Paura in palcoscenico, di Alfred Hitchcock - Sentieri Selvaggi (original) (raw)
Quando la "safety curtain" del palcoscenico – quella cortina di sicurezza in ferro, collocata subito dietro l’arco di proscenio dei grandi teatri come misura antincendio – viene sollevata sui titoli di testa di "Stage Fright", Hitchcock sta già svelando al suo fedele spettatore il sottotesto più saliente della storia che verrà. Sono già apparecchiati nell’incipit, per l’appunto, alcuni tra gli indizi più significativi per l’indagine da condurre dietro la direzione sagace del “maestro del brivido”: c’è la location teatrale, cuore pulsante dell’intreccio e passione manifesta del regista ("Omicidio!", "L’uomo che sapeva troppo", "Il sipario strappato"); c’è uno sfondo londinese, città natale del maestro che, nel pieno del suo periodo statunitense, sceglie di tornare a casa per il nuovo lavoro targato Warner Bros.; e c’è soprattutto lo svelamento esplicito della messa in scena, ove il film si fa doppio del teatro che, a sua volta, è doppio della vita di ciascun personaggio/persona. Tutto ciò che vedremo sarà, dunque, un pezzo di teatro (e di cinema); eppure, sarà in egual misura storia di vita, racconto più o meno costruito a partire da una materia malleabile che – si spera – possa valere qualcosa.