Élites intellettuali e potere: l’apporto vercellese al sistema di governo centrale del ducato di Savoia fra Quattro e Cinquecento (original) (raw)

L’educazione delle élites intellettuali di corte. Umanesimo e pedagogia nell’entourage dei duchi di Savoia nel tardo Quattrocento

In: «Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche», 27 (2020), pp. 84-97.

Il saggio affronta il tema degli indirizzi educativi e di istruzione sviluppati presso le élites intellettuali al servizio del principe nel tardo Quattrocento, valutando in particolare l’apertura, espressa dagli uomini di cultura che operarono nel sistema di governo e nella corte dei duchi di Savoia, verso aspetti pedagogici di orientamento umanistico da adottare nella formazione dei propri figli, destinati a seguire le carriere paterne come consiglieri ducali, officiales e talvolta docenti universitari. Il tema è principalmente approfondito attraverso la strategia educativa messa in atto per Scipione Cara dal padre Pietro, letterato e consigliere ducale di primissimo piano, il quale affidò l’educazione del figlio al maestro di retorica e umanista Ubertino Clerico, autore di una lunga epistola Exortatio ad virtutem indirizzata all’allievo Scipione. This essay focuses on the reception of humanistic pedagogy in the education of intellectual élites in the late fifteenth century. The complex theme is investigated through a case study, i.e. the education of Scipione, son of Pietro Cara, an important jurist who was active at the Studium of Turin and at the court of the Savoy. Scipione Cara studied in the school of the humanist Ubertino Clerico, who dedicated the paraenetic epistle Exhortatio ad virtutem to him.

Fra comune e marchese. Dinamiche aristocratiche a Vercelli (seconda metà XII - XIII secolo)

Studi Storici, 44 (2003), pp. 43-93

1. Città e grande aristocrazia: un incontro difficile. La tendenza a considerare società cittadine e mondo signorile come realtà affatto differenti -un retaggio che deriva dalla medievistica ottocentesca, la quale riteneva l'età comunale successiva a quella «feudale» -è stata a lungo acuita in Italia dalla predisposizione a interpretare la nostra storia come fatta esclusivamente di città, artigiani e mercanti 1 . L'attuale panorama storiografico si è arricchito di interventi che sempre piú, fatte salve le peculiarità e la precoce vocazione mercantile dell'area centro-settentrionale, confrontano quest'ultima con fenomeni e problematiche diffuse nel resto d'Europa, domandandosi in particolare come le reti vassallatiche e le divisioni cetuali siano state presenti nella mo-

La cultura delle élites marchionali nella Casale della prima metà del Quattrocento

In: Casale Monferrato, una capitale per il territorio. Le premesse: da Teodoro II a Giovanni IV (1404-1464), a cura di C. Aletto, A. Perin, Genova, SAGEP, 2019, pp. 31-69.

In the first half of the fifteenth century some elements show a progressive transformation in the Casalese culture. The schools offer higher level courses, in addition to basic education, and the court opens its interests to Lombard humanism, as Guglielmo VIII will later do with greater conviction. In the entourage of the prince, together with members of the aristocracy, there are also jurists, more and more often with university degrees, who are members of the Marquis’ council and are employed in the administration of justice and in political-diplomatic assignments. Nella prima metà del Quattrocento è possibile cogliere una progressiva trasformazione nella cultura casalese. Le scholae cittadine offrono ora, oltre all’istruzione di base, anche corsi di livello superiore, e la corte si apre all’umanesimo, principalmente lombardo, secondo un orientamento ripreso poi con maggiore convinzione da Guglielmo VIII. Tra il personale destinato al servizio del marchese si affermano inoltre, insieme agli esponenti del ceto aristocratico, anche uomini di scienza giuridica sempre più spesso di formazione universitaria, impiegati nell’amministrazione della giustizia, negli incarichi politico-diplomatici e nel consiglio del principe.

Aristocrazia signorile e costituzione del ducato visconteo-sforzesco : appunti e problemi di ricerca

2009

Aristocrazia signorile e costituzione del ducato visconteo-sforzesco. Appunti e problemi di ricerca * [A stampa in Noblesse et états princiers en Italie et en France au XV e siècle, a cura di M. Gentile, P. Savy, École française de Rome, Rome 2009, pp. 125-155 © dell'autore-Distribuito in formato digitale da « Reti Medievali », www.retimedievali.it\]. Perché, mio caro, la realtà è questa: che passano i procuratori del re, quelli della Repubblica, i giudici, gli ufficiali, i questori, gli appuntati [...] e noi siamo qui... Con qualche soprassalto, con qualche palpitazione: ma siamo ancora qui. Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta * Tengo ad esprimere la mia riconoscenza a Federico Del Tredici, Massimo Della Misericordia, Andrea Gamberini e Pierre Savy per la costante disponibilità a discutere con me dei temi che sono oggetto di queste note; e a Letizia Arcangeli anche per aver letto una versione provvisoria del testo, e per tutto l'aiuto che mi ha dato in molti modi.

Aristocrazia signorile e costituzione del ducato visconteo-sforzesco

Il tema dell'aristocrazia territoriale e del suo ruolo nella costituzione del ducato visconteo-sforzesco è stato marginalizzato dalla storiografia politico-istituzionale in favore di un paradigma interpretativo centrato su un modello di stato territoriale a base urbana. Diverse ricerche recenti, tuttavia, hanno mostrato la necessità di complicare tale modello e di sottoporlo verifiche puntuali nelle sue articolazioni locali, rimarcando la pluralità di attori e di linguaggi politici che anima una dialettica non costringibile nell'alveo del rapporto preferenziale principe-città. Questo contributo si propone di sottolineare alcuni aspetti della complessa interazione fra i grandi casati signorili e un potere ducale non sempre in grado di preseguire un coerente sforzo di disciplinamento dell'aristocrazia, che mantiene almeno fino alla metà del XVI secolo un forte ascendente sulla società lombarda.

Tra la Corte e l'Accademia. Il micro-contesto di alcuni entourages nobiliari all'epoca di Luigi XIII: il caso dei De Fourcy, in Le Virtuose Adunanze. La cultura accademica tra XVI e XVII secolo, a cura di Clizia Gurreri e Ilaria Bianchi, Benevento: Edizioni Sinestesie, 2015, pp. 79-92.

Tra gli anni Trenta e gli anni Quaranta del Seicento, Henri de Fourcy, Sovrintendente alle fabbriche reali, raduna attorno a sé un piccolo gruppo di intellettuali - di cui fanno parte anche i suoi figli - che partecipa attivamente al vivace dibattito parigino, nel periodo che vede l'affermarsi di Richelieu e la nascita dell'Académie, coltivando un'autonoma visione tanto culturale quanto politica, di cui sono testimonianza anche i dipinti con la Storia di Rinaldo e Armida realizzati da Simon Vouet per la galleria del castello di Chessy, dimora di campagna del ministro. Tra i personaggi che prendono parte al "circolo De Fourcy" troviamo il "misterioso" Charles de Titreville, più tardi citato da Boileau, e l'assai più noto filosofo e latinista Emeric Crucé, che proprio i De Fourcy difenderanno a spada tratta nel suo scontro con Gronovius e con l'entourage dei fratelli Dupuy.