T'oros Roslin: Innovazione nella tradizione tra Oriente ed Occidente (original) (raw)
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I consigli di Aristotele ad Alessandro : tradizione oriéntale e rielaborazione occidentale
Revista De Literatura Medieval, 2002
Una delle caratteristiche del Libro de Alexandre é la perfetta coesione e armonía delle numeróse fonti utilizzate dal poeta castigliano. Per quanto l'anonimo autore abbia maneggiato cospicui testi, il risultato é la realizzazione di un'opera perfettamente bilanciata in cui la vita di Alessandro Magno costituisce il racconto principale aU'intemo del quale prendono corpo diversi episodi che si riannodano in modo eccellente al filo conduttore dell'opera'. Le ampie digressioni che si possono rintracciare dentro il Libro fanno parte di questa magnifica architettura, e si caratterizzano per essere dótate di senso proprio in virtü del loro appartenere al testo. Una di queste é costituita dai consigli di Aristotele ad Alessandro, coUocata nella parte iniziale del poema, dedicata alia narrazione dei fatti che precedono l'incoronamento del protagonista, dove si presenta Alessandro nel periodo della sua formazione". Qui Alessandro é moho giovane ma giá dotato di un carattere fermo e deciso, angustiato per le ingiustizie compiute dal re persiano Darío ai danni della Grecia. Desideroso di vendetta, il giovane Alessandro chiede consiglio al suo maestro Aristotele^: mas bivré con rencura, morré con repentengia, si de premia de Dario non saco yo a Gre9ia (46cd). Non seria para rey vida tan aontada,
L'orientalismo e la tradizione ottomana. Una lettura delle esperienze italiane
An overview of the Italian appropriation and uses of Ottoman architectural culture, from the second half of the 18th C to early 20th C. In comparison with the standard notion of Orientalism in the Saidian sense, Italian approaches to Ottoman visual and spatial constructions are often mediated by the legacy of a rooted presence in the Eastern Mediterranean. The Levantine heritage allows at times to avoid an exoticized vision of the Ottoman world as other.
Casaranello tra Oriente e Occidente
Il primo entusiasta recensore dei testi di Haseloff e De Grüneisen fu lo storico pugliese Francesco Carabellese (1873-1909), 1 autore, tra l'altro, di L'Apulia e il suo Comune nell'Alto Medioevo (Bari 1905). Nel n. 9-10 del mensile «Rassegna Pugliese di Scienze, Lettere e Arti» (settembre-ottobre 1907), edito a Trani da Valdemaro Vecchi, apparve un suo contributo dal titolo Frammenti e questioni d'arte pugliese del Medio Evo (pp. 261-265). È bene citare ampiamente questa testimonianza. Eccone l'esordio: Un frammento importantissimo dell'alto Medio Evo viene dal fondo di Terra d'Otranto, ed è una splendida pagina, anzi un'unica colonna miliare sulla via storica seguita, inversamente alla politica Via Appia, da preziosi elementi dell'arte della pittura e del mosaico venuti dall'Oriente a Roma, e di qui in Occidente, negli ultimi secoli della decadenza imperiale romana ed in quelli immediatamente dopo la caduta dell'Impero di Romolo Augustolo […] la penisola salentina si costituì come un tramite o ponte di passaggio. Carabellese si riferisce alla scoperta della chiesa di S. Maria della Croce ed in proposito sposa in pieno le tesi che trova in Haseloff e in De Grüneisen: Dal minuscolo villaggio di Casaranello perduto tra i tanti della estrema provincia di Lecce […], dalla chiesa di Casaranello ci viene un bel gruppo di mosaici dall'alto valore storico, che rimontano ad assai remota antichità. L'Haseloff, che viene compiendo nel campo della storia dell'arte quello stesso lavoro geniale di esplorazione e studio dei poveri monumenti nostri abbandonati al triste fato della distruzione, che nel campo della diplomatica il valoroso dott. Niese 2 , sotto l'alta direzione del prof. Kehr 3 e con i ricchi mezzi messi a disposizione dall'Istituto Storico Prussiano di Roma, ha assegnato al mosaico della cupola di Casaranello come epoca il secolo V, nel saggio che ne ha dato ai fortunati uditori della sua conferenza del 15 marzo [1907] all'Imperiale Istituto Archeologico Germanico, la quale fu appunto consacrata ad illustrare i Mosaiken von Casaranello. 4 1 Un profilo dello studioso viene tracciato in PIER FAUSTO PALUMBO, Patrioti, storici, eruditi salentini e pugliesi, Edizioni Milella, Lecce 1980, pp. 129-153. 2 HANS NIESE aveva pubblicato-informa Carabellese-sulla rivista «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken» (1907), del Regio Istituto Storico Prussiano di Roma, presso cui lavorava insieme ad Haseloff, dei saggi, tra cui Normannische und Staufische Urkunden aus Apulien. 3 Paul Kehr (v. cap. 3) era il direttore del Regio Istituto Storico Prussiano di Roma, alle cui dipendenze erano sia Niese, sia Haseloff. 4 Bisogna tener presente che questo testo di Carabellese rende conto della conferenza di Haseloff, ma venne pubblicato qualche mese prima dell'articolo dello storico tedesco, apparso nel dicembre del 1907. Egli non assistette alla conferenza, ma riprese molte notizie dal saggio di De Grüneisen, che cita ampiamente. Eppure, in una nota (p. 263), tiene ad informare di essere «grato all'Haseloff, venuto in Puglia per studiare gli abbandonati Castelli svevi, che mi fece ammirare le belle fotografie ritratte da Casaranello». L'incontro di Carabellese (che risiedeva a Bari) con Haseloff dovrebbe collocarsi a fine novembre 1906, quando lo storico tedesco, reduce dal suo viaggio in Terra d'Otranto, era sulla strada del ritorno a Roma. Si dimostra qui l'ampia rete di rapporti intessuta dal professore berlinese con gli studiosi dei territori visitati. E si constata anche la
