La predizione non e piu solo magia (original) (raw)
Mario Gentili-Machine Learning un nuovo concetto di apprendimento ai fini della predizione Pag. 1 di 3 La predizione non è più (solo) magia L'ambizione alla conoscenza è sempre stata uno dei motori principali dell'evoluzione. Il desiderio della scoperta, il continuo anelare alla ricerca di soluzioni più performanti ed in grado di assicurarci una vita più vivibile hanno permesso lo sviluppo delle scienze che è sotto gli occhi di tutti. Nei processi evolutivi possiamo individuare come denominatore comune la necessità della conoscenza del futuro che, almeno storicamente, in alcuni casi ha dato luogo alle pratiche esoteriche della magia. Nelle civiltà arcaiche coesistono sempre due modi di conoscenza e di azione, l'uno è simbolico, mitologico e/o magico, l'altro è empirico e razionale. Si ritrova questo dualismo anche con l'avvento delle grandi civiltà, come quella egiziana o la babilonese, dove l'aspetto razionale dell'astronomia coesisteva allegramente con l'aspetto mistico e simbolico dell'astrologia. Ma si può affermare che anche la società contemporanea conserva, anche se in termini e dimensioni diversi, il problema dei due pensieri: il Mythos e il Logos. La predizione è sempre stata affrontata sotto due aspetti. Il primo fa ricorso alle esperienze vissute e quindi si può dire che una cosa accadrà perché, se si conservano i presupposti, è sempre accaduto così. Il secondo pone le sue radici nell'incapacità dell'uomo di spiegarsi dei fenomeni, per cui si fa ricorso a qualcosa che trascende le sue conoscenze: la magia. Possiamo sicuramente affermare che la mancanza di conoscenza da una parte, e la razionalità del Logos dall'altra, hanno rappresentato la spinta alla ricerca e alla scoperta di un futuro basato sempre più su scienze razionali quali la matematica, la statistica e la probabilità. Mythos e Logos convergono nella soggettività e nell'interpretazione del nostro cervello, è così che a seguito delle importanti scoperte di inizio del XX secolo sulle funzioni e sull'anatomia del cervello umano, ci si comincia a chiedere se è possibile ottenere un "cervello meccanico". Alla base dello studio sulle reti artificiali c'è l'ambizione di usare il cervello umano come modello per la progettazione e la realizzazione del calcolatore. A seguito della ricerca neurofisiologica effettuata sulle leggi di