Il mercato come spazio di relazione e di conflittua!ita interetnica (Porta Palazzo - Torino) (original) (raw)
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ABSTRACT PANEL: "Un'impresa rischiosa e redditizia: scambi, scontri e incontri lungo la frontiera nordafricana (secc. XVII-XVIII)" In età moderna, capitani, mercanti e patroni di barca si muovevano abitualmente nello spazio mediterraneo seguendo le vie dei propri lucrosi traffici, e ben conoscevano i rischi e le insidie connessi alla navigazione in uno scenario costantemente militarizzato. Le rotte del profitto, che conducevano sulla sponda nordafricana e verso il Levante, attraversavano una frontiera marittima presidiata dai corsari barbareschi da un lato e dai loro antagonisti cristiani dall’altro. Tale frontiera, se per un verso rappresentava un ostacolo per gli scambi commerciali, per l’altro serviva a definire (o talvolta a creare) uno spazio economico elitario destinato esclusivamente a particolari attori. Vi erano insomma due tipologie di interazione, tra loro complementari: una era basata sullo scontro o sulla difesa del territorio; l’altra, importantissima, era centrata sullo scambio, sulle franchigie e i privilegi. La seconda beneficiava degli effetti della prima poiché più emergevano i conflitti più la forza dei privilegi si rivelava determinante nel garantire il successo di alcuni operatori commerciali. Si può leggere in questa chiave, ad esempio, la prosperità delle bandiere inglese e francese nel Mediterraneo: in virtù dei trattati siglati con le reggenze barbaresche, esse erano predilette dai negozianti di ogni nazione quando si trattava di noleggiare bastimenti per il trasporto di mercanzie a lunga distanza. Navigare con bandiera privilegiata, infatti, riduceva i rischi del viaggio e di conseguenza diminuiva i costi assicurativi. Ovviamente né la conflittualità né il privilegio erano dati in maniera definitiva: i rapporti tra gli stati che si trovavano sulle opposte sponde della frontiera erano infatti sottoposti ad una continua negoziazione. La conquista del privilegio era spesso frutto di una politica di potenza in grado di imporsi con le armi, occupando particolari aree strategiche o utilizzando le forze navali come elemento intimidatorio. A coloro che non potevano vedere la propria iniziativa privata supportata da adeguati strumenti coercitivi non restavano che due soluzioni: ricorrere a bandiere “sicure” o percorrere la via della cauta diplomazia. Tenendo conto di tre differenti prospettive – quella diplomatica, quella economica e quella militare – gli interventi qui proposti sono mirati a evidenziare alcune delle modalità attraverso le quali diversi attori mediterranei hanno avvicinato e, talvolta, affrontato il Maghreb tra il XVII e il XVIII secolo. ABSTRACT INTERVENTO: "Tangeri tra guerra e commercio: una porta inglese al Nord Africa" Quando, nel 1684, gli inglesi lasciarono Tangeri dopo un solo ventennio di occupazione, furono molte le voci che si levarono contro la decisione di abbandonare un avamposto così rilevante sotto molteplici punti di vista. Le divisioni politiche e gli aspri contrasti religiosi all’interno del parlamento avevano però costretto Carlo II, seppur a malincuore, all’infelice risoluzione. Tangeri aveva rappresentato, dal 1662, una testa di ponte importante per la penetrazione inglese nel Mediterraneo, fornendo una base d’appoggio per le operazioni della Royal Navy sulle coste nordafricane. Secondo il pensiero di alcuni dei suoi principali sostenitori, la colonia non era però destinata ad una funzione esclusivamente militare: essa sarebbe dovuta divenire un rilevante scalo commerciale, punto cruciale del sistema convogliare verso gli stretti e, infine, luogo d’incontro aperto a tutti gli attori che, in un modo o nell’altro, dal Mediterraneo traevano profitto. Questa era l’idea espressa, ad esempio, da Henry Sheeres, l’ingegnere impegnato nella costruzione del poderoso molo, nel suo A discourse touching Tanger: in a letter to a person of quality (stampato nel 1680) dove egli suggeriva che il nuovo porto avrebbe dovuto accogliere non solo vascelli europei, ma anche moreschi, turchi e persino corsari barbareschi desiderosi di vendere le loro ricche prede al miglior offerente. Lo studio – basato principalmente su documenti prodotti e raccolti dal Board of Trade , oltre che su diverse pubblicazioni d’epoca – della breve ma incisiva parentesi coloniale britannica sulle coste marocchine offre la possibilità di gettare uno sguardo non solo alla politica di potenza esercitata dagli inglesi nei confronti delle reggenze barbaresche nella seconda metà del XVII secolo, ma anche agli aspetti economici più pragmatici della gestione di Tangeri, potenziale città-frontiera nordafricana.