Le RICA del nuovo millennio: tra tradizione e innovazione
Bollettino Aib, 2005
L'oggetto di questa riflessione è rappresentato dal testo, aggiornato al 21 dicembre 2004, sulla forma dell'intestazione per i nomi degli autori personali, elaborato dalla Commissione RICA e reso pubblico sul sito dell'ICCU all'indirizzo http://www.iccu.sbn.it/PDF/Intestazione\_uniforme-Persone.pdf. Sin da una prima lettura dell'indice del testo si percepisce l'intento di mettere ordine nella variegata materia che compone l'attuale versione del nostro codice di catalogazione per autori 1 , fatto di regole spesso implicite, talvolta quasi taciute, concretizzate in un linguaggio talmente denso di significati che la non considerazione di una preposizione causa lo stravolgimento dell'intero messaggio, e tenute insieme l'un con l'altra da un sottile filo logico, quasi invisibile al catalogatore alle prime armi che in un codice si aspetterebbe di trovare più certezze che eccezioni. Prima di procedere all'esame del nuovo testo e al confronto con le RICA attuali, occorre precisare l'ambito dell'attività della Commissione: nella bozza diffusa sono trattati la forma dell'intestazione per i nomi personali, l'ordine degli elementi del nome, le qualificazioni, infine i rinvii. Senza dilungarsi in questa sede sulla metodologia e gli obiettivi del lavoro della Commissione, enunciati nella Premessa al testo e negli articoli di presentazione comparsi sullo scorso numero della rivista 2 , basti ricordare l'attenzione prestata, come giusto, al dibattito catalografico internazionale-in particolare l'analisi per l'applicazione del modello FRBR ai cataloghi e alle regole catalografiche e lo studio sulla bozza di principi internazionali di catalogazione, risultato della Conferenza di Francoforte del luglio 2003 3-e la discussioni
Sull'uso di pietre colorate nell'Egitto tolemaico fra tradizione e innovazione
Bollettino d'Arte , 2018
L’articolo offre una panoramica dell’uso delle pietre colorate nell’Egitto di epoca tolemaica e passa in rassegna le differenti classi di monumenti realizzati con tali materiali: edifici descritti dalle fonti letterarie o epigrafiche, monumenti funerari ed elementi architettonici, statue di re e regine, per le quali si propone una classificazione su base iconografica e stilistica, effigi di privati, basi di statue, immagini di divinità, sculture ideali, rilievi, prodotti della glittica. La rassegna evidenzia una realtà complessa e articolata, che rispecchia la natura multiculturale dell’Egitto lagide e il processo di integrazione in atto fra le due principali componenti etniche del paese, l’egiziana e la greco/macedone. La tradizione faraonica conserva, soprattutto nell’Alto Egitto, la sua vitalità e rimane sostanzialmente fedele ai suoi canoni iconografici e formali, codificati da millenni, pur accogliendo talora nella ritrattistica regale e privata motivi e attributi di matrice ellenica. Per contro la produzione in pietre colorate di manufatti di stile greco risulta ancora sporadica e sembra avere un carattere essenzialmente sperimentale, tuttavia, accanto a manufatti che rivelano un certo impaccio nella lavorazione dei nuovi materiali, gli artisti greci sono in grado ben presto di creare opere di eccellente qualità formale, nel campo della scultura e specialmente nell’ambito della glittica.
Origene e la tradizione alessandrina in Antonio Rosmini
2023
In G. Lettieri, M. Fallica, A.-Ch. Jacobsen (eds.), Progress in Origen and the Origenian Tradition, series “Early Christianity in the Context of Antiquity”, 25, Peter Lang, Berlin 2023, pp. 253-273. Abstract: This essay aims at providing data about the role of Origen and the Alexandrian tradition in Antonio Rosmini’s thought. Origen is one of Rosmini’s auctoritates in several significant issues, such as the election of bishops and the (non- ordained) “priesthood of all believers.” But Rosmini also rejects some of Origen’s views, e.g., in his exegesis of John’s Prologue. The last part of this study deals with the “Alexandrian” heritage in Rosmini’s (and J.H. Newman’s) thoughts on the doctrinal, dogmatic, hermeneutical, and ecclesiological progress. Keywords: Antonio Rosmini, Origen, Alexandrian tradition, John Henry Newman, Exegesis