radicalmente il modo in cui si spostano e interagiscono tra loro; rendono possibile l'immediata diffusione delle informazioni nel mondo; generano stress causato dal bisogno costante di essere "produttivi" e "connessi" in modo sempre più veloce; aumentano il rischio di perdita di relazioni umane significative. Volendo sintetizzare, il Secolo della Velocità è un periodo di rapido cambiamento e innovazione che ha un impatto profondo sulla vita umana. La storia che si vuole svelare narra della ideazione, costruzione, inaugurazione ed utilizzo di quello che si considera, per motivi che saranno spiegati nel corso del racconto, il Tempio della Velocità di Roma. Un luogo in cui coraggiosi "Sacerdoti del Tempio" celebrano festosi "riti mondani", che sempre alla velocità inneggiano, a cui accorre ad assistere numerosa, sia l'aristocrazia che la plebe romana. Questo Tempio della Velocità nasce nella Roma fascista, negli anni 1925-28, come Aeroporto del Littorio, a cui poco dopo, negli anni 1929-31, si sovrappone, nel senso più letterale del termine, l'Autodromo del Littorio. Nel 1931-34, per circa 4 anni, Aeroporto ed Autodromo ospitano diversi eventi celebrativi della velocità, in cielo e terra. Nel 1935 incredibilmente l'Autodromo del Littorio viene abbandonato. Nel 1943, nel corso della II Guerra Mondiale, i bombardamenti alleati provocano la distruzione dell'Aeroporto e dell'Autodromo; lo stesso anno, nella Roma ormai postfascista, l'aeroporto cambia nome divenendo l'Aeroporto dell'Urbe. Nel 1947 l'Aeroporto dell'Urbe ospita il primo volo di linea civile italiano del dopoguerra. Nel 1955, si ipotizza la ricostruzione di un nuovo AeroAutodromo dell'Urbe, una rinascita del Tempio della Velocità che rimane un idea mai realizzata. L'Aeroporto dell'Urbe invece sopravvive sino ad oggi, attualmente: ospita un eliporto e una stazione meteorologica; è sede dell'Aero Club di Roma con annessa scuola di volo a motore e a vela; costituisce la base per voli turistici, aerotaxi, aerei della protezione civile. Raccontare la storia del Tempio della Velocità di Roma costringe inevitabilmente: a nominare i principali protagonisti della storia, i Sacerdoti del Tempio, personaggi che spesso inneggiano alla guerra ed aderiscono con entusiasmo al fascismo; ad accedere ad articoli di giornali e riviste dell'epoca, ovviamente intrisi di propaganda fascista, per riproporne ampi estratti nella convinzione che leggerli sia l'unico modo di calarsi in qualcosa di oggi inimmaginabile, per comprendere cosa abbia rappresentato il Tempio della Velocità di Roma, e l'unicum che costituisce nella storia dell'Aviazione Italiana. Sia ben chiaro che questo non significa fare apologia del Fascismo, dal quale si mantengono le debite distante. Calarsi nella cronaca dell'epoca, rimanendo aderenti alle testimonianze trovate, significa ritrovare linguaggi perduti e modalità narrative in grado di stimolare sensazioni inerenti il Tempio della Velocità di Roma, oggi sconosciute a chiunque abbia occasione di recarsi in un qualsiasi aeroporto.
Elymos, 2023
Si presentano in sintesi l'articolazione monumentale e le caratteristiche cultuali del complesso di edifici pubblici su terrazzamenti messo in luce dalla Scuola Normale Superiore di Pisa nel settore Est dell'area urbana di Entella. Tra fine VI e metà III sec. a.C. sulla seconda terrazza si sviluppa un fronte monumentale di m 62,40: a Nord, un tempio a oikos tardoarcaico, sostenuto da un possente analemma e con ambienti esterni; a Sud dell'oikos, un edificio con nove vani allineati datato all'ultimo quarto del IV sec. a.C., che presenta analogie con i granai pubblici con uffici annessi (sitonia) e i prytaneia. Alla congiunzione con l'oikos, un deposito di fondazione, composto da offerenti con porcellino o fiaccola, ha suggerito la lettura del complesso come Thesmophorion. Un altro granaio di planimetria diversa si trova, più in basso, sulla terza terrazza, mentre la parte più a valle (quarta terrazza)-oggetto di indagine dal 2020-è interessata dalla presenza di una struttura a forma di L: un recinto del tipo cd. «walled-off deposits». Le deposizioni votive, trovate nei pressi, ne hanno confermato la destinazione sacrale. Tale interpretazione è rafforzata dal ritrovamento di apprestamenti per la preparazione di pasti e di una vasca/pozzetto circolare destinata forse al rito tesmoforico del megarizein. Un rito che prevedeva la deposizione di maialini in una vasca o pozzo (megaron) per mescolarne con sementi i resti putrefatti da deporre sugli altari come offerta propiziatoria della fertilità femminile e dei terreni. The paper summarizes the monumental articulation and the cultural characteristics of the complex of public buildings on 4 terraces brought to light by the Scuola Normale Superiore of Pisa in the east valley of Entella. Between the end of the 6 th and the middle of the 3 rd century. BC on the second terrace a monumental front of 62.40 m was built: to the north, a late archaic oikos temple, supported by a massive analemma and with external rooms; south of the oikos, a building with nine aligned rooms (last quarter of the 4 th century BC.). The building is analogous to public granaries with attached offices (sitonia) and prytaneia. A foundation deposit, found at the conjunction with the oikos and formed by offerors with little pigs or torches, indicates that the cult area was dedicated to Demeter and Kore (Thesmophorion). Another granary with a different plan is located on the third terrace. On the fourth terrace, an L-shaped structure (an enclosure of the «walled-off deposits» type), votive deposits found nearby and devices for the preparation of community meals and for worship reflect a cultic function of the area in the late 4 th-early 3 rd century BC. Among these devices, a circular tub was perhaps intended for the thesmophoric rite of the megarizein, that involved placing piglets in a tub or well (megaron): the putrefied remains mixed with seeds were placed on the altars as a propitiatory offering for the fertility of the women and of the earth.
Gianfrancesco Pacelli: una vita breve ma intensa
Catechismo ragionato della Dottrina Cristiana, 2020
Gianfrancesco Pacelli, Catechismo ragionato della Dottrina Cristiana (Ristampa anastatica) a cura di Antonietta Cutillo prefazione di Domenico Battaglia, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, commento di Donatello Camilli, commento e trascrizioni di Antonio Vitale