Incontri su ARTE E DIRITTO: Gli operatori del mercato
2018
La Camera Arbitrale di Venezia nell'ambito del Ciclo di Incontri su Arte e Diritto comunica il programma del secondo appuntamento Gli operatori del mercato Venerdì 11 maggio 2018 dalle ore 15.00 alle ore 18.00 presso la presso la
Ungaretti, mediatore culturale di "Commerce"
"Intersezioni", 2002
Estate 1924: a Parigi nasce «Commerce», raffinata rivista di letteratura diretta da Léon-Paul Fargue, Valery Larbaud e Paul Valéry, sotto gli auspici e la protezione di Marguerite Caetani, principessa di Bassiano, che vi svolse -senza mai apparire menzionata -il ruolo di animatrice, mecenate e severo giudice della qualità dei testi pubblicati. Al fianco di questo comitato di tutto rispetto, svolsero un ruolo determinante, per imprimere una fisionomia cosmopolita al foglio, Jean Paulhan, allora redattore-capo della «Nouvelle Revue Française», Saint-John Perse, Thomas Stearn Eliot, Bernard Groethuysen, Benjamin Crémieux. La rivista ebbe vita dal 1924 al 1932 e sulle sue pagine trovò spazio un gran numero dei più significativi autori francesi e non, del Novecento e del passato. Ne nacque una sorta di laboratorio di scrittori, poco interessati ad accattivarsi le simpatie del pubblico, e propensi piuttosto a far parlare la letteratura attraverso i testi: sono assenti infatti sia dichiarazioni di poetica che manifesti preliminari, tanto che la fonte più attendibile per ricostruire la fisionomia di «Commerce» e la dinamica delle sue scelte letterarie è costituita dai carteggi fra il comitato direttivo e i collaboratori effettivi e potenziali della rivista 1 .
Il cibo come mezzo per una convivenza ostipitale. Gli equilibri fragili del cotto e del crudo fra migranti e popolazione autoctona in un mercato di Palermo, 2021
In this article, is reviewed the concept of ostipility (Derrida, 2000) in the light of material culture, food and related eating practices, and examine the links between food, belonging and commensality. The participatory observation and the semi-structured interviews of this research made it possible to mark the boundaries of the Ballarò market, to identify the types of commercial activity, based on the “cooked” and / or “raw”, distinguish the inhabitants – immigrants and autochthonous – the different market areas are also the forms of “armed coexistence” taking place between the different groups. In any case, is noted the pulsing umanity of a antithetical Lebenswelt to the processes of “delocalization” of hypermarkets and to “disembedding” (Polanyi, 1944; Anthony Giddens, 1991) of urban populations. Questo articolo propone il concetto di ostipitalità (Derrida, 2000) per analizzare i collegamenti tra cibo, appartenenze e commensalità. L'osservazione partecipante e le interviste semi-strutturate permettono di individuare, nelle diverse aree e tra le tipologie di attività commerciali del mercato di Ballarò, le forme di "convivenza armata" fra autoctoni e migranti e di relativa prevalenza del "cotto" e/o del "crudo". Se il cibo cotto è ospitale a determinate condizioni, il cibo crudo ha maggiori probabilità di stabilire ostipitalità durevole oltre che condizionata. A Ballarò la prevalenza degli esercizi commerciali del crudo sembra costituire un freno rispetto alla delocalizzazione degli ipermercati e ai processi di disembedding tra economia e vita sociale urbana (Polanyi, 1944; Giddens, 1991).
Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi. logo design: Pierax Opera sottoposta a peer review secondo il protocollo UPI -University Press Italiane il libro è stato finanziato dal fondo FRA 2014 dell'Università di Trieste. Daniele Andreozzi 7 Introduzione Koen Stapelbroek 13 La libertà del commercio. Problemi politici, istituzionali e costituzionali dello stato commerciale del '700 Flavio dos Santos Oliveira 29 I vantaggi del commercio internazionale secondo David Hume e Friedrich List Daniela Frigo 53 Le 'disavventure della navigazione'. Neutralità veneziana e conflitti europei nel primo Settecento Daniele Andreozzi 75 Strategie neutrali. Stati, commerci e neutralità tra Mediterraneo e Oceani nella seconda metà del '700 Giulia Caccamo 97 Neutralità monetarie. La politica estera americana alla vigilia del Piano Dawes tra isolazionismo politico e interventismo economico Giulio Mellinato 111 Il sistema internazionale della mobilità commerciale fra le due guerre: deglobalizzazione e involuzione Sara Tonolo 131 Neutralità e non intervento nel diritto internazionale attuale 147 Note biografiche