L’artista e il suo io. Attraverso le poetiche del primo Novecento (original) (raw)
2004, L’artista e il suo io. Tematiche dell’autoritratto nei percorsi del Novecento, catalogo della mostra a cura di Lorella Giudici e Graziella Martinelli Braglia, con presentazione di Elena Pontiggia, Provincia di Modena (Modena, Chiesa di San Paolo) Milano
La rappresentazione che l’artista vuole dare di se stesso, i suoi luoghi e il suo atelier, la sfera dei ricordi, la dimensione introspettiva e dell’immaginario. E’ la testimonianza di un mestiere, aprendosi con un suggestivo Autoritratto con brocca blu di Achille Funi, del 1920: episodio affascinante che riassume valori universali e atemporali, sotto il segno del “realismo magico” nell’ambito del “Novecento”, ricco di colti riferimenti, dal rinascimento della Ferrara di Cosmè Tura – Funi era di origine ferrarese – all’inquieto manierismo del Bronzino. Il “Novecento” è poi rappresentato dalla solare tela I pittori di Anselmo Bucci, del 1921-’24, sorta di celebrazione dell’opera creatrice dell’artista, artefice non solo della propria realtà esistenziale, ma anche di quella altrui, mediante un ambizioso e coinvolgente progetto culturale. E’ in forme monumentali, tipicamente “novecentesche” l’Autoritratto di Gianfilippo Usellini strutturato con una fissità classica, di stampo neorinascimentale, che ben esprime la radice umanistica - la centralità dell’uomo - di questa corrente artistica. Tra le varie opere presenti, emergono quelle del gruppo dei “chiaristi”: De Rocchi esprime nella sua stessa immagine il sentimento di fragilità dell’esistenza, come attimali sono la luce, il colore, l’atmosfera; Del Bon rivisita e destabilizza il modello canonico del “ritratto d’artista”, mentre Lilloni, nel salotto di casa con i suoi quadri alle pareti, sembra voler sottolineare il legame fra vita artistica e vita familiare. Birolli, nel periodo di adesione al “chiarismo”, fissa nell’Autoritratto con Pascal, del 1934, non solo una lettura ma una predilezione intellettuale. La via dell’essere: il volto come soggetto è la sezione che offre la visione forse più ravvicinata dell’umanità dell’artista. Di Giacomo Balla, un Autoritratto del 1935 dalle riflessioni intimistiche, condotto con una tecnica divisionistica filamentosa, affine a quella del giovane Boccioni. E la tensione sperimentale del futurismo anima due disegni di Fortunato Depero e del modenese Enrico Prampolini, quest’ultimo appartenente alla Raccolta del Disegno contemporaneo della Galleria Civica di Modena.