USI CIVICI E BENI COMUNALI NELLA TOSCANA DEL SETTECENTO (original) (raw)

CIVILTÀ COMUNALE, 9. DIECI IN CONDOTTE

2016

In un passo del suo Viaggio in Italia, Johann Wolfgang Goethe così rievoca la sensazione provata a Spoleto, di fronte al Ponte-acquedotto delle Torri. Al momento in cui scrive si trova a Terni, ed è la sera del 27 ottobre 1786: «… mi sono recato sull'acquedotto che fa anche da ponte tra una montagna e l'altra. Le dieci arcate che scavalcano la valle se ne stanno tranquille nei loro mattoni secolari, e continuano a portar acqua corrente da un capo all'altro di Spoleto. Per la terza volta vedo un'opera costruita dagli antichi, e l'effetto di grandiosità è sempre lo stesso. Una seconda natura, intesa alla pubblica utilità: questa fu per loro l'architettura, e in tal guisa ci si presentano l'anfiteatro, il tempio e l'acquedotto. Soltanto ora avverto come avevo ragione nell'esecrare tutte quelle stravaganze, quali per esempio il Winterkasten sul Weissenstein, un nulla destinato al nulla, un gigantesco trofeo zuccherino; e così dicasi di mille altre cose. Tutta roba nata morta, perché ciò che è privo di vera esistenza interiore è materia senza vita, non può avere né raggiungere la grandezza». Affascinato e rapito dalla mole del ponte spoletino, il Goethe si convince che sia un'opera dell'antichità classica, e la inserisce al culmine di una triade che si è venuta componendo proprio grazie all'immediato contatto visivo con simili meraviglie: l'anfiteatro (l'Arena di Verona), il tempio (il santuario di Minerva ad Assisi, nella Piazza comunale), e ora, appunto, il grandioso acquedotto. Rileva che è costruito in mattoni, come le simili costruzioni di epoca romana, quando in realtà il Ponte delle Torri è tutto edificato in pietra calcarea, tranne alcuni punti in cui appare risarcito o ripristinato. Il Goethe offre poi un severo parallelo con un'opera del suo tempo, che pochi anni prima aveva visitato (1783), rimanendo evidentemente assai poco coinvolto. Si trova in Germania, nel territorio di Kassel (Alta Assia). Nel parco del castello oggi noto con il nome di Wilhelmshöhe, sulla cima di un'altura spicca l'Oktogon, un grosso edificio ottagonale su cui campeggia una colossale statua di Ercole, realizzata su direzione di Giovanni Francesco Guerniero tra il 1701 e il 1717. Un elaboratissimo sistema di giochi d'acqua, realizzato su tutto il lungo declivio, compone una cascata artificiale che parte in modo piuttosto spettacolare dall'edificio culminante. Evidentemente, siamo agli antipodi dell'opera osservata a Spoleto. La grande profusione di mezzi e il senso delle ampie dimensioni sembrano accomunare le due realtà, ma le loro premesse sono ben diverse, così come gli effetti sull'osservatore. A Kassel si impone la ricerca di un effetto fine a se stesso, mentre a Spoleto una concreta necessità pubblica, ossia il bisogno di disporre di acqua nel centro abitato, ha motivato l'impresa facendo in modo che si inserisse nel paesaggio in modo perfettamente integrato. L'opera dell'uomo, in questo modo, non ha niente di artificioso, pur asserendo una sua grandezza. Si presenta come una «seconda natura» che si compone perfettamente con i profili delle alture. Forse sorto sul luogo di una preesistente struttura di età romana, il Ponte delle Torri è comunque un'opera pienamente ascrivibile alla fine del Duecento. Proprio il fatto che un intenditore di antichità potesse accomunarlo alle solenni strutture del mondo romano, è indice della grande competenza acquisita da tutti quegli ingegneri che in piena età comunale misero in atto cospicui lavori di attraversamento, conduzione e sfruttamento dell'acqua.

VASI COMUNI NELL'ETRURIA SETTENTRIONALE COSTIERA

travaux de la maison de l'orient et de la méditerranée n° 60 sous la direction de Cécile Batigne vallet LES CÉRAMIQUES COMMUNES DANS LEUR CONTEXTE RÉGIONAL Faciès de consommation et mode d'approvisionnement Cet ouvrage réunit les actes d'une table ronde organisée à la Maison de l'Orient et de la Méditerranée (Lyon) les 2 et 3 février 2009, consacrée aux céramiques communes romaines. Ces poteries domestiques bénéficient aujourd'hui d'une attention accrue en Occident et en Orient et deux axes de recherche ont été privilégiés : les faciès de consommation de ces céramiques de cuisine, c'est-à-dire les répertoires régionaux qui peuvent être identifiés sur un territoire, et les divers modes d'approvisionnement de ces céramiques mis en oeuvre sur les habitats. Ces actes rassemblent la contribution de seize groupes de chercheurs travaillant en France, en Suisse, en Belgique, en Autriche, au Portugal, en Italie, en Grèce, en Turquie et au Proche-Orient. LES CÉRAMIQUES COMMUNES DANS LEUR CONTEXTE RÉGIONAL Faciès de consommation et mode d'approvisionnement (TMO 60) © 2012 -Maison de l'Orient et de la Méditerranée -Jean Pouilloux, Cécile BATIGNE VALLET est chargée de recherche au CNRS (UMR 5138 -Archéométrie et Archéologie, Maison de l'Orient et de la Méditerranée, Lyon). Elle est céramologue et travaille essentiellement sur les céramiques de cuisine de Gaule romaine, celles de la région Rhône-Alpes plus particulièrement. Elle a dirigé l'ACR « Céramiques de cuisine d'époque romaine en Rhône-Alpes et dans le sud de la Bourgogne (i er s. av.-v e s. ap. J.-C.) : morphologie, techniques et approvisionnement ».

ISTITUZIONI E SATIRA IN UN MANOSCRITTO DI PRIMO OTTOCENTO CUSTODITO A MESSINA

è custodito un foglio anonimo, piegato in due, databile entro il primo quarto dell'Ottocento, che riporta una lunga poesia satirica 1 . La quattro facciate, non numerate, sono fittamente manoscritte con inchiostro nero, su otto colonne, divise da una linea mediana. Una chiosa in calce, tracciata da mano diversa nella seconda metà del secolo XIX, con inchiostro blu, recita: «in Modica durante la rivoluzione del 12 si erano formati i partiti accaniti detti l'uno cronico l'altro anticronico cronici erano i conservatori 2 anticronici quelli del partito di Napoleone 3 . E questa poesia fu scritta contro i cronici forse da Pietro Polara. Vedi Paolo Balsamo: Memorie secrete sulla storia moderna del Regno di Sicilia 4 Cap: VI -Opere Gio: Meli: editore Dimarzo 1837 p. 182-183». *Le pagine che seguono propongono all'attenzione degli studiosi un nuovo esemplare di un epigramma satirico che viene attribuito per la prima volta al medico Pietro Polara. Le brevi note che lo accompagnano non intendono trattare ex professo una tematica complessa e controversa, già oggetto di numerosi studi, ma costituiscono mera cornice del documento.

SACRIFICI UMANI E SEPOLTURE RITUALI TRA ETRUSCHI E ROMANI

Che tutto il mondo conosciuto fosse popolato da divinità era un'idea fortemente radicata nella coscienza dell'uomo antico e la terra lo era non meno di quanto lo fosse la volta celeste. Per assicurarsi la benevolenza o la complicità di questi potenti abitanti del sottosuolo i Romani, così come gli altri popoli dell'antichità, ricorrevano a riti e sacrifici antichissimi la cui origine e spesso il significato si erano perduti nel tempo, ma che, ciononostante, continuavano ad essere celebrati, perché la fiducia nel loro potere propiziatorio non era incrinata dalla mancanza di una comprensione razionale. In tali contesti rituali il sacrificio umano rappresenta un momento di particolare importanza e delicatezza, pur essendo diffuso più di quanto si pensi e non solo in età primitiva. Si hanno numerose testimonianze relative a deposizioni da contesti di abitato protourbani, in particolare della prima età del ferro etrusco-laziale; si tratta generalmente di deposizioni composte, spesso in tutto confrontabili a vere e proprie sepolture, con corredo personale a volte indossato, sia ceramico, anche in lotti sepolcrali specifici e delimitati, come alle pendici del Palatino, presso il Foro romano, o anche frammiste ad altre aree di attività, come sul Campidoglio. In area etrusca, il rinvenimento, nell'area sacra di Tarquinia, dello scheletro di un bambino sottoposto a sacrificio ha, inevitabilmente stimolato ulteriori riflessioni sul tema dei sacrifici umani e di quei rituali sacri per i quali non si prevedevano la messa a morte. Nuovi scavi archeologici, nuovi ritrovamenti e scoperte e, conseguentemente, nuove conoscenze danno conferma della pratica del sacrificio umano in quanto la messa a morte per sgozzamento è risultata evidente dalle analisi ed esami di laboratorio. 